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"Bersani a Ingroia: nè patti nè regali al Cav.", di Simone Collini

«Tutti conoscono la situazione politica e la legge elettorale. E bisogna che tutti riflettano, che ciascuno si prenda le sue responsabilità». Pier Luigi Bersani risponde a una domanda sull’ipotesi di un patto di desistenza con Rivoluzione civile, ma non è solo pensando ad Antonio Ingroia che parla. Il leader del Pd sa che la partita si giocherà al Senato in tre regioni: Lombardia, Campania e Sicilia (il Veneto, dopo che si è rinsaldato l’asse Pdl-Lega, la strada è più in salita). Nella prima, a complicare le cose, c’è la «salita» in politica a tutto tondo di Mario Monti, che si è schierato a sostegno di Gabriele Albertini contro Umberto Ambrosoli. Nelle altre due regioni, ci sono le liste arancioni dell’ex pm che potrebbero far allontanare il premio di maggioranza dal Pd, che raggiungano o meno l’8% necessario per ottenere seggi a Palazzo Madama. E allora Bersani ha deciso di giocare la carta del voto utile.
Con Ingroia non ci sarà alcun «patto», fa sapere, perché troppo profonde sono le distanze politiche. Però il punto rimane, perché «esiste la politica ed esiste anche la matematica di una legge elettorale», spiega Bersani. In base al Porcellum il premio di maggioranza viene assegnato al Senato su base regionale. E le simulazioni fatte al quartier generale del Pd evidenziano che un governo stabile potrà esserci nella prossima legislatura soltanto se il centrosinistra vince in almeno due delle regioni chiave.
Così dal Nazareno partiranno presto lettere di Bersani in cui si chiederà agli elettori di Lombardia, Veneto, Campania, Sicilia di scegliere la «stabilità», alle urne, il 24 e 25 febbraio. Un concetto che il leader del Pd anticipa a voce, parlando non solo del rapporto con le liste arancioni. «In Lombardia se uno non sostiene Ambrosoli fa un piacere a Maroni. In Italia chi non sostiene il Pd, in particolare al Senato e in particolare in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi. Questa è matematica. Tradotto in politica vuol dire che il Pd e i progressisti reggono la sfida alla destra di Berlusconi e della Lega. Bisogna che tutti facciano una riflessione su questo, che ciascuno si prenda le sue responsabilità. C’è qualcun altro che può dire io da solo batto Berlusconi? Siamo noi che possiamo dirlo. Questo è il punto di questa campagna elettorale».
Non è un caso se Bersani tira dentro anche la vicenda delle elezioni regionali in Lombardia. Il sostegno di Monti ad Albertini «rende tutto più complicato in quella regione», è il timore confessato ai suoi dal leader Pd. Che non si capacita di come il premier possa muoversi in questo modo, conoscendo lui bene i meccanismi del Porcellum. Per di più, dopo che a Monti è stato anticipato che pur puntando al 51% il Pd agirà come se avesse preso il 49%. «Serve una solida maggioranza perché la prossima legislatura dovrà realizzare una ricostruzione economica, politica, sociale e ci vorrà un governo stabile è il ragionamento di Bersani e il centrosinistra farà una proposta larga e convergente». Per questo Bersani ha apprezzato certe aperture del premier verso il centrosinistra, ma invita anche a rivedere la strategia, perché rischia di fare un favore soltanto a Berlusconi. «Prendo atto delle dichiarazioni di Monti che hanno un tono positivo. Sono contento di questo. In alcune situazioni non bisogna sottovalutare il centrodestra perché in diverse realtà è presente e usa le leve demagogiche e la potenza dei suoi mezzi. Non siamo indietro dice rispondendo a domande sulla situazione nelle regioni in bilico come la Lombardia o la Sicilia tuttavia la battaglia è difficile. Per questo invito ad una riflessione».
Ora Bersani farà partire la seconda fase della sua campagna elettorale, in giro per l’Italia insieme ai candidati parlamentari, con i leader e capi di Stato e di governo europei (l’8 e 9 febbraio a Torino), insieme a Matteo Renzi, che tornerà in televisione il 23, alla prima puntata delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi. Come concordato con il segretario democratico in un pranzo di alcuni giorni fa, il sindaco di Firenze andrà anche in diversi talk show a sostenere la candidatura di Bersani a Palazzo Chigi. E anche per il leader Pd ora si intensificheranno le presenze televisive. Ieri a Ballarò, stasera il segretario democratico sarà l’ospiete della prima puntata di Italia Domanda, su Canale 5. Al contrario di Berlusconi, però, Bersani impiegherà le settimane che mancano al voto soprattutto facendo comizi nelle piazze e nei teatri, «sempre senza raccontare favole». Già, perché anche alcune recenti uscite del premier suscitano non poche perplessità tra i vertici del Pd. Dice Dario Franceschini: «Il Monti candidato propone di tagliare le tasse che non ha tagliato il Monti premier. Non si risponde al pifferaio suonando il piffero».

L’Unità 16.01.13