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“L´ultima legge ad personam per bloccare la sentenza Mondadori Ma il governo da l´altolà al Pdl”, di Alberto D’Argenio

Il Pdl cerca di forzare i codici di procedura, di stravolgere il principio secondo il quale dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione una sentenza civile o penale passa in giudicato. Lo fa con un emendamento al decreto Sviluppo presentato ieri a Palazzo Madama da drappello di senatori berlusconiani. La norma – retroattiva – vuole introdurre “un quarto grado di giudizio”. Il Partito democratico insorge. Il governo si schiera contro. Ma il sospetto che emerge, non solo tra i partiti ma anche in ambienti governativi, è che l´emendamento rappresenti solo l´ultima legge “ad personam” per tutelare gli interessi di Silvio Berlusconi. Ancora una volta un tentativo di cambiare il diritto per salvare il Cavaliere da processi e condanne. Passate e future. A partire dalla sospensione del pagamento di 560 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori (attesa a breve la pronuncia della Cassazione). «A tutti è venuto il sospetto che l´ex premier l´abbia fatto proprio per questo», è la denuncia che dei democratici in Senato.
Il testo presentato ieri dai senatori pdl Giuseppe Valentino, Mariano Delogu, Franco Mugnai, Alberto Balboni e Carlo Sarro è nascosto tra i 1600 emendamenti che assediano il decreto Sviluppo del ministro Corrado Passera. E prende due piccioni con un fava. Riporta in auge il principio della responsabilità civile dei giudici e scardina i codici di procedura penale e civile. Prevede che «se una sentenza della Cassazione è affetta da manifesta violazione del diritto comunitario, la parte interessata può chiedere la correzione o la revocazione con ricorso presentato alle Sezioni Unite» della stessa Cassazione. Non solo per le sentenze future, bensì anche per quelle «depositate nei due anni precedenti l´entrata in vigore». Il condannato dovrà solo fare attenzione a chiedere il “quarto grado di giudizio” entro 180 giorni dall´effettiva operatività della nuova norma. Con la possibilità, oltretutto, di ottenere la sospensione delle sentenze. Così la Cassazione oltre che per errori materiali o di fatto potrà essere scavalcata con il facile appiglio della violazione del diritto comunitario.
Sospetti di legge ad personam. Per la democratica Donatella Ferranti «l´emendamento bloccherebbe il sistema giustizia, chi invoca il processo breve legalizza pratiche dilatorie che premiano chi dispone di mezzi economici sostanziosi». Secondo il capogruppo pd al Senato Anna Finocchiaro «con un emendamento su una materia estranea al decreto Sviluppo, si cerca di smantellare il sistema giudiziario italiano». Ma i sospetti non si fermano ai processi dell´ex premier. Come spiega il capogruppo del Pd in commissione Giustizia al Senato, Silvia Della Monica: «L´emendamento potrebbe far saltare la legge sull´incandidabilità» dei condannati in via definitiva che il governo Monti sta perfezionando.
Il ministro della Giustizia Paola Severino, intercettata dai cronisti quando la notizia dell´emendamento si era da poco diffusa, non si è espressa nel merito dicendo di «non avere ancora avuto il tempo di leggere» il testo. Ma il sottosegretario Salvatore Mazzamuto ha poi dato «parere negativo». Il che ha spinto il Pdl a promettere una nuova formulazione dell´emendamento che comunque rimane depositato e che sarà discusso al Senato. Con Carlo Sarro, tra i firmatari, che invita tutti a non fare «dietrologie»: «È per evitare che i cittadini spendano un sacco di soldi per chiedere giustizia in Europa. Per ora il nostro emendamento è stato accantonato, ma speriamo che venga approvato al più presto».
La Repubblica 22.11.12
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“Mossa per congelare il lodo Mondadori”, di LIANA MILELLA
La richiesta di Berlusconi ai suoi è stata perentoria: «Prima che le Camere chiudano dovete immunizzarmi da possibili sentenze definitive. Io sono certo che non mi arriveranno addosso, ma se succederà ho bisogno di uno strumento che mi metta in salvaguardia».
Detto fatto. Il colpo di mano, l´ennesimo sulla giustizia, è maturato così. Richiesto e messo su carta al Senato. Per smarcare il Cavaliere dai suoi processi. A sera, di esso dice il presidente Monti: «È una cosa fuori dal mondo. Con noi sia chiaro che non passerà mai». Soprattutto perché, per liberare l´ex premier, comporterebbe il disastro epocale e definitivo della giustizia italiana. Anche questo un déja vu, visto che si è verificato con le intercettazioni, la blocca processi, i vari processi brevi e lunghi, il tentativo di tagliare la prescrizione. Leggi ad personam a misura di Silvio che però, una volta entrate nel codice, sarebbero servite in decine e decine di altri casi squassando i codici.
Eppure il quarto grado di giudizio sarebbe la chiave di volta per liberarlo del tutto, o magari anche solo per qualche tempo più o meno lungo, dal rimborso milionario che deve alla Cir di De Benedetti dopo la condanna in primo grado e in appello per il Lodo Mondadori e in vista di una possibile e definitiva condanna davanti alla Suprema corte. Quei 560 milioni di euro gli bruciano, non fa che parlarne e lamentarsi in ogni occasione ufficiale e privata, citandoli come la causa di una sua possibile crisi finanziaria. Sono un peso per lui di cui – continua a dire – «mi devo liberare a tutti i costi».
È in un clima torbido, di scarsa trasparenza e pieno di sotterfugi, ai margini della legge sullo Sviluppo, che a palazzo madama matura il nuovo emendamento a misura di Cavaliere. Pensato, come al solito e nella migliore tradizione delle leggi ad personam, dai Cirami ai Cirielli, da un manipolo di senatori non troppo noti vogliosi però di ottenere meriti in tempi di conta per le prossime candidature.
Dieci righe esplosive che – quando nel bel mezzo di un convegno con Letta e Catricalà alla Luiss – le mettono sotto il naso del Guardasigilli Severino lei ha uno scatto sulla sedia di evidente fastidio. Una cosa è certa, e lei lo comunica subito ai suoi sottosegretari Grullo e Mazzamuto, dicendogli che il parere del ministero della Giustizia dovrà essere negativo. E così accade di lì a poco.
E ci mancherebbe altro, visto che l´emendamento Valentino – è lui che lo ha pensato e lo ha scritto, parlandone con altri senatori, mentre gli altri quattro lo hanno solo firmato – scardina dalle fondamenta le attuali regole giuridiche. Inaugura il processo super lungo, anzi infinito, in barba a qualsiasi regola, che proprio Severino si è imposta, di accorciare, e non certo di allungare i tempi dei processi. Giusto gli ordini che ci dà l´Europa. Ma per esorcizzare le angosce giudiziarie dell´ex premier serve altro, mentre i suoi dibattimenti andati male come Mediaset in sede penale e il Lodo Mondadori in sede civile camminano inesorabilmente verso l´ultimo grado di giudizio e il rischio concreto di sentenze passate in giudicato si avvicina. Il Cavaliere già se le sente addosso e vuole a tutti i costi sfuggirle. La tagliola dell´incandidabilità ha acuito ancor più le sue preoccupazioni.
Il volenteroso Valentino, da avvocato, si muove agile. Il decreto Sviluppo è lì, a portata di mano, fuori dai riflettori sempre puntati sulla commissione Giustizia. Deposita un testo che è una bomba, un «terremoto», come lo giudicano subito in Cassazione, dove già vedono definitivamente compromessa, qualora passasse, l´attività delle sezioni unite che verrebbero subissate da centinaia di ricorsi. L´idea è agile, modellata sul ricorso alla Corte di giustizia del Lussemburgo.
Così Valentino racconta il progetto ai colleghi. «Perché dobbiamo costringere gli italiani a fare un inutile giro all´estero? Portiamo in Italia la possibilità di fare ricorso, la incardiniamo in Cassazione, e se il ricorrente vince la sentenza va rivista». Trucco semplice. La formula è quella utilizzata per il tentato blitz sulla responsabilità civile dei giudici nella Comunitaria, la violazione delle leggi Ue. Stesso meccanismo, per il penale e per il civile, con la possibilità di fermare il corso delle sentenze. Un paracadute per tutti. Con la clausola per il passato. Sentenze vecchie di due anni coperte dalla nuova norma. Ancora un modo per agevolare Silvio e per coprire qualsiasi accidente giudiziario suo o dei suoi amici.
La Repubblica 22.11.12
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Zanda accusa: “Nella mia vita di parlamentare non ho mai visto niente di più grave, impediremo la sua approvazione”. “Operazione grottesca, l´obiettivo è chiaro”
«Un´iniziativa assurda, irresponsabile, che non ha alcuna speranza di passare». Luigi Zanda, senatore pd, professione avvocato, battagliero sulle questioni che riguardano la giustizia, considera il tentativo di inserire nel nostro ordinamento un quarto grado di giudizio «grottesco». Ed è certo che, se una tale invenzione è stata fatta, non può che servire a Silvio Berlusconi.
Un emendamento al decreto Sviluppo che cambia i termini della giustizia italiana. Che senso ha?
«Nessuno. È un emendamento del tutto inammissibile, presentato come modifica a un decreto legge estraneo per materia. Nella mia esperienza parlamentare non ho mai visto qualcosa di così grave. Pensare che in un Paese in cui la Costituzione ammette tre gradi di giudizio se ne possa ipotizzare, dopo la Cassazione, un quarto, ci pone fuori dall´Europa, dal nostro ordinamento giudiziario e dalla Carta».
A chi conviene?
«Non è credibile che un´operazione del genere non abbia degli obiettivi “operativi” precisi. È certo che deve far comodo a qualcuno. E visto il partito da cui nasce l´iniziativa, visto che il primo firmatario è il senatore Valentino, del pdl, viene subito da pensare al lodo Mondadori. Ma potrebbe essere anche altro: questo è uno degli aspetti che vanno indagati. Per fermare ogni ulteriore forzatura».
È una legge ad personam fuori tempo massimo?
«Lo è. Con in più un dato politico che è gravissimo. Siamo dentro a una crisi grave, profonda, che non sappiamo quando finirà. Dovremmo pensare ai dati preoccupanti sull´occupazione, al prodotto interno lordo che non risale, e invece si impegna il Parlamento con questa iniziativa squallida e pericolosa. Nell´ipotesi inquietante che venisse approvato, quel solo emendamento produrrebbe il disastro più assoluto del sistema giudiziario italiano».
Potrebbe passare?
«Non succederà. Alzeremo delle difese assolute contro questa ignominia. Faremo tutte le battaglie, sia in commissione che in aula».
Su quali basi?
«A partire dall´inammissibilità. La giustizia è una materia del tutto estranea al decreto Sviluppo. È chiaro che quella norma è stata messa lì con la speranza che nessuno si accorgesse del suo reale significato. Siamo fin troppo abituati a questi colpi di mano. La modifica però è inammissibile, e se non lo dirà già subito il presidente della commissione Giustizia, se il decreto arrivasse in aula così, sarà lo stesso Renato Schifani a dichiararla tale. Sarebbe uno scandalo assoluto, è una norma impensabile in Europa».
(a.cuz.)
La Repubblica 22.11.12