Giorno: 14 Agosto 2013

“Dalle tasse alle riforme, le affinità elettive a Cinque stelle”, di Toni Jop

Mille anni fa, eravamo più piccoli. Nel movimento, quello che avevamo alimentato con i nostri corpi e con le nostre fervide coscienze spesso sfidando l’incoscienza, veleggiava una parola d’ordine, tra le altre: presalario per tutti, all’università. Cioè: il contributo pubblico per affrontare gli studi doveva essere esteso agli studenti, senza badare al censo. Ci pareva una cosa buona: era il modo, così riflettevamo, per cancellare almeno all’interno del recinto scolastico l’odiosa separazione che la classe sociale imponeva anche ai ragazzi per le strade del mondo. Ci sembrava, in altre parole, una via per garantire alla scuola una sorta di extraterritorialità benevola, garantita, molto tecnica. Andammo a sbattere contro il senso del Pci per le cose, per la giustizia sociale: il partito di Berlinguer non cedette un millimetro, il presalario doveva andare solo a chi non aveva i numeri bancari per sostenere un corso di studi. Volò anche qualche ceffone, in assemblea, ma noi sbagliavamo e aveva ragione il Pci: che senso aveva caricare sulle spalle dei contribuenti, in genere non facoltosi, il peso di una …

“Stage o buccia di banana?”, da ScuolaOggi

Ha fatto discutere e inquietare i sindacati, ma qualcuno dice anche i vertici ministeriali, la mossa “feriale” dell’INVALSI, il nostro istituto di valutazione, di promuovere una scuola estiva di valutazione (un Vcamp, uno stage, quasi per rinverdire gli allori dei campi estivi scout) e di rivolgerla a 100 fortunati partecipanti, convocati a Roma dal 25 agosto al 1° settembre 2013. Dove sta lo scandalo? Forse che un ente pubblico, con una sua riconosciuta autonomia istituzionale, amministrativa e scientifica, non può liberamente organizzare uno stage di formazione? Qualche approfondimento tecnico-scientifico? Qualche evento culturale? Messa in questi termini la proposta dello stage non fa una piega, ma evidentemente c’è dell’altro se il 1° agosto u.s. i cinque sindacati più rappresentativi della scuola hanno preso carta e penna ed hanno esternato il loro disappunto al Ministro M.C. Carrozza per il modo in cui l’INVALSI si sta muovendo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 del DPR 28-3-2013, n.80 che regolamenta l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione. E proprio qui sta la commedia degli equivoci. Il …

Intervista a Carlo Padoan «I mercati iniziano a crederci», di Bianca Di Giovanni

I segnali ci sono, gli indici cominciano a cambiare di segno, le aspettative sembrano più rosee. Eppure nessuno sa veramente se il ciclo è a una svolta o meno. «Quello che ancora non si vede sono gli investimenti delle imprese», spiega Pier Carlo Padoan vicesegretario generale dell’Ocse. Insomma, siamo su un crinale che potrebbe condurre ad esiti imprevedibili. Tutta l’Europa condivide questa incertezza, perché soffre ancora di problemi strutturali profondi. Intanto in Italia si dibatte sull’Imu. «La questione delle tasse va affrontata in un quadro complessivo: non si risolve con un unico tributo», avverte Padoan. Professore, dopo i dati diffusi da Eurostat si può parlare di ripresa in Europa? «La questione è che ci sono vari indicatori che messi assieme indicano un punto di svolta, e che nei prossimi mesi il Pil in Europa avrà un segno positivo. La domanda è: si tratta di una vera inversione del ciclo?». E come risponde a questa domanda? «Per rispondere bisogna chiedersi da dove sta venendo questa ripresa. I segnali positivi sono sostenuti soprattutto dalla crescita delle esportazioni, …

“La destra oltre il Cavaliere”, di Carlo Galli

Il Capo dello Stato ha fatto chiarezza sulla vicenda Berlusconi, riportandola alle sue giuste dimensioni, cioè privatizzandola. Non può essere fatto valere, di fronte alla legge, un plusvalore politico; non si può giocare la legittimità derivante dal voto popolare contro la legalità degli ordinamenti; non esistono eccezioni personali davanti alla norma uguale per tutti; non si può pensare a patteggiamenti fra un reo e lo Stato come se fossimo davanti a due Stati sovrani che cercano un punto d’equilibrio fra i loro interessi. In quanto rappresentante della nazione, Napolitano ha anteposto l’interesse collettivo (la stabilità politica necessaria in questa delicata fase economica) al caso personale di un pur importante uomo politico; ha distinto il pubblico dal privato; ha, insomma, disgiunto quello che Berlusconi ha sempre confuso, l’Italia e il proprietario di Mediaset. E ha implicitamente invitato il Cavaliere a fare altrettanto, ossia a non far cadere il governo, da una parte, e, dall’altra, ad affrontare l’iter che il verdetto della Cassazione gli prospetta: decadenza dal Senato, accettazione della pena, sottomissione all’incandidabilità. Quale che sia l’esito …

“Il presidente rimette le cose al loro posto”, di Mario Lavia

Limatissima fino all’ultima virgola, la dichiarazione di Giorgio Napolitano fissa diversi punti fermi dai quali ora non si può tornare indietro. Dopo tante pressioni, anche indebite, sono parole definitive. Chiare. Il primo punto fermo riguarda quel governo Letta – una crisi «sarebbe fatale» – di cui il capo dello stato si conferma essere il “padre” e che egli considera come l’unico strumento in grado di risollevare le sorti del paese. Un mantello steso nel vivo della più dura contesa politica, per porre il governo al riparo: e con ciò le ipotesi ritorsive di un suo siluramento vengono a cadere. Secondo, il messaggio di comprensione che il presidente ha voluto inviare ad un partito – il Pdl – tramortito dalla condanna di Berlusconi. Con un non casuale (e inedito) riconoscmento del diritto di manifestare «riserve e dissensi» sulla sentenza, tuttavia escludendo attacchi alla funzione della magistratura. Terzo, nel merito del problema-Berlusconi, Napolitano è stato fermo, come era prevedibile: nessuno lo tiri per la giacca in cerca di vie surrettizie per aggirare la sentenza e «il conseguente …

“L’unico percorso possibile”, di Stefano Folli

Fin dall’inizio era chiaro che la grazia presidenziale non ci sarebbe stata. Nell’idea di certi personaggi vicini a Berlusconi, doveva essere una specie di sconfessione della magistratura da parte del Quirinale. Ma il solo chiederlo era del tutto insensato e infatti nessuno ha avuto questo coraggio, al di là dei furori mediatici. Le sentenze divenute definitive si applicano, dice Giorgio Napolitano. Magari si dissente da quello che la Cassazione ha deciso e anche questo è legittimo; e tuttavia non si butta all’aria il Governo, non si fa pagare al Paese un prezzo inaccettabile. Si accetta il verdetto con rispetto e senso delle istituzioni. Il presidente della Repubblica è molto chiaro nella sua nota: la più attesa, la più politica, quella da cui può dipendere il futuro di una legislatura cominciata da pochi mesi. Ma egli non si limita a sottolineare che Berlusconi oggi può solo scontare la sua pena, sentendosi emarginato dalla dialettica democratica. In realtà il capo dello Stato risponde alla domanda di fondo che è arrivata dal Pdl: come consentire a Berlusconi un …