Giorno: 17 Luglio 2014

"Il vero nodo della partita", di Andrea Bonanni

SAREBBE suggestivo credere che l’intera Europa sia rimasta appesa alla cerimonia della campanella, all’ormai celebre passaggio di consegne a Palazzo Chigi che ha fissato nell’immaginario collettivo il gelo insanabile tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Sarebbe suggestivo, ma non è così. La partita delle nomine che si è aperta ieri sera a Bruxelles è in realtà un durissimo braccio di ferro tra i due grandi schieramenti europei, Ppe e socialisti, sulla ripartizione delle due poltrone di vertice che restano dopo la nomina del popolare Juncker alla guida della Commissione. I SOCIALISTI, che in Parlamento hanno solo una manciata di seggi meno del Ppe, vogliono tutte e due: quella del presidente del Consiglio europeo e quella dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. I popolari ne vogliono concedere solo una. Il vero nodo, dunque, è il colore politico da attribuire ai «top jobs» europei. I nomi di Enrico Letta e di Federica Mogherini sono tra le molte variabili di un’equazione a due incognite che per ora i leader europei non riescono a risolvere. A complicare una …

"Per Srebrenica condanna all’Olanda", di Roberto Arduini

Lo Stato olandese è responsabile della morte di più 300 musulmani uccisi dalle forze serbo bosniache a Srebrenica a luglio del 1995. Lo ha stabilito un tribunale dell’Aja, affermando che i peacekeeper olandesi avrebbero dovuto sapere che gli oltre 300 uomini e ragazzi consegnati ai soldati di Ratko Mladic il 13 luglio del 1995 sarebbero stati uccisi. Il governo olandese, ha ordinato il tribunale, dovrà risarcire le famiglie delle 300 vittime. La corte ha tuttavia assolto l’Olanda dalla responsabilità per la morte della maggior parte delle oltre 8mila vittime del massacro di Srebrenica. Il giudice Larissa Alwin ha notato che all’epoca c’erano già prove dei crimini di guerra commessi dai serbi bosniaci. «Collaborando nella deportazione di questi uomini, il Dutchbat ha agito contro la legge», ha affermato Alwin, usando il nome del battaglione olandese dell’Onu. Due giorni dopo che le forze serbo bosniache entrarono a Srebrenica, il 13 luglio, i caschi blu si piegarono alle pressioni di Mladic, costringendo migliaia di famiglie musulmane a lasciare il loro compound recintato. I militari serbi separarono le donne …

"Basta", di Massimo Gramellini

A me non interessa se erano israeliani o palestinesi. A me interessa che erano bambini. Bambini che stavano giocando a pallone sulla spiaggia. Il primo missile li ha sorvolati, lasciandoli increduli. Possibile che la guerra potesse ruggire proprio lì, tra gli alberghi e i capanni del lungomare? Sono scappati col pallone sotto l’ascella. Qualcuno è corso verso un gruppo di giornalisti stranieri appena usciti da un hotel. Qualcun altro si è rifugiato dentro un capanno, nell’illusione che al riparo di un tetto il male sparisse o facesse meno danni. È a quel punto che il secondo missile li ha colpiti. Sono morti in quattro, tutti della stessa famiglia. Il più piccolo aveva nove anni. Il più grande dodici. I feriti perdevano sangue dalla testa e si tenevano le mani sullo stomaco, urlando di spavento e di dolore. Immaginate i parenti di quei piccoli, l’odio senza tempo che da oggi germinerà nei loro cuori. A me non interessa più capire questa guerra, distinguere tra atti bellici e atti terroristici, soppesare i torti e le ragioni. A …

"Gli innocenti ", di Adriano Sofri

Le pagine di ieri si aggiornavano con titoli e foto su quattro bambini uccisi a Gaza su una spiaggia. Una di queste fotografie è specialmente difficile da guardare Per il modo in cui il colpo ha schiacciato il viso nella sabbia sporca, ha invertito il sopra e il sotto, il davanti e il di dietro degli arti. Si sceglierà di non pubblicarla quella foto, di sostituirle un’altra, che mostri quello che è accaduto, e però si tenga un passo di qua dal troppo orrore. Ci si interrogherà anche su come sia stata scattata, sul fondale di spiaggia vuota, prima dell’impulso a correre a toccarlo, ricomporlo, sollevarlo. Su tutto ci si interroga in questa quarta guerra di Gaza, una specie di Biennale dell’odio e del furore. Sulle fotografie falsificate, sulla provenienza dei proiettili, sulle intenzioni reciproche. Ci si interroga su tutto perché niente ha senso. Ieri i morti, dopo nove giorni, avevano superato i 200. Nella scorsa edizione della Biennale di Gaza, 2012, erano morti in 177 in una settimana, 26 erano bambini. Questa volta, secondo …