Giorno: 12 Agosto 2013

“C’è la crisi all’università vanno solo i primogeniti”, di Alessia Camplone

Nel conto che la crisi presenta alle famiglie c’è anche la difficoltà a sostenere i costi dello studio: sono sempre di più i genitori costretti a scegliere di mandare all’università solo il figlio più grande, quello che “arriva prima”. ROMA Come nelle dinastie nobiliari. Un’università per i primogeniti. Nel conto che la crisi presenta alle famiglie c’è anche la difficoltà a sostenere i costi dello studio: sono sempre di più i genitori costretti a scegliere di mandare all’università solo il figlio più grande, quello che “arriva prima”. Una scelta che nasce dalla necessità, e che finisce con il penalizzare chi non è nato nel momento giusto. «I secondi e terzi figli – avverte Gianmaria Palmieri, neo rettore dell’ateneo del Molise – arrivano alla maturità ovviamente dopo i primi. Ma purtroppo, in questo periodo di crisi, tante famiglie sono costrette a rinunciare alle loro aspirazioni». E’ anche per questo che diminuiscono le matricole. Negli ultimi tre anni il calo è stato di 30mila iscrizioni. In Europa l’Italia è al quart’ultimo posto, con 3.302 iscritti ogni 100mila …

“Dalla ripresina possono uscire due Italie”, di Carlo Buttaroni

I primi segni di crescita vanno governati da una politica forte, per frenare le differenze. La svolta potrebbe allargare la forbice tra il Nord industriale e innovativo e il Sud, bloccato da investimenti insufficienti Mentre la crisi politica è tornata ad avvitarsi su se stessa, sul fronte economico si è registrata una piccola schiarita, confermando le stime preliminari che avevano previsto un lieve miglioramento dal secondo trimestre di quest’anno. È troppo presto per dire che siamo fuori dal tunnel, perché sono migliorati soltanto alcuni indicatori e, nel complesso, il sistema economico del Paese continua a mostrare segni di grande difficoltà e ampie aree di disagio. Se non si può affermare che il peggio sia ormai alle spalle, è certo, invece, che bisognerebbe cogliere quest’opportunità senza incertezze, mettendo in campo politiche economiche che facciano leva proprio sul miglioramento di taluni parametri. Ma per farlo occorre un sistema politico forte, in grado di sostenere un’azione di governo incisiva, soprattutto agendo sugli elementi di maggiore fragilità del nostro sistema economico. Debolezze che rischiano, in un quadro più generale, …

“Imprese più grandi e ricerca Così l’Italia tornerà a crescere”, di Enrico Moretti *

Occorre un nuovo modello economico: il nanismo delle nostre aziende frena gli investimenti in innovazione e impedisce la creazione di posti di lavoro Da ormai un paio d’anni, il dibattito in Italia è incentrato su occupazione e crescita economica. Sia a destra che a sinistra ci si interroga con urgenza crescente su come uscire dalla crisi. L’errore di fondo che accomuna gran parte degli interventi in questo dibattito è pensare all’Italia come ad un malato con una malattia sì acuta, ma passeggera. Si crede che l’Italia stia soffrendo un problema ciclico di breve periodo, indotto in buona parte dalla recessione mondiale degli ultimi anni. Pensare ai problemi dell’Italia come legati ad un problema transitorio legato alla recessione è un errore grave, perché spinge il governo e le forze politiche a pensare alla politica economica in termini di stimolo di breve periodo: interventi piccoli, disegnati per ridare fiato all’economia per sei mesi o un anno. La realtà è purtroppo molto più grave: i problemi economici italiani sono strutturali e stanno decimando le capacità economiche del paese …

“Conflitto d’interessi. Perché serve una «vera» legge”, di Stefano Passigli

Piaccia o non piaccia al Giornale, a Libero e a quanti nel Pdl tifano per un suo ingresso in politica, per Marina Berlusconi si pone lo stesso problema di conflitto di interessi che si è posto sin dal 1994 per il padre Silvio. E bene ha fatto l’Unità a ricordarlo. Il tema del conflitto è stato sin dall’inizio affrontato sia in termini di «ineleggibilità» che in termini di «incompatibilità». Nel primo caso si è fatto riferimento alla legge del 1957. In quella legge si dichiara ineleggibile il titolare di una concessione pubblica, quale è indubbiamente l’assegnazione di frequenze televisive. Laddove concessionario sia una persona giuridica, l’ineleggibilità colpisce il legale rappresentante della società: nel caso di Mediaset il suo presidente, ma non – secondo l’interpretazione datane in ben sei elezioni dalle giunte di Camera e Senato – Silvio Berlusconi, considerato con eccessiva indulgenza un «mero proprietario», estraneo alla gestione della società. Diverso è il caso di Marina Berlusconi: come presidente e legale rappresentante di Fininvest, società controllante Mediaset, ad essa si applicherebbe a mio avviso la …

“Dove guarda l’Europa”; di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini

Con la globalizzazione sono apparse sulla scena mondiale nuove potenze economiche che stanno registrando tassi di crescita impressionanti: Cina, India, Brasile; e la Russia che è dotata di immense riserve energetiche. L’ascesa di questi paesi sta cambiando gli equilibri di potere poiché si sta accentuando il declino relativo delle economie ricche dei paesi occidentali segnate da una popolazione sempre più anziana e dalla minore possibilità di conseguire una crescita quantitativa paragonabile a quella dei paesi emergenti. In questo scenario l’Europa si presenta disunita e afflitta da lotte intestine: i paesi “virtuosi” del Nord con in testa la Germania, lungi da impegnarsi nel sostegno delle economie del Sud in crisi, con l’effettuazione di politiche di risanamento dei bilanci pubblici ne stanno aggravando le difficoltà. Eppure sarebbe quanto mai necessario avere un’Europa unita e solidale al suo interno, non solo per promuovere il miglioramento delle condizioni delle fasce sociali più deboli, ma anche per poter svolgere un ruolo propulsivo sullo scenario globale. Un’Europa che miri ad aumentare il benessere delle popolazioni costituisce l’unica strada per scongiurare l’ascesa …

“Se la diversità è una vergogna”, di Natalia Aspesi

Un ragazzino si uccide, come hanno fatto altri, perché omosessuale, perché emarginato e schernito dai compagni in quanto omosessuale, perché non sa come dirlo ai suoi genitori che immagina non lo capirebbero. Perché alla fine nel mondo, anche nel suo mondo di riferimento adolescenziale, i gay sono sempre di più: belli, celebri, accettati, capiti, amati, venerati, stilisti e registi, cantanti e attori, nuotatori e tennisti, calciatori e politici. Una élite che vive in un contesto privilegiato dove contano le persone e non le loro preferenze sessuali: persone che sono se stesse, che non si nascondono, che vivono in coppia, che fuori dall’Italia si sposano e adottano figli. Questi modelli vincenti non sono di aiuto, non danno accettazione e sicurezza a un ragazzino che si immagina diverso, o teme di esserlo: e che si sente troppo lontano da quelle figure irraggiungibili che lo fanno sentire un escluso, colpevole di una diversità senza via d’uscita, senza luce, senza amore, senza riconoscimento, nel suo ambiente quotidiano: una diversità imperdonabile, vergognosa, che non si può né nascondere né mostrare, …

“Una questione che ci riguarda”, di Alfredo Reichlin

Ne vedremo delle belle ma anch’io sono convinto che con la condanna di Silvio Berlusconi si chiude una lunga pagina della vicenda italiana. Si aprono nuovi scenari. Penso al bisogno crescente di una forza politica capace di porsi come garante della tenuta e ricostruzione del sistema democratico e parlamentare. Cresce quindi lo spazio per un partito come dovrebbe essere il Pd. Il passaggio è molto stretto, e per affrontarlo non basta la fermezza sui principi. Occorre anche una visione più complessiva degli interessi nazionali e delle conseguenze che comporterebbe il collasso del sistema politico. Ammetto che la mia cultura politica è vecchia. Non posso però fare a meno di ricorda- re agli amici diventati ultra-protestatari e ultra-sinistri che la lotta intorno alle istituzioni non è un fatto che riguarda il Palazzo, ma è «il concentrato della lotta di classe»: mi pare lo dicesse Lenin. Guardiamo le cose italiane così come stanno. Dopotutto non è per caso che il Cavaliere ha dominato la politica per tanti anni. Complicità? «Inciuci»? Quante sciocchezze e stupide accuse. Non è …