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"Legge elettorale, è scontro tra Bersani e Casini", di Maria Zegarelli

Se le danno (metaforicamente parlando) di santa ragione per tutto il giorno in un botta e risposta che trova tregua soltanto in serata. Il primo ad attaccare è Pier Luigi Bersani al quale non è andato affatto giù il voto dell’Udc insieme a Pdl e Lega sulla legge elettorale. Pier Ferdinando Casini non se le tiene anche se alla fine gli sherpa di Pd e Udc sono ottimisti sull’intesa tra di loro: il vero muro resta il Pdl con il quale i contatti dal Nazareno sono pari a zero, e per ora nessun incontro previsto.
«Casini morirà di tattica dice il segretario Pd -. Bisogna invece tenere la barra dritta, come io cerco di fare, e dire dove si vuole andare. Non ho dubbi che comunque dovremo dialogare. Ci vuole un governo politico sorretto da una maggioranza politica. Abbiamo questo diritto-dovere». Per questo il Pd, spiega, si «metterà di traverso» per fermare la legge a cui punta il Pdl. La soglia al 42,5% per il premio di maggioranza, «messa lì senza dire altro è un modo di indebolire la governabilità» e chi pensa che con questo sistema, che porta alla frammentazione, si possa aprire la strada al Monti bis, «è da ricovero». Bersani sa bene che il tentativo di alcuni è fare in modo che nessuno esca vincitore dalle urne, un tentativo che rientra pienamente nella logica piediellina del «muoia Sansone con tutti i filistei». Antonio di Pietro posta sul suo blog: «Meglio tardi che mai. Alla fine anche Bersani si è accorto del golpe che stanno tentando di fare con una legge elettorale pensata apposta per non far vincere nessuno».
Casini viene raggiunto dalle dichiarazioni di Bersani mentre partecipa ad un’iniziativa del partito in vista della «lista per l’Italia». Dura la replica: «Non siamo stati sudditi di Berlusconi, non lo saremo di Bersani». E sul Monti bis certo che ci sta ad andare al ricovero, ma in buona compagnia, aggiunge, insieme a tanti esponenti Pd, «anche vicini a Bersani», che nel tempo hanno caldeggiato questa ipotesi. Casini affonda anche sulla legge elettorale: se «Bersani e Grillo preferiscono il Porcellum lo spieghino e spieghino anche perché uno che prende il 30% dei voti dovrebbe poi avere il 50% dei seggi». Ragionamento che Bersani respinge con fermezza. Mentre lascia il teatro Eliseo per un’iniziativa organizzata da Left per raggiungere il Capranica, dove lo attendono i socialisti, si sfoga. «Ma come si fa a dire proprio a noi che vogliamo il Porcellum? Il Porcellum l’hanno fatto loro, noi vogliamo che cambi ma non possiamo accettare una legge elettorale che la sera del voto non è in grado di garantire governabilità». E non sarà certo il Monti bis, aggiunge, la soluzione. «Come fanno a immaginare che il prossimo Parlamento possa appoggiare un Monti bis? Ci saranno un centinaio di grillini, se è vero quello che dicono i sondaggi, e sette liste», spiega. Poi, sul palco, sottolinea: «Se qualcuno pensa che io possa fare un governo con Berlusconi e Fini ha sbagliato, se lo scordi».
Dal Pdl Fabrizio Cicchitto getta benzina sul fuoco: «L’attacco di Bersani a Casini è di singolare arroganza: sembra che abbia già la vittoria in tasca e si rivolga alle altre forze politiche con un taglio padronale». Ma i due leader a modo loro cercano di smussare le loro stesse dichiarazioni. Il segretario Pd: «Non sto chiedendo maggioranze a sbafo come dice Casini. Io sto chiedendo un ragionevole premio di governabilità al partito o alla coalizione che arriva prima, chiunque sia, per avere la sera delle elezioni un presidio di governabilità, altrimenti ci sarà lo tsunami e dopo sei mesi si tornerà al voto. Ma sono abbastanza fiducioso che Casini comprenderà».
Il leader Udc: «Noi siamo pronti anche ad una soluzione con il Pd, un premio del 10% al partito di maggioranza relativa. Ma se c’è chi non vuole le preferenze, chi vuole continuare a decidere tutto in 4-5 persone per ottenere con il 30% dei coti il 55% dei seggi, allora con tutto il rispetto per Bersani io dico che non sono d’accordo». Dalla Lega è Calderoli a rilanciare: «Formalizzerò lunedì una proposta di mediazione. Si abbassi al 40% la soglia al di sopra della quale far scattare il premio di maggioranza alla coalizione. Se la soglia non viene raggiunta da nessuno, al primo partito venga assegnato un premio di aggregabilità pari al 25% dei seggi ottenuti con il normale riparto proporzionale». Insomma, il primo partito potrebbe aumentare di un quarto la propria rappresentanza. Secco il no del Pd.
L’Unità 11.11.12
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Legge elettorale, duello Bersani-Casini “Morirai di tattica”. “Non siamo sudditi”, di GIOVANNA CASADIO
«Questa riforma elettorale sarebbe un golpe contro il movimento di Grillo? Casomai contro il Pd». Pier Luigi Bersani si mette di traverso sull’ultima versione anti-Porcellum. Lo dichiara anche: «O c’è un premio di governabilità del 10% netto, che è formalmente del 12,5% al partito o alla coalizione vincente, oppure ci mettiamo di traverso. Perché dietro c’è una logica furba e cioè “muoia Sansone con tutti i filistei” ». Non gli è piaciuto neppure un po’ quel blitz in commissione al Senato che ha riunito il fronte Udc-Pdl-Lega. Non lascerà passare una legge che consegna «l’Italia all’ingovernabilità», che rischia di «farci fare la fine della Grecia». Si sente tradito dal leader dell’Udc, Casini? Risponde: «Casini morirà di tattica. Dove vuole andare? Spero che anche lui alla fine metta la barra dritta». A Casini suona come uno schiaffo, e scoppia la grande lite.
I toni si alzano mano a mano che si va avanti nella giornata. Casini accomuna Bersani e Grillo e replica che se entrambi «vogliono il Porcellum lo dicano, ma bisogna mettere le carte in tavola in Parlamento e spiegare che è giusto che chi ha il 30% prenda il 55% dei seggi». Una soglia, ripete, è necessaria e lo è anche per la Corte costituzionale. «Noi non siamo stati sudditi di Berlusconi — contrattacca il leader dell’Udc — non vogliamo essere sudditi di Bersani, non siamo disposti a piegare la schiena». Intanto, dal teatro Eliseo dove Bersani partecipa alla kermesse di Left dell’Unità, ogni “affondo” del segretario democratico contro Casini è accolto da ovazioni, come quando avverte:
«Chi pensa che con questa riforma elettorale si arrivi al Monti-bis è da ricovero, ci sarebbe la palude. Se poi qualcuno pensa che mi metta a fare un governo con Berlusconi e Fini è fuori di testa…».
Quell’espressione “da ricovero” è altra benzina sul fuoco. Offensiva di Casini: «Se un Montibis è da ricovero allora anch’io sono da ricovero e con me molti del Pd che pensano a un Monti-bis». Ma nel crescendo dei “no” bersaniani — no alla Fornero in un futuro governo, no a larghe intese — resta l’invito a Monti: «Deve continuare a dare una mano al paese». Definisce il Professore «un liberale con qualche venatura da conservatore». Spiegherà poi, il segretario democratico: «In un futuro Parlamento, ci potrebbero essere 80-100 seggi ai grillini, e immaginare che in quel contesto ci siano una figura autorevole e una maggioranza coesa è illusorio… Sudditi gli udc e Casini? Ma quando mai, però devono decidere.
Io non voglio maggioranze a sbafo».
Il gelo tra Pd e Udc sarà messo alla prova dei fatti martedì in commissione al Senato, anche se gli sherpa si incontrano già domani. Calderoli, il leghista autore del Porcellum, annuncia una sua mediazione. Il Pd risponde: «Acqua fresca». Il Pdl approfitta dello scontro Pd-Udc per solidarizzare con Casini e dare addosso a Bersani definito da Cicchitto «arrogante e padronale». La speranza è sempre quella che Casini torni all’ovile della destra. Altolà di Vendola a regole che «truccano la partita: spero salti il tavolo». E Di Pietro incita a «un fronte comune contro il golpe». Per Bersani il problema serio è vincere il populismo sia di Grillo che di Berlusconi. Lancia a sorpresa — alla kermesse organizzata dal Psi di Nencini — la proposta di un referendum sull’Europa, se gli Stati uniti di Europa non decollano.
La Repubblica 11.11.12