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Universita’: Le proposte del Pd, Fioroni: Governo la demolisce. Spendere meglio, non meno

Ultimi in Europa per la qualità degli Atenei. Le proposte per riscattarci.

“Siamo a 283 giorni dalla ‘delenda università’ che renderà famoso questo governo per aver ridotto l’università allo stremo”. Parole dure quelle di Giuseppe Fioroni, responsabile Educazione del PD, che arrivano dopo i tagli decisi in Finanziaria e l’atteggiamento assunto nei confronti degli studenti durante le proteste della settimana scorsa. “E’ difficile un dialogo con un governo il cui presidente del Consiglio fa troppe strumentalizzazioni e generalizzazioni sui nostri studenti e ricercatori – dice – giudicandoli parassiti e intriganti, ci sono sicuramente mele marce ma non tutto è così in quel mondo”.
E tagliare i fondi significa porre un rimedio peggiore del male: con meno risorse atenei che spendono il 90% per il pagamento dei loro stipendi, anche gli atenei virtuosi, saranno costrette a tagliare sul diritto allo studio, sugli alloggi per gli studenti, sulla ricerca e sugli strumenti per fare ricerca. “A meno che – ha osservato Fioroni – qualcuno non perseveri nell’idea delle fondazioni di diritto privato, fallite perché gli atenei nel Paese non le hanno approvate, pensando che alla fine un’università’ distrutta vede i propri gioielli acquistati a poche cifre e tutti gli altri abbandonati a se stessi”.

Ultimi in classifica. L’università si può riformare ma si deve poter spendere meglio non meno, con finanziamenti alla ricerca e autonomia per gli atenei. Anche perché l’Italia è già all’ultimo posto tra i paesi Ocse per investimenti: all’università è destinato lo 0,9% del Pil e per la ricerca l’1%. E siamo ultimi anche per quota di laureati. Come se non bastasse il rapporto docenti-studenti è il più basso e gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d’Europa. Anche il confronto su servizi e alloggi è impietoso, così da bloccare i trasferimenti degli studenti più poveri lontano dal proprio comune.
Per questo Fioroni assieme al segretario Dario Franceschini ha presentato 8 proposte basate sulle 4 R di risorse, responsabilità, rigore e razionalizzazione.
Le proposte:
1) 10.000 borse di studio da 10.000 euro l’una per i neo-diplomati più meritevoli provenienti da famiglie non abbienti. Borse spendibili in qualunque corso di laurea in qualunque università italiana a scelto dello studente;
2) Defiscalizzazione per 5 anni delle assunzioni di dottori di ricerca sia nel settore privato che in quello pubblico;
3) Estendere il sistema del diritto allo studio universitario al dottorato di ricerca, così da garantirlo anche a studenti provenienti da famiglie non abbienti,
4) Avviamento immediato dell’Agenzia nazionale per la valutazione;
5) Legare sempre più le risorse alle valutazioni sugli atenei;
6) Costituzione di un’Agenzia nazionale indipendente per il finanziamento alla ricerca pubblica cui affidare l’assegnazione di tutti i finanziamenti;
7) Promuovere l’autonomia degli atenei fissando per legge solo i criteri generali cui gli statuti devono attenersi;
8 ) Una nuova politica “del reclutamento” per ridurre la precarietà dei ricercatori, distinguere reclutamento e carriera e stabilire un ruolo unico della docenza.

Proposte che vanno discusse subito perché “se entreranno in vigore i tagli previsti dal governo in Finanziaria uccideranno l’università italiana. A lanciare l’allarme è lo stesso Franceschini che spiega: “Siamo disponibili al confronto parlamentare sul merito, per spendere meglio le risorse affidate all’università ma la premessa è: il governo rinunci ai tagli previsti per il 2010, aspettiamo una risposta”. Anche perché con la crisi economica attuale se c’è un settore sul quale investire “in questo momento per restare competitivi, questo è proprio il nostro capitale umano, i giovani sono una vera risorsa”. E pensando alle statistiche non si può che concordare con Franceschini: “è paradossale che mentre l’Italia è l’ultimo tra i 18 paesi Ocse a investire su ricerca e università ed è ultima anche per numero di laureati, il governo abbia deciso un taglio del 50% sulle spese di funzionamento”.

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