attualità, cultura

"Il primato della civilità", di Alexander Stille

La decisionedella Corte suprema americana di annullare la legge federale in “difesa del matrimonio” – che vietava il matrimonio gay – rispecchia un cambiamento profondo nella
vita americana. Quella legge era stata firmata meno di vent’anni fa da Bill Clinton, un presidente democratico con l’appoggio bipartisan. La legge fu approvata 342 contro 67 alla Camera e 85 contro 14 al Senato, rispecchiando la realtà politica dominante del momento. Era il 1996, c’erano elezioni in vista e molti democratici, pur non amando quella legge, avevano sentito l’esigenza di votarla per paura di essere massacrati alle urne.
In teoria, la Corte suprema non dovrebbe badare né ai sondaggi né alle urne, ma non è casuale che questa decisione arrivi quando, per la prima volta, la maggioranza degli americani approva il diritto agli omosessuali
di sposarsi. In soli cinque anni, da quando il presidente Barack Obama è stato eletto per la prima volta nel 2008, la percentuale di americani che appoggia il matrimonio gay è andata da una netta minoranza, 44 per cento, ad una netta maggioranza, il 55 per cento oggi.
Se si va indietro nel tempo, il cambiamento è ancora più radicale. Nel 1965, il 70 per cento degli americani considerava l’omosessualità un fatto nocivo ed era all’ordine del giorno vedere persone, scoperte nella loro omosessualità, cacciate dal posto di lavoro (prassi che rimane legale in molti Stati degli Usa). Nel 2004, i repubblicani promossero referendum contro il matrimonio gay insieme con le presidenziali in vari Stati chiave per stimolare il voto conservatore, una mossa che secondo alcuni politologi garantì la vittoria minima di Bush in due o tre Stati proprio grazie al forte voto antigay. Solo otto anni dopo, nel 2012, Obama (leggendo attentamente i sondaggi) decide di appoggiare apertamente il matrimonio gay e riesce ad usarlo come punto di forza nella sua rielezione.
Che cos’è cambiato, dunque, nella società statunitense? Il movimento per i diritti gay ha “normalizzato” l’omosessualità e ha saputo usare sapientemente il linguaggio dei diritti civili per la sua battaglia. Spostando il dibattito da un piano morale- religioso ad un piano giuridico i gay hanno fatto appello a sentimenti di giustizia molto sentiti. Il movimento di diritti gay ha incoraggiato milioni di omosessuali ad uscire allo scoperto. Celebrità molto amate hanno rivelato di essere gay e personaggi apertamente omosessuali sono diventati sempre più presenti nella cultura popolare. Così, l’America ha scoperto che (grande sorpresa) gli omosessuali sono presenti in tutti gli Stati (blu e rossi), in tutte le classi economiche e (quasi) in tutte le famiglie. Quindi anche politici ultraconservatori come il vice presidente Dick Cheney e Newt Gingrich hanno visto la figlia (nel caso di Cheney) e la sorella (nel caso di Gingrich) uscire dall’ombra ponendo un problema politico. Anche un politico “superduro” come Cheney ha dovuto dimostrarsi un po’ più morbido sui diritti degli omosessuali per non perdere sua figlia. L’ex capo della campagna elettorale di George Bush e Dick Cheney nel 2004, Ken Mehlman, si è dichiarato gay nel 2010 — segno dei tempi — e ha appoggiato la
causa del matrimonio gay.
Anche nel mondo dello sport professionistico — per lungo tempo baluardo dell’omofobia — molti hanno cominciato a professare tolleranza verso i gay. Quando un tifoso del grande giocatore di basket, Kobe Bryant, ha twittato il termine “frocio” la stella dei Lakers ha risposto rapidamente “not cool”.
Non è un caso, quindi, che l’appoggio ai diritti gay aumenti in tutti e due i principali partiti mentre la politica razziale diventi una questione sempre più polarizzata. In alcuni Stati del profondo Sud il 90% dei bianchi ha votato contro Obama sia nel 2008 sia nel 2012. Mentre iniziative per il matrimonio gay hanno avuto successo in Stati piuttosto moderati come Iowa e Maryland. Forse perché molte famiglie conservatrici hanno scoperto di avere figli e cugini gay, ma non succede tanto spesso con il colore della pelle. Questo aiuta a spiegare come mai la Corte suprema abbia smantellato uno dei pilastri dei diritti civili per i neri (il Voting Rights Act) nella stessa settimana in cui ha annullato la legge in difesa del matrimonio tradizionale. Nel 1901, il noto scrittore satirico Finley Peter Dunne scrisse che «la Corte Suprema segue le urne». È ancora vero.

La Repubblica 27.06.13