Giorno: 3 Settembre 2009

Scuola: Ghizzoni, “Gelmini come le tre scimmiette, non vede, non sente, non parla”

“Il ministro Gelmini fa come le famose tre scimmiette: non vede i problemi della scuola, non sente la protesta di insegnanti, famiglie e studenti e non dice nulla su come intenda risolvere questi problemi per fare della scuola la leva dello sviluppo del paese. Prima porta alla disperazione migliaia di persone poi dice che non è affar suo. In realtà, ha dimostrato ancora una volta che è stata nominata per attuare il programma di Tremonti e Berlusconi, cioè massacrare la scuola pubblica” . Lo dice Manuela Ghizzoni, capogruppo dei Democratici nella Commissione Cultura di Montecitorio “un luogo dove il ministro nell’ultimo anno – ricorda Ghizzoni – non ha mai messo piede, così come ha snobbato il voto dello scorso 15 luglio in Aula sulla mozione del Pd per una scuola di qualità. Stupisce e amareggia che dopo i tagli draconiani di 8 miliardi alla scuola e i conseguenti 120 mila posti di lavoro cancellati, oggi la ministra non abbia trovato di meglio da dire: “il precariato non l’ho creato io”. Poco ci mancava che ammettesse …

“La nuova formazione? Solo un bluff”, di Giunio Luzzato

È stato spacciato come un «nuovo sistema di formazione», ma non risolverà alcun problema e ne creerà molti. Per capire la vera natura della proposta del ministro Gelmini è però prima di tutto necessaria una ricostruzione storica. L’ultimo concorso per essere assunti quali insegnanti sulla base del merito è stato bandito dal ministro Luigi Berlinguer nel 1999. Da dieci anni, si va avanti con le «graduatorie». Poi, nel quinquennio 2001-2006 la ministra Moratti proclamò innovazioni a parole, ma nei fatti lasciò marcire il problema. I posti liberi non venivano coperti, la percentuale di precari tra i docenti aumentò fino al 20%. Nell’anno e mezzo del governo Prodi i ministri Fioroni e Mussi misero le premesse per una soluzione, ma non conclusero. Le graduatorie furono poste “a esaurimento” e fu impostato un piano triennale di 150.000 assunzioni, realizzato circa per metà, che le avrebbe quasi completamente riassorbite: a differenza di quanto qualcuno afferma, non si trattava di “assistenzialismo” con reclutamenti non necessari, ma della mera sostituzione di personale stabile in luogo di quello che ogni anno …

“Gli economisti e la crisi : «Ecco perché non possiamo restare in silenzio»”

Caro direttore, sin da quando ha riassunto responsabilità di go­verno, nel 2008, il ministro Giu­lio Tremonti ha intrapreso un processo agli economisti. Accu­satore e giudice al tempo stesso, ha emes­so successivi verdetti di condanna, la pe­na consistendo nell’obbligo al silenzio per almeno due anni, in specie su que­stioni di politica economica. La motiva­zione pare essere la seguente: non avere gli economisti previsto la crisi e aver anzi accettato o addirittura esaltato le degene­razioni che la provocarono. Per un’oppor­tuna opera di rieducazione viene suggeri­ta la lettura dei libri del ministro. Nessuno di noi è disposto a stare zitto. Un compito importante della nostra pro­fessione, in Italia e altrove, consiste nel sottoporre a valutazione ragionata la poli­tica economica dell’esecutivo. Lo abbia­mo fatto con i governi passati, continue­remo a farlo e ci pare preoccupante che oggi in Italia sia tanto difficile avere un confronto pubblico pacato sulla politica economica in tempi di crisi: sulla Legge Finanziaria 2010, sull’efficacia dei provve­dimenti che il governo ha finora adottato e sulla loro sorte. Non abbiamo difficoltà a riconoscere che questa crisi …

“La pace, gli ultimi la fame: le battaglie di una donna vera”, di Susanna Turco

«Teresa era una fiamma, era tutta nella sua chioma di capelli rossi che raccontava bene la sua ostinazione, la sua combattività e anche la sua totale ingenuità. Ci conoscevamo da dieci anni,una amicizia abbastanza profonda e non priva di conflitti, perché era una donna morbida, ma molto ferma. E anche i litigi, non erano mai gravi, perché condividevamo i principi, i valori. A lei l’hanno guidata per tutta la vita, io ero un neofita al confronto. Ma non so, da dove vogliamo cominciare? Dal fatto che Teresa non c’è più direi, mi sembra il dato più concreto». Vauro è asciutto come le sue vignette. Teresa Strada la ricorda, dice, come se fosse viva, e come se lui stesse solo contribuendo a costruire un articolo,un ritratto. Fuma sigarette a ripetizione, intanto. Un sibilo al telefono, pare che piangano al posto suo. «Una donna, anzitutto questo. Teresa è soprattutto una donna, capace come lo sono le donne di essere ingenua a partire da una profondissima intelligenza e sensibilità. Questa ingenuità, unita a una forte passione, la portava …

“Le radici dell’omofobia”, di Adriano Sofri

Un mio amico gay (sapete la frase: «Non ho niente contro l’omosessualità, ho anche un amico gay») mi dice che non sa bene che cosa voglia dire questa recrudescenza di odio e violenze omofobe, e nemmeno quanto sia reale. Può darsi, dice, che la differenza principale stia nella reazione: oggi non siamo più disposti a passarle sotto silenzio e a lasciarle impunite. La violenza omofoba non si è mai fermata. Può darsi, dice, che l’incattivimento generale del nostro tempo la irriti di più: dopotutto, gli omosessuali sono da sempre lì a fare da bersaglio, loro e gli altri diversi per eccellenza, votati a far da capri espiatori, ebrei, zingari. Roma poi, dice, è la magnifica città d’elezione delle discriminazioni e dei razzismi. I fascistelli (grazioso diminutivo, quasi vezzeggiativo, come Svastichella) si trovano il piatto servito al giorno d’oggi: c’è la Gay Street, si va a tirare un paio di bombe, poi quando ti inseguono si tira fuori una pistola (una pistola intera, non una pistolella) e si torna al calduccio del proprio covo. Il mio …

“Mandante e utilizzatore”, di Giuseppe D’Avanzo

Mai come oggi, i caratteri del “male italiano” sono il conformismo, l’obbedienza, l’inazione. Anche ora che un assassinio è stato commesso sotto i nostri occhi. Assassinio. Con quale altra formula si può definire – in un mondo governato dalla comunicazione – la deliberata e brutale demolizione morale e professionale di Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, “reo” di prudentissimi rilievi allo stile di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto? Un funzionario addetto al rito distruttivo – ha la “livrea” di Brighella, dirige il Giornale del Padrone – «carica il fucile». Così dice. Il proiettile è un foglietto calunnioso, anonimo, privo di alcun valore. Si legge che Boffo è un «noto omossessuale». La diceria medial-poliziesca ripetuta tre o quattro volte assume presto la qualità di un prova storica. Non lo è. Non lo è mai stata. Brighella è un imbroglione e lo sa, ma è lì per sbrigare un lavoro sporco. Gli piace farlo. Se lo cucina, goloso. Colto con le mani nel sacco delle menzogne, parla ora d’altro: qualcuno gli crede perché sciocco o pavido. Non è Brighella a intimorire. …

“In troppi nelle classi’. E denunciano la Gelmini”, di Raphael Zanotti

I tagli alla scuola del ministro Mariastella Gelmini mettono a repentaglio la sicurezza degli allievi e la loro capacità di apprendere». E questo, val bene un esposto. La battaglia è del Codacons che ha lanciato una campagna su tutto il territorio nazionale inviando un esposto a 104 procure della Repubblica e a 104 direttori scolastici. Secondo l’associazione dei consumatori i provvedimenti presi dal ministro faranno diminuire così tanto il numero degli insegnanti da rendere necessaria la costituzione di classi con più di 25 allievi. Ma questo – sostiene il Codacons – è una grave violazione delle norme giuridiche. In particolare il decreto ministeriale del 1992 sulle norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica che recita all’articolo 5: «Il massimo affollamento ipotizzabile è fissato in 26 persone per aula (considerati 25 studenti e 1 insegnante, ndr)». Ma anche la legge 820 del 1971 che sostiene: «Il numero massimo di alunni che possono essere affidati a un solo insegnante non può essere superiore a 25 anche ai fini delle attività integrative e degli insegnamenti speciali di cui …