"Troppi errori sul lavoro", di Luigi Mariucci
Da anni, anzi da decenni, il diritto del lavoro è stato inquinato da una legislazione confusa, arrembante ed emergenziale. A partire in specie dal libro bianco del governo Berlusconi del 2001 ad ogni cambio di governo e di legislatura si sono succedute miriadi di interventi sovrapposti l’uno all’altro, talora modificativi tal’altra integrativi, tutti naturalmente emanati dichiarando la buona intenzione di «semplificare», «alleggerire», «attivare» il mercato del lavoro. L’esito è sotto gli occhi di tutti. Si è costruita così una normativa pletorica, farraginosa, a tratti incomprensibile, caratterizzata da una serie innumerevole di contratti atipici di tipo precario che hanno avuto un solo esito concreto: diffondere una cattiva cultura d’impresa, dare l’idea che i problemi della competitività potessero tutti scaricarsi sul lavoro, riducendo il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori. I risultati, sul piano macro, sono altrettanto evidenti: il tasso di competitività si è abbassato, la produttività è calata, in termini direttamente proporzionali all’incremento della precarietà del lavoro, l’industria e l’economia complessiva declinano. Il caso del contratto a termine costituisce la rappresentazione più eloquente di …