Giorno: 28 Agosto 2013

“Un altro sparo nel buio”, di Rocco Cangelosi

I venti di guerra sono tornati a soffiare violentemente verso la Siria. Il discorso del segretario di Stato americano John Kerry, pronunciato ieri, aveva tutta l’aria di un ultimatum e sembrava preannunciare una decisione già presa. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia nel giro di 48 procederanno probabilmente ad attaccare la Siria. Ma se l’intervento militare è ormai scontato, non si riescono a comprendere le finalità e le modalità dell’attacco. Secondo le ultime informazioni si procederebbe con bombardamenti dall’aria e dal mare, utilizzando droni e missili, nell’intento di creare una no fly zone come avvenne con l’Iraq di Saddam Hussein. Ma è proprio il precedente dell’Iraq che desta le maggiori perplessità sia per quanto riguarda la solidità delle prove esibite o ancora da esibire sull’uso da parte dell’esercito siriano di armi chimiche, sia per quanto riguarda gli obiettivi che si intenderebbero perseguire nei confronti del regime di Damasco, facendo ricorso alla forza. Ancora una volta la politica medio orientale americana, apparsa inconsistente e contraddittoria di fronte ai recenti avvenimenti in Egitto, sembra destinata a finire …

“Quella legge non è da buttare”, di Francesca Izzo

Su questioni come la violenza contro le donne e i femminicidi, i toni netti e trancianti non sono certo i più adeguati. E questo vale anche per il giudizio sull’attuale decreto governativo all’esame del Parlamento. Il movimento Snoq, molto responsabilmente, non lo ha osannato alla sua uscita e non lo rigetta ora che inizia il suo iter parlamentare. È in corso al suo interno, come racconta l’Unità del 26 agosto, una discussione vivace e non potrebbe essere diversamente, trattandosi di un movimento articolato, composito, plurale. Ma alcuni punti fermi mi pare utile richiamarli. La lotta alla violenza è sempre stata una priorità nell’azione di Snoq, un’azione che mira a modificare la cultura e le modalità con le quali combatterla. Quando, in un clima di rassegnazione dell’opinione pubblica, lanciammo l’appello Mai più complici nel maggio 2012, (contribuendo a diffondere la parola femminicidio nel linguaggio dei media e ottenendo un larghissimo sostegno di donne e uomini) volevamo che tutti comprendessero che i femminicidi e la diffusa violenza contro le donne non erano frutto di una loro antica …

“Precari, entrano 43mila”, di Massimo Franchi

Da una parte la platea, dall’altra i posti realmente a disposizione. Da ieri sappiamo che dei 150mila precari della pubblica amministrazione (esclusi i comparti scuola e sicurezza), solo 96mila sono stabilizzabili: quelli con contratti a tempo determinato, sommando agli 86mila certificati dall’ultimo Conto annuale della Ragioneria generale del 2011 i circa 10mila medici «scoperti» nel frattempo. Di questi però un buon 40 per cento non ha l’altro requisito richiesto: tre anni di contratto nell’ultimo quinquiennio. I posti a concorso per l’anno in corso (ben pochi) e per il 2014 saranno invece non più di 12.400. Cifra che crescerà fino a quota 14.200 nel 2015 e a 17.200 nel 2016. Per un totale definitivo di 43.800 stabilizzazioni in tre anni. BANDI SOLO CON CONTI IN REGOLA Nelle 24 pagine di decreto legge licenziato lunedì dal Consiglio dei ministri le pagine dedicate ai precari della pubblica amministrazione sono ben quattro. Ma per rispondere alla domanda delle domande, «quanti precari verranno stabilizzati?», bisogna armarsi di altre leggi e, soprattutto, di calcolatrice. È il comma 6 dell’articolo 4 (Disposizioni …

“Quei laureati troppo bravi per lavorare”, di Chiara Saraceno

Nell’Italia dei paradossi ci siamo spesso sentiti dire, da datori di lavoro e ministri, che una delle cause della disoccupazione giovanile è il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, unita alla scarsa disponibilità per i lavori manuali. Le storie raccontate qui offrono un’altra prospettiva: pur di lavorare, molti giovani laureati sarebbero disposti anche a fare lavori ampiamente al di sotto delle proprie competenze. Ma per essere presi in considerazione devono nascondere di avere studiato. In un mercato del lavoro come quello italiano, ove la domanda di lavoro qualificato è contenuta e gran parte di proprietari e manager non ha la laurea, un lavoratore italiano sovraqualificato è un potenziale pericolo. Non tanto perché potrebbe andarsene presto (vista la propensione dei datori di lavoro per i contratti a termine e l’assenza di investimenti negli occupati con le mansioni più basse, questa sembra proprio una preoccupazione risibile). Eneppure perché si tratterebbe di uno spreco sociale. Piuttosto, perché con le loro aspirazioni e la loro cultura potrebbero creare disturbo in organizzazioni del lavoro e sistemi produttivi incapaci di …

“Il castigo e l’oblio”, di Barbara Spinelli

Accusato di aver perpetrato un massacro con armi chimiche, mercoledì scorso in due sobborghi di Damasco, e di aver forse bombardato il proprio popolo col gas nervino, il Presidente siriano Bashar al-Assad si è rivolto all’America e ai governi europei con parole sprezzanti, colme di scherno. Ha ricordato loro i disastri delle recenti guerre contro il terrorismo globale e ha detto: «È vero, le grandi potenze possono condurre le guerre. Ma possono vincerle?» Ecco il dilemma che sta di fronte agli Occidentali, nel momento in cui alzano la voce contro Damasco, denunciano l’»oscenità morale» delle armi chimiche contro cittadini inermi (le parole sono di John Kerry, segretario di Stato), e affilano i coltelli nella convinzione che un intervento punitivo sia a questo punto necessario, dunque legittimo. Il dilemma esiste perché sulle conseguenze di un’offensiva nessuno pare avere idee chiare. Neppure sull’obiettivo c’è per la verità chiarezza, il che inquieta ancor più: in nome di quale disegno aggredire Assad? Ed esistono prove credibili che quest’ultimo abbia usato i gas, oppure Kerry ha dedotto le sue certezze …