attualità, cultura, lavoro

“Non permettiamo alla crisi di contagiare i nostri valori”, di Carla Cantone*

Ma cosa ci sta succedendo? Dove è finita la solidarietà, l’idea di libertà e di democrazia, la volontà individuale e collettiva di difendere i diritti di cittadinanza conquistati con le tante battaglie sociali e civili della seconda parte del Novecento? Non sto sostenendo che in quel tempo stavano tutti bene, che c’era armonia, e che i diritti erano sempre rispettati. So bene che non è stato così, anzi abbiamo attraversato anni difficilissimi, con eventi tragici come terrorismo e mafia, stragi eversive e violente. Anni di lotte sindacali e di discriminazione di classe, di un bigottismo che tentava di frenare il cammino delle donne. Malgrado tutto ciò abbiamo strappato diritti nel lavoro, nella società, di riscatto e di emancipazione, di riforme sociali e civili. La casa, la sanità, la scuola, lo Statuto dei lavoratori, la parità fra i sessi, la contrattazione collettiva, le rappresentanze unitarie, la concertazione. Eravamo vicini all’unità sindacale (almeno ci credevamo). Si leggevano più giornali e si guardavano meno dibattiti televisivi. Si contestava la violenza di piazza, e partecipavamo con entusiasmo alle manifestazioni. Ci si divideva anche ferocemente fra comunisti e democristiani e insieme combattevamo il fascismo, quello che non è mai morto e che portava la divisa degli attentati. Siamo scesi in piazza per ogni assassinio delle brigate rosse e del terrorismo nero, commossi e arrabbiati, ma decisi e convinti, e con la passione delle nostre idee. Oggi qualche cosa si è rotto dentro di noi e non solo per gli effetti della crisi. Oggi succedono violenze, alle donne, fra ragazzi, ai vecchi, nelle strade, nei locali pubblici e nelle case e l’indignazione di un tempo si trasforma in riservatezza assoluta per nascondere la paura di intervenire. Oggi succede che la più grande, azienda del nostro Paese predispone un piano scientificamente pensato per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, con il ricatto del lavoro, sfruttando il tempo della crisi, utilizzando modalità ottocentesche. Il sindacato sta combattendo contro queste prepotenze e soprusi ma la divisione esistente non aiuta a respingere questi ricatti. Oggi succede che gli scandali che travolgono alcune regioni, settori e personaggi della politica, scatenano una antipolitica contro tutto e tutti, senza distinzione alcuna, pensando in questo modo di salvare le coscienze di chi non vuole né distinguere, né capire, né vedere. Io penso che dobbiamo ricominciare a vedere e ad agire per consegnare alle giovani generazioni un Paese ed un mondo migliore. Non è poesia è coraggio e saggezza, che anche la politica, quella rimasta sana e pulita, dovrebbe ritrovare. Occorrono atti concreti basati sul rispetto e sul valore della dignità per riconsegnare a tutti noi la speranza per poter ricominciare con più uguaglianza, con più giustizia sociale, verso gli anziani, verso gli adulti che lavorano, verso chi è disoccupato, verso i giovani, le donne, chi non è autosufficiente. Non permettiamo alla crisi di aprire la strada ad un virus silenzioso ma implacabile che contagia e indebolisce i nostri valori, la nostra storia di solidarietà nel lavoro e nel sociale, e con il concreto rischio di trovarci con la Costituzione sfregiata e cambiata. La Costituzione non si cambia solo per decreto o con colpi di Stato, la Costituzione può essere cambiata agendo sui fattori che determinano il modello di società e le condizioni di vita, di diritti e dignità nel lavoro: 1. L’occupazione e lo sviluppo per garantire un futuro di lavoro non precario, senza il quale non c’è libertà. 2. Welfare pubblico ed efficiente a partire dalla sanità e dall’assistenza ai non autosufficienti. Senza questo cade un principio fondante della nostra Costituzione che parla del diritto universale per tutti i cittadini, in particolare per i più poveri, ad efficaci ed essenziali livelli di cura, assistenza e sostegno (non la social card, non le assicurazioni private). 3. Democrazia e libertà di associazione e di scelta della rappresentanza, di iscriversi ad un partito e ad un sindacato, diritto dei lavoratori e delle lavoratrici di potersi esprimere liberamente su tutto ciò che li riguarda. Serve allora un sussulto di dignità, chiediamoci cosa ci sta succedendo, e come sostiene giustamente Alfredo Reichlin, un giovane anziano più lucido di un ventenne, poniamoci alla guida di una riscossa culturale e democratica del Paese, altrimenti non saranno solo i grilli di turno a promuovere il dilagare dell’antipolitica, ma arriveranno zanzare e pidocchi, e se i grilli cantano soprattutto stonando, le zanzare ti pungono e ti provocano dolore, figuriamoci se arrivano i pidocchi. Le elezioni politiche devono essere la primavera di una riscoperta partecipazione, ma le Primarie sono l’occasione per scegliere un candidato Premier che sappia capire e interpretare tutto questo, per una nuova stagione democratica, per innovare e non rottamare.
*Segretario generale Spi Cgil
L’Unità 07.11.12