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"La verità (in ritardo) sulla Terra dei fuochi", di Roberto Saviano

LEGGETE qui: «Eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori. Nella provincia di Napoli si è osservato un eccesso di incidenza per tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita». È il verdetto dell’Istituto superiore di sanità: è l’aggiornamento allo studio epidemiologico “Sentieri”, eseguito su ben 55 comuni nelle province di Napoli e Caserta. È la conferma di ciò che esperti e senso comune dicevano da tempo, ma che i governi si ostinavano a negare. Esiste un nesso tra la devastazione di intere aree, tra i rifiuti intombati e le morti per cancro, i bambini che si ammalano nel primo anno di vita, i bambini che nascono con malformazioni. L’allarme non era esagerazione. Nella Terra dei Fuochi si muore di tumore allo stomaco, al fegato, al polmone, alla vescica, al pancreas, alla laringe, ai reni, alla mammella. L’Istituto superiore di sanità ammette che fra i «fattori di rischio accertati o sospetti» c’è «l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani».
Ecco, questo è il dato che doveva arrivare — ed essere diffuso — molti anni fa: perché tanto ritardo? Perché i registri tumori in queste aree non sono ancora attivi? L’Airtum, Associazione Italia Registri Tumori, sostiene che «non uno, bensì tre registri tumori sono già attivi nella Regione: a Napoli, Salerno e Caserta». Ma la provincia è davvero inclusa? E i comuni compresi nella Terra dei Fuochi? Se ne parla da anni: cosa ha impedito che si creassero registri tumori per monitorare quelle aree? E poi la bonifica come avverrà? A chi verrà affidata? Chi gestirà i fondi? E in che modo? E come si pensa di contenere la mortalità?
Nessuno si è ancora scusato per quella torta verde con lo spicchio rosso che diceva: “Aree sospette 2%”. Ovvero state tranquilli, è solo il 2% della vostra terra a essere contaminato, il resto è frutto di allucinazione
collettiva: se morite è perché vi nutrite male e non fate prevenzione… No, il 98% del terreno destinato alle coltivazioni non era considerato a rischio inquinamento: una bugia a cui si prestarono ministri e governatori, un’operazione che doveva servire per evitare la completa rovina dell’economia campana basata sui prodotti agricoli.
Quanta incompetenza e superficialità. Che mancanza di visione. Quanta approssimazione. Dice ora il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che «è giusto tenere alta l’attenzione, che sono stati stanziati 25 milioni di euro per screening di massa: dare sicurezza ai cittadini è la mia priorità». Ma poi aggiunge che «le precisazioni dell`Iss» non devono portarci a fare del «facile allarmismo». E invece è ora che le istituzioni, finalmente, rispondano. Lo pretendono le migliaia di morti di questo disastro ambientale che ha distrutto una delle terre più belle del mondo, che ha avvelenato pesche, albicocche, pomodori, arance, mandarini, mandorle, mele annurche, il latte di bufala. Si dirà: non è tutto inquinato. E creando allarme non si fa che nuocere all’economia campana. Vero: non è tutto inquinato, e l’agricoltura campana vive di eroi che combattono per mantenere sul mercato i propri prodotti. È fatta di imprenditori che continuano a credere nel Sud nonostante la politica italiana (non solo quella campana) faccia di tutto per uccidere la passione, la dedizione e la professionalità. Per queste persone la menzogna perpetrata è una continua mortificazione. I loro prodotti devono essere l’eccellenza in una terra sana, non i frutti che nascono in spicchi di terra scampati alla devastazione.
È ora che il Paese si assuma la responsabilità del proficuo sodalizio criminale, durato anni, tra quelle aziende del Nord che volevano smaltire rifiuti speciali a basso costo e la criminalità organizzata del Sud che glielo ha consentito. È ora che il Paese si assuma la responsabilità degli oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie smaltiti nella Terra dei Fuochi in venti anni di scempio. È ora che il governo prenda atto delle 82 inchieste per traffico di rifiuti censite da Legambiente tra il 1991 e il 2013. Inchieste che hanno portato a 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 persone denunciate e il coinvolgimento di 443 aziende in gran parte del Centro e del Nord Italia. È ora che il Paese guardi negli occhi i martiri della Terra dei Fuochi, che chieda loro scusa e renda loro giustizia. Roberto Mancini, il poliziotto scomparso a maggio che da commissario della Criminalpol negli anni ‘90 aveva indagato sul traffico di rifiuti tossici in Campania e fatto continui sopralluoghi nella Terra dei Fuochi, è morto di tumore per aver fatto bene il proprio lavoro. È anche per lui che dovremmo pretendere verità. Dalle sorti del Sud, dalla Terra dei Fuochi, dipende il futuro del Paese. C’è ancora qualcuno tanto cieco da dubitarne?

da La Repubblica