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“Sisma: la beffa degli sgravi da restituire all’erario”, di Massimo Franchi

Le case distrutte o lesionate, il lavoro perso per mesi. E adesso la beffa finale: le tredicesime azzerate. I lavoratori di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia finiti in cassa integrazione a causa del terremoto di maggio e giugno (dei 45mila iniziali ne se sono rimasti 18mila) sono scesi a Roma per far sentire al governo la loro voce. «Fateci respirare» era lo slogan scelto dalla Cgil per il presidio di ieri mattina al Pantheon. Sopra e sotto il palco le storie di chi «si è tirato subito su le maniche per reagire, ma ora ha bisogno di un aiuto», come sintetizza il segretario confederale di Corso Italia Danilo Barbi. «Io ho la casa che probabilmente sarà da abbattere – racconta Cinzia, che lavora all’ipermercato della Coop Estense di Carpi – Il decreto del governo ci consentiva di avere sgravi sugli adempimenti fiscali, di avere tutto il Tfr in busta paga: non si trattava di granché ma quando non hai la casa anche 200 euro al mese fanno comodo. Ora però i sei mesi sono finiti e il governo rivuole indietro tutti i soldi e immediatamente. Significa una busta paga o la tredicesima alleggerita di 400 euro, mentre mio marito che lavora in una tipografia l’avrà azzerata». «Noi ci sentiamo anche fra i fortunati perché la nostra fabbrica non è stata danneggiata in modo grave – premette all’unisono la delegazione dei lavoratori della Emmegi, azienda che produce macchinari per la lavorazione Pvc e alluminio a Soliera (Modena) – però noi abbiamo lavorato un mese fuori dal capannone per metterlo in sicurezza e adesso ci troviamo a dover avere o la busta o la tredicesima azzerata. In cassa a zero ore si prendono 760 euro al mese, siamo tutti padri di famiglia e senza tredicesima il Natale sarà povero. Ma il nostro padrone sta ancora peggio perché a dicembre dovrà versare 2 milioni di euro di tasse e contributi arretrati». Loro però non chiedono nessun favoritismo: «Noi abbiamo sempre sudato il nostro salario, siamo d’accordo a ridare indietro i contributi, ma rateizzando su più mesi per lasciarci un po’ di respiro».
RATEIZZAZIONE, GIORNO DECISIVO
La sintesi delle richieste la fa dal palco il segretario Cgil dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla: «Ci vuole una proroga degli ammortizzatori sociali, una moratoria fiscale e contributiva, risorse immediate per sostenere la ricostruzione. Un territorio che produce il 2% del Pil nazionale, non può rischiare lo scollamento sociale». Un parere condiviso ieri anche dal presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani: «Non chiediamo sconti fiscali, ma elementi che sono indissolubilmente e intimamente legati alla ripresa del territorio». A poche centinaia di metri, al Senato, è in discussione la conversione in legge del decreto 174, quello sul terremoto, che deve essere convertito entro il 9 dicembre. Qui, dopo che il governo ha dato parere favorevole all’ordine del giorno che lo impegnava ad intervenire, il Pd sta battagliando per avere approvati gli emendamenti che chiedono «la rateizzazione dei rimborsi su tasse e contributi fino a giugno prossimo e il riconoscimento dei danni non edilizi per i tanti negozi e le tante imprese chiuse perché ad esempio si trovano nei centri storici ancora chiusi – spiega la senatrice Pd Mariangelo Bastico – Se alla Camera il governo è stato molto rigido, al Senato registriamo aperture, ma non sappiamo se darà parere positivo». Il giorno decisivo sarà oggi: il passaggio in commissione è fondamentale perché in aula il decreto subirà la mannaia della fiducia.
L’Unità 28.11.12