Giorno: 4 Novembre 2013

Legge stabilità, incontro tra i parlamentari Pd e sindaci del cratere

Nel pomeriggio di lunedì 4 novembre si è tenuto presso la sede provinciale del Pd, in via Scaglia Est, un incontro, promosso dalla segreteria provinciale del partito, che ha visto attorno allo stesso tavolo i parlamentari modenesi Davide Baruffi, Manuela Ghizzoni, Giuditta Pini e Stefano Vaccari e i sindaci dell’area del cratere sismico. “E’ stata l’occasione – spiega il segretario provinciale Pd Paolo Negro – per fare il punto sulla Legge di stabilità in discussione e sulla ricostruzione. In particolare abbiamo rimesso a fuoco le questione relative alle misure ancora necessarie per accompagnare la ricostruzione”. Ecco la dichiarazione di Paolo Negro: “Come già successo più volte in passato, come segreteria provinciale del Pd abbiamo promosso un nuovo incontro tra i nostri rappresentanti a Roma e i sindaci dell’area del cratere sismico. In questo momento il Parlamento sta predisponendo gli emendamenti alla Legge di stabilità. E’ per questo che ho ritenuto opportuno riunire attorno allo stesso tavolo diversi livelli istituzionali: era necessario rimettere a fuoco le questioni che attengono alle misure in grado di accompagnare la …

“Trovato il tesoro segreto di Hitler 1500 opere da Picasso a Matisse”, di Andrea Tarquini

Era il tesoro segreto del Terzo Reich, quasi un’eventuale seconda riserva aurea della tirannide dopo quella della Reichsbank sperperata fino all’orlo della bancarotta per finanziare guerre e crimini contro l’umanità: oltre millecinquecento opere d’arte, dipinti dei massimi maestri dell’arte moderna, confiscati dai nazisti come “arte degenerata” o semplicemente rubata agli ebrei prima perseguitati costretti a lasciare la Germania dopo la “Notte dei cristalli”, poi finiti vittima della Shoah, il loro genocidio organizzato su base industriale. E solo adesso si viene a sapere che il tesoro è riemerso per caso, in un blitz del febbraio 2011 della dogana bavarese a casa di un anziano signore, ambiguo ma inosservato. È un evento sensazionale: l’arte e la cultura del mondo riprendono possesso di quelle opere, dal valore stimato di oltre un miliardo di euro, che dal 1945 erano state classificate come disperse per sempre. Quadri di Pablo Picasso e Henri Matisse, Marc Chagall e Emil Nolde, Franz Marc, Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner e Max Liebermann. Per decenni e decenni, dopo l’8 maggio 1945 …

“Se anche il carcere divide i ricchi dai poveri” di Chiara Saraceno

Forse a Giulia Ligresti non occorreva neppure l’interessamento della ministra della Giustizia Cancellieri perché il tribunale valutasse il suo stato di salute come troppo rischioso per la sua incolumità psico-fisica e quindi ne decidesse la scarcerazione. Bastava la sua condizione di persona ricca e privilegiata, non abituata quindi ai disagi. Secondo la perizia medica alla base della decisione del tribunale, infatti, proprio la sua condizione di persona abituata ai privilegi e agli agi l’ha resa particolarmente inadatta a sostenere l’esperienza carceraria. Secondo il perito, Giulia Ligresti soffriva “di un disturbo dell’adattamento, che è un evento stressante in modo più evidente per chi sia alla prima detenzione e in particolar modo per chi sia abituato a una vita particolarmente agiata, nella quale abbia avuto poche possibilità di formarsi in situazioni che possano, anche lontanamente, preparare alla condizione di restrizione della libertà e promiscuità correlate alla carcerazione». Se ne deduce che invece chi non è abituato a una vita particolarmente agiata ha più facilità ad adattarsi alle condizioni di vita in carcere. Ne deriva, per seguire fino …

“Gli studi condotti hanno evidenziato un dato: la politica dell’austerity è stata un suicidio”, di Carlo Buttaroni

In Italia la spesa della pubblica amministrazione è di poco superiore alla media europea ma inferiore a quella delle principali economie dell’Unione, con l’unica eccezione della Spagna. Rispetto ai 13mila euro per abitante dell’Italia, la Svezia ne spende 21mila, l’Austria 18mila, la Germania 14mila. Anche la pressione fiscale è più alta della media dell’Unione. Sopra di noi ci sono Danimarca, Francia, Belgio, Svezia, Austria e Finlandia e, appena al di sotto, Germania e Regno Unito. Analizzando il periodo tra il 2000 e il 2011, si nota come in Italia la dinamica della spesa della pubblica amministrazione sia stata contenuta, vedendo invece crescere in modo rilevante la pressione fisca- le. In quanto a incremento, ci superano solo Malta, Cipro, Portogallo ed Estonia. Nella Re- pubblica Ceca, in Francia e nel Regno Unito la crescita è stata assai più modesta, mentre ne- gli altri Paesi dell’unione si è registrato addirittura un decremento. QUATTRO FASCE DI PAESI La combinazione tra spesa della pubblica amministrazione e pressione fiscale propone uno scenario composto da 4 gruppi di Paesi: quelli dove …

“La storia capovolta”, di Carlo Galli

Come si fa a non concordare con Galli della Loggia quando sostiene che non c’è politica se il partito su cui si regge il sistema italiano – il Pd, dato che la destra pur socialmente fortissima è politicamente quasi inesistente – non è capace di affrontare apertamente la complessità della storia repubblicana? Se, in altre parole, non si fa carico del compito di ripensare l’Italia, per rifarla? C’è in questa tesi molto di buono: e in primo luogo c’è la percezione che la politica non è quell’attività ridicola, parassitaria, effimera, a cui oggi si è ridotta – quando non è pura gestione tecnica -; che la politica non è ricerca di slogan, ma analisi della costituzione materiale di un Paese, individuazione delle dinamiche del presente, e delineazione di un realistico orizzonte di sviluppo. E che a questo scopo il partito è indispensabile (altro che partito leggero!), come sistema d’interpretazione accorta e partecipata – come forza responsabile e ricca di sapere pratico, e anche di potere legittimo – della storia, del presente e del futuro. Certo, …

“I falsari della ricerca. Si può ancora credere nella scienza?”, di Pietro Greco

«How science goes wrong». Il coloratissimo titolo dominava la prima pagina della più nota e diffusa rivista economica del mondo, The Economist, sulla prima pagina. Annunciando un dossier, piuttosto lungo, sul «come la scienza sbaglia». O, meglio ancora, su «come la scienza funziona male». L’intervento ha scatenato una miriade di reazioni, anche sui media italiani. E, anche se il tema non è nuovo, giunge più che mai opportuno. Per due motivi. Il primo è che la copertina di The Economist, ricorda a tutti ma soprattutto a noi italiani che la scienza occupa un ruolo decisivo nella società e nell’economia del mondo. E che il suo funzionamento interno non è questione da tecnici, ma può ben occupare la copertina di una delle poche riviste globali. Per dirla in una battuta, The Economist ricorda a tutti ma soprattutto a noi italiani che la scienza è questione troppo seria per lasciarla ai (soli) scienziati. Il secondo motivo che torna a merito di The Economist è di averci ricordato come la scienza o meglio, la comunità scientifica mondiale, con …

“Il paese che perde i suoi giovani”, di Ilvo Diamanti

La fuga dei cervelli. È la formula usata per evocare la migrazione di tanti giovani italiani, ad alto profilo professionale e scientifico, verso altri Paesi. Non solo europei. Dove trovano occupazione e riconoscimento. Fuga dei cervelli. È un’espressione che non mi piace. Perché i cervelli, nei Paesi liberi, sono liberi. E oggi possono sconfinare ovunque, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione. L’unica gabbia che possa imprigionarli è il loro corpo. Se i “cervelli” se ne vanno dall’Italia è perché fuggono dal loro “corpo”. Troppo vecchio per permettere loro di esprimersi. O almeno: di “operare”. Di utilizzare la loro opera. L’Italia è un Paese vecchio (dati Istat, 2012). Il più vecchio d’Europa. Dopo la Germania, che, però, può permettersi di invecchiare perché attira i giovani migliori dagli altri Paesi. Compreso il nostro. Il problema è che noi non ci accorgiamo di invecchiare. Perché siamo sempre più vecchi. Così ci immaginiamo giovani, sempre più a lungo. Fino a 40 anni. E rifiutiamo di invecchiare. Secondo gli italiani — come ho già scritto altre volte — per dirsi …