"C’è un cuoco un po’ miope nella cucina delle riforme", di Michele Ainis
La legge elettorale? A bagnomaria, cucinata a fuoco lento. E il Senato? Al forno, ma attenti alle ustioni. Intanto, mentre le pietanze cuociono, c’è già chi accusa un mal di pancia. Colpa degli ingredienti, anche se nessuno li ha ancora assaggiati. Oppure colpa delle pance. D’altronde non ce n’è una uguale all’altra: per saziarle, servirebbero mille menu per i nostri mille parlamentari. Le soglie di sbarramento, per esempio: Bersani le trova troppo basse, Berlusconi troppo alte. O le immunità: sì da Alfano, sì da Forza Italia in coro, no da Grillo e Vendola, Pd non pervenuto. L’elezione diretta del Senato: a favore la minoranza della maggioranza (da Chiti a Minzolini), però stavolta la maggioranza rischia d’andare in minoranza. E le preferenze? Bersani le vuole, Berlusconi le disvuole, Renzi forse le rivuole, Grillo preferisce le spreferenze (un voto per promuovere, un voto per bocciare). Troppi cuochi, verrebbe da obiettare. E troppa carne al fuoco. Ma per ottenere un piatto commestibile, bisogna anzitutto scegliere un’unica ricetta. È questo il nostro problema culinario: pencoliamo dalla nouvelle cuisine (il …