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“Dal lavoro ai migranti, come cambiare l’Italia”, di Pietro Soldini

La crisi della politica si combatte con la politica ed il dibattito sul merito è ancora inadeguato. Penso che il problema principale, oggi in Italia, sia riuscire a dare un’altra offerta di partecipazione, di cittadinanza attiva e di devoluzione di poteri dai partiti e e dalle istituzioni verso i cittadini. Le primarie sul leader del centro sinistra hanno sicuramente alzato la qualità e quindi bisogna insistere con le primarie per scegliere i parlamentari. Ma si deve anche andare oltre e sperimentare nuove forme di partecipazione democratica. Per esempio si può pensare di far eleggere il presidente della Rai dagli abbonati, quello dell’Inps dagli assicurati o quello dell’Acea dagli utenti utilizzando i nuovi strumenti comunicativi e tecnologici della rete. Sarebbe una nuova idea di «comunitarizzazione» dei beni comuni alternativa alle liberalizzazioni e di irrobustimento della democrazia e dei suoi corpi intermedi. L’altra questione riguarda il Piano del lavoro: c’è la necessità, infatti, di puntare su un progetto di messa in sicurezza del territorio, degli ambienti di vita, di studio e di lavoro, su un piano di legalizzazione del lavoro nero e di lotta alla precarietà e allo sfruttamento. La lotta al lavoro nero significa anche recupero di risorse fiscali e contributive ingenti. Occorre un reddito minimo di cittadinanza legato ad un sistema di lavori «socialmente utili» e di «servizio civile» per un’altra idea di produttività economico-sociale. E questo può rappresentare una risposta non solo occupazionale, ma anche motivazionale per le nuove generazioni. Restando sui temi del lavoro bisogna uscire dal terreno scelto dall’amministratore della Fiat Marchionne che vuole compressione del costo del lavoro per recuperare competitività. Perché in questo ragionamento c’è qualcosa che non torna. Il costo del lavoro sul prodotto auto, chiavi in mano, incide infatti per il 17%. Una macchina che costa 10 mila euro, se si azzerasse per miracolo il costo del lavoro, costerebbe 8.300 euro. Pensate che se ne potrebbero vendere molte di più di oggi? E sull’altro 83% di costi, che sembrano incomprimibili e che sono diventati, al contrario del salario, «variabili indipendenti», noi che cosa diciamo? Parliamo di questioni che riguardano energia, progettazione, brevettazione, costo del denaro, pubblicità: spesso il costo pubblicitario di un prodotto è superiore allo stesso costo del lavoro e non vale solo per l’auto. Fra l’altro la pubblicità rappresenta il «potere temporale» che ha consentito a un uomo di spadroneggiare e sgovernare, fino allo sfinimento, il nostro Paese. Infine un altro argomento è l’immigrazione che rappresenta una prova del fuoco delle società moderne, sulla quale si esercitano nuove e vecchie destre alimentando razzismo e xenofobia da una parte e dumping sociale dall’altra ed è del tutto evidente l’inadeguatezza dell’impianto strategico della sinistra. I dati dell’Onu ci dicono che i migranti nel mondo sono circa 220 milioni, un terzo di essi migra all’interno dei Paesi sottosviluppati, un altro terzo migra verso i Paesi sviluppati ed il terzo restante migra dai Paesi sviluppati verso il resto del mondo. È un tema globale e non può essere affrontato in termini di accoglienza o respingimento, nè come conflitto fra i Paesi di emigrazione e di immigrazione. Sono infatti sempre di più i Paesi e l’Italia è fra questi che vivono contemporaneamente la condizione di Paesi d’immigrazione, emigrazione e transito. La questione migratoria va affrontata in termini di economia, lavoro, redistribuzione del reddito, riequilibrio demografico, cittadinanza, diritti, norme e tutele internazionali. E sarebbe un punto di qualità per un programma di governo nuovo per l’Italia. Sono questi i temi che devono diventare centrali nell’esercizio di nuovi conflitti e di una nuova contrattazione sociale per riuscire ad alimentare nuove opportunità, nuove professioni, una nuova centralità del lavoro. Insomma bisogna mettere in campo tutta la strumentazione programmatica in grado di aprire una nuova fase delle società cosiddette avanzate. Una fase che sia più sobria, equa, inclusiva e diversamente ricca.
*Responsabile immigrazione CGIL
L’Unità 12.12.12