Giorno: 19 Agosto 2013

“Lavoratori e voto: c’era una volta l’identità di classe”, di Carlo Buttaroni

C’era una volta il lavoro, paradigma di una società che faceva perno in- torno alla fabbrica e all’ufficio. Ritmi scanditi, spazi organizzati, sincronie che comprendevano l’attività lavorativa vera e propria, ma anche l’educazione dei giovani, la sfera personale, il tempo libero, le relazioni sociali, lo spazio dedicato alla famiglia. La scuola accompagnava il giova- ne all’età lavorativa, la sanità pubblica si occupava di ridurre i rischi individuali derivanti dalle malattie, le pensioni di anzianità garantivano la sicurezza economica all’uscita dal mondo del lavoro. Un modello di organizzazione sociale riflesso di una pienezza che copriva l’intero ciclo di vita, il cui tracciato essenziale era stato incastonato nel primo articolo della Costituzione: una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Nell’epoca del lavoro multiforme, instabile, discontinuo, la politica ha perso gran parte dei rispecchiamenti che avevano origine da quell’organizzazione sociale. Il lavoro non è più il «pentagramma» della politica su cui erano scritti i «fini generali», i partiti non affondano più le radici nelle fabbriche, i discorsi pubblici dei leader non ambiscono più a scandire il ritmo dei processi …

“Il valore della creatività”, di Pietro Greco

Gli ultimi dati di Eurostat sull’andamento dell’economia sono incoraggianti per l’Europa. Nel secondo trimestre 2013 il continente esce dalla recessione e ricomincia a crescere: + 0,3% del Pil. Purtroppo quegli stessi dati sono molto meno incoraggianti per l’Italia. Il nostro Paese è ancora in recessione: – 0,2%. Peggio di noi ha fatto solo Cipro. La Germania (+ 0,7%) è, ancora una volta, la locomotiva dell’Unione. Seguita a stretto giro da Gran Bretagna (+ 0,6%) e Francia (+ 0,5%). Noi siamo, ancora una volta, il vagone piombato che frena il convoglio. Poiché questo differenziale di circa un punto tra noi e il resto d’Europa nella crescita del Pil dura, con sconcertante costanza, da quasi trent’anni: poiché negli ultimi decenni siamo il Paese al mondo cresciuto di meno dopo Haiti; e poiché la decrescita (la recessione) degli ultimi 5 anni non è stata e non è tuttora affatto felice, ma, ahimè crea disoccupazione e povertà dovremmo chiederci: perché? E tenere la domanda costantemente sulla prime pagine dei giornali e in cima all’agenda politica. Purtroppo da vent’anni ci …

“Cie hanno già fallito: chiuso anche quello di Modena”, di Andrea Bonzi

La Bossi-Fini perde i pezzi. L’insofferenza delle associazioni, sindacati – Cgil in testa – e degli enti locali contro i Centri di identificazione ed espulsione (Cie, gli ex Cpt istituiti dalla Turco-Napolitano) ha raggiunto il culmine in queste settimane. Le strutture – oggi complessivamente 13, per un totale di 1.900 posti disponibili – sono sempre più spesso nell’occhio del ciclone, sia per le pessime condizioni di vita degli ospiti, sia per una gestione al ribasso che ha lasciato per mesi gli operatori senza stipendio. Un fallimento certificato dalle chiusure di Bologna (avvenuta a marzo per lavori, e poi confermata a giugno) e Modena, che è stato svuotato mercoledì scorso, nonché dalle polemiche che stanno investendo il centro di Gradisca d’Isonzo, vicino a Gorizia, dopo che un immigrato, cercando di fuggire, è caduto dal tetto e versa ora in gravissime condizioni. Per questo dunque, anche la politica sta cercando di portare a casa la definitiva cancellazione di queste vere e proprie prigioni mascherate. Il Pd, a fine luglio, ha presentato alle Camere una mozione a firma …

“L’ultima occasione”, di Carlo Galli

Non vi è dubbio che questo non sia il governo auspicato da chi ha votato Pd alle ultime elezioni; e che non possa essere vissuto con entusiasmo da nessun democratico. Il conflitto, non la rissa ma la divergenza, la contrapposizione è il sale della democrazia; e questo governo deve necessariamente neutralizzarla, temporaneamente. Resta drammaticamente vero che questo è un governo d’emergenza, di necessità, e quindi di servizio e di scopo. Si legittima per quello che fa, ovvero per quello che deve fare: e la prima cosa è mettere in sicurezza i conti pubblici, e invertire il trend economico e occupazionale. Obiettivi centrati, finora, solo parzialmente; che richiedono, piaccia o no, continuità d’azione e ininterrotta legittimazione sulla scena internazionale, soprattutto europea. Ora, le sorti del governo sono in forse per le vicende giudiziarie di Berlusconi, personali come tutte le vicende giudiziarie, ma dagli evidenti possibili risvolti politici. E che, davanti al non possumus nec debemus di Napolitano (per quanto riguarda provvedimenti straordinari o trattamenti di favore), a fasi alterne si agitano nella mente del Cavaliere fantasmi …

“Ma il Pd non baratta legalità e stabilità tocca a loro liberarsi del tabù Berlusconi”, di Umberto Rosso

Onorevole Speranza, nelle parole di Letta c’è il no al ricatto fra salvezza di Berlusconi e crisi di governo? «Discorso di alto profilo, quello del presidente del Consiglio, sul cammino già compiuto e i tanti problemi che restano da affrontare. Ma da una parte ci sono appunto le questioni reali che riguardano il nostro paese e dall’altra gli interessi personali di Berlusconi, le sue grane giudiziarie. Due piani da tenere accuratamente separati. Senza corto circuiti». Invece è proprio quel che continua a minacciare il centrodestra: se non arriva il “salvacondotto” l’esecutivo rischia di brutto. «È da irresponsabili aprire una crisi di governo con tutti i problemi che stanno ancora qui, che abbiamo ancora sul tavolo. Ma se il Pdl davvero sceglie di anteporre i destini privati di Berlusconi agli interessi generali degli italiani, se ne assumerà le responsabilità. Molto pesanti». Secondo Capezzone però il premier dovrebbe rivolgersi piuttosto ai “provocatori” del Pd, che negano l’agibilità al capo di un partito con molti milioni di voti. Si sente un provocatore? «E perché mai? Perché diciamo che …

“Il rovescio di un diritto”, di Gad Lerner

L’Egitto irradia attorno a sé presagi d’apocalisse che raggiungono le coste della nostra penisola. Ne restano immuni solo i turisti che non vogliono rinunciare allo snorkeling nel Mar Rosso. E i tifosi dell’Inter che confidano sul musulmano coi soldi Erick Thohir per la riscossa dei colori nerazzurri. Ma è fra i politici che la sindrome da invasione dei barbari rischia di sovvertire troppo in fretta la promessa di un rinnovato spirito di Lampedusa, ovvero il francescanesimo dell’immedesimazione nel destino degli ultimi, che poi sarebbero i nostri vicini di casa. È dell’altro ieri l’elogio di Napolitano ai bagnanti di Pachino, trasformatisi in catena umana per soccorrere 160 migranti in fuga dall’ecatombe siriana. Peccato che nel frattempo perfino la ministra Kyenge sia ricaduta nell’improbabile corsa al pronostico su quanti nuovi immigrati in Italia possano essere generati dal putsch militare con cui al Cairo è stato liquidato il governo dei Fratelli Musulmani. Per la verità la titolare del ministero dell’Integrazione si è limitata a prevedere genericamente “un’impennata” di arrivi dall’Egitto, cui dovremo fare fronte attrezzandoci con strutture adeguate. …