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Appello editori e giornalisti al Parlamento: «Pessima legge ritiratela», di Natalia Lombardo

Hanno lanciato un appello congiunto contro il disegno di legge sulla diffamazione, la Federazione nazionale della Stampa e la Federazione degli Editori. Un «appello estremo al Parlamento e alle forze politiche perché si evitino, finché si è in tempo, soluzioni finali inappropriate». E si ritiri la legge «monstre» che oggi potrebbe essere votata nell’aula del Senato. Lo sciopero dei giornalisti è stato solo rinviato, ma la mobilitazione non si ferma e stasera i giornalisti protesteranno in un presidio-fiaccolata in piazza del Pantheon, dalle 19 alle 21. E oggi scadono i 30 giorni di sospensione per l’esecuzione della condanna per diffamazione a 14 mesi di reclusione per Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, il quale ha dichiarato di non voler usufruire delle pene sostitutive e di voler andare a San Vittore.
L’appello «Dignità delle persone, diritto d’informare», inizia così: in occasione della discussione al Senato del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa «la Fieg e la Fnsi si uniscono nel rinnovare al Parlamento e a tutte le forze politiche l’appello a non introdurre nel nostro ordinamento limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni sproporzionate e inique a carico dei giornalisti con condizionamenti sull’attività delle libere imprese editoriali, senza peraltro che siano introdotte regole efficaci di riparazione della dignità delle persone per eventuali errori o scorrettezze di stampa».
Nell’aula del Senato è stata reintrodotta la pena del carcere, ma solo per il giornalista e non per direttori e vice, limitando così fortemente l’autonomia e la condizione di chi fa informazione d’inchiesta. Nell’appello Fieg-Fnsi, infatti, si sottolinea che le norme proposte, (sulle quali il governo era contrario) «hanno carattere di incostituzionalità e sono palesemente incoerenti con l’articolo 110 del Codice penale, nonché con l’articolo 57 relativo ai reati a mezzo stampa».
È quindi «una pessima legge che introduce norme assurde, rispetto alle quali le ragioni di protesta e la richiesta di ritiro di questo provvedimento sono comprese e condivise da Fieg e da Fnsi». E con le misure previste dal ddl (il carcere per i giornalisti, le sanzioni da 5mila a 50mila euro, l’obbligo di rettifica non commentata anche per il web e altro), si introducono «solo elementi di condizionamento, di paura per la possibile esplosione di querele temerarie e di controllo improprio che non possono essere condivisi».
Fieg e Fnsi riconoscono comunque che «equilibrate sanzioni economiche e rettifiche documentate e riparatrici» debbano essere in linea con «i principi europei delle nazioni più evolute», con il diritto all’informazione per i cittadini e la tutela della dignità delle persone.
Oggi quindi la giornata decisiva: in Senato nel pomeriggio è previsto il voto sull’articolo 1, il cuore del ddl, sul quale il Pd ha chiesto il voto segreto nella speranza che venga bocciato (sulla carta i numeri non ci sono). Se il ddl venisse levato dall’ordine del giorno, finirebbe nel cassetto. Nel caso invece che dovesse passare, la battaglia per affossarlo si sposterebbe alla Camera.
Vincenzo Vita, senatore Pd, auspica che venga accolto l’appello di Fnsi e Fieg e annuncia comunque che sarà «data battaglia per il ritiro del provvedimento. Se non accadrà, faremo di tutto per farlo cadere con il voto
L’Unità 26.11.12