Giorno: 27 Giugno 2010

Allarme inquinamento. Coste e isole a rischio

Legambiente presenta il rapporto ‘Mare Nostrum 2010’: “Cattiva depurazione e cementificazioni abusive restano i mali endemici”. E tra i nuovi nemici delle nostre acque arrivano le trivellazioni petrolifere off-shore VENEZIA – Crescono i reati di inquinamento e abusivismo sulle coste italiane, sono a rischio aree di pregio e le isole minori. L’allarme viene lanciato da Legambiente nel rapporto ‘Mare Nostrum 2010’ presentato oggi a Venezia. “Cattiva depurazione, inquinamento e cementificazioni abusive restano i mali endemici del mare italiano, che niente e nessuno sembra poter scalfire”, spiega Legambiente. Il rapporto è stato presentato in occasione della partenza della Goletta Verde, la campagna di monitoraggio delle acque marine dell’associazione ambientalista. Le percentuali. Il 2009 ha visto una crescita dell’abusivismo edilizio del 7,6% rispetto all’anno precedente. L’inquinamento per scarichi fognari illegali, cattiva depurazione e inquinamento da idrocarburi è aumentato addirittura del 45%. I sequestri sono saliti del 46,2% passando dai 4.049 del 2008 ai 5.920 del 2009. Calati invece del 40% circa i reati accertati fra la costa e il mare, 8.937 infrazioni nel 2009 a fronte delle …

«Tra mercati e sondaggi», di Tommaso Padoa-Schioppa

La riunione del G20 è una riprova di quanto sia impervio il cammino verso un governo mondiale dell’economia. Essa doveva affrontare due grandi questioni cui l’interdipendenza economica e finanziaria ha dato carattere globale: quali nuove regole adottare per il sistema finanziario; quale crescita perseguire e, dunque, se riequilibrare i conti pubblici o sostenere l’attività economica. La difficoltà era duplice: le questioni sono di per sé ardue e per di più sono al centro di discussioni e negoziati politici entro i Paesi ancor più che tra essi. Sono difficoltà per così dire congenite, ineliminabili: i problemi posti dalla situazione economica e finanziaria infatti non sono certo passeggeri e la ricerca di accordi internazionali continuerà a intrecciarsi con quella del compromesso e del consenso interni. Per i Paesi cosiddetti emergenti le due questioni sono relativamente meno ardue perché essi sono sostenuti da una crescita economica robusta e, per ora, pressoché inarrestabile. L’uscita dalla povertà è una trasformazione degli stili di vita che, una volta avviata, difficilmente si ferma prima che l’acqua corrente e l’elettricità siano arrivate in …

«Sovversivi di governo», di Guido Melis

Facciamo un quiz. Trovatemi un altro paese democratico nel quale un partito di governo abbia organizzato una fiaccolata per contestare (ancor prima del relativo giudizio) l’applicazione corretta della legge elettorale da parte della magistratura. Oppure uno Stato, che non sia ben inteso qualche remota repubblica delle banane, nel quale un tale, essendo indagato, sia stato nominato a tambur battente ministro unicamente per consentirgli di sfuggire ai suoi giudici. Difficile trovarlo, vero? Viviamo in Italia una inesorabile deriva delle regole base che presiedono alle democrazie moderne. Queste regole vivono, in genere, del tacito patto tra gli attori del gioco politico, secondo il quale esse valgono sempre e comunque, indipendentemente dal fatto che possano di volta in volta svantaggiare l’uno o l’altro dei contendenti. Sono regole, appunto: cioè sono caratterizzate da un alto tasso di rigore formale, da un elevato grado di astrattezza e di neutralità, da una tassatività assoluta, che non consente eccezioni nella loro applicazione. Come ci ha insegnato la scienza politica, la democrazia vive di regole: sicché se una Corte dice che il voto …

«Da Porta Portese a pezzi di Dolomiti, il patrimonio in vendita col federalismo demaniale»

Dal mercato di Porta Portese agli ‘isolotti prossimi alla Maddalena. L’agenzia del demanio mette nero su bianco la lista dei beni dei quali gli enti locali (in primis i Comuni) possono fare richiesta in base al federalismo demaniale. Fabbricati e terreni che possono ottenere a titolo gratuito, con l’obiettivo della loro valorizzazione ma non solo, anche eventualmente della ‘alienazionè, ovvero la vendita, a patto che l’introito sia destinato all’abbattimento del debito pubblico. Tanto è vero che accanto a ogni ‘benè, viene indicato un ‘valore di inventariò, che ammonta complessivamente a poco più di tre miliardi (3.087.612.747). L«elenco provvisoriò messo a punto dall’agenzia del Demanio e di cui l’Ansa è in possesso, è composto di 11.009 schede per un totale di 19.005 cespiti. È quello del Lazio e in particolare di Roma il territorio ‘più fortunatò, con beni che, oltre allo storico mercato di Porta Portese vanno dal cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti al museo di Villa Giulia all’intero Idroscalo di Ostia dove morì Pier Paolo Pasolini. Ma nella lista di patrimonio disponibile entrano anche …

"Da Borromini ai suini gli affari improbabili della Beni culturali Spa", di Alberto Statera

Dal Borromini ai suini. Dai suini alle bietole. Che male c´è? La «Beni Culturali Spa» non si formalizza tra siti storici, musei, opere d´arte, statue, dipinti, archeologia e porcilaie. E persino campi di bietole per produrre agroenergia, nuova passione del direttore dei Musei Mario Resca. Attraverso le sorelline culturali Arcus Spa e Ales Spa, società pubbliche ma di diritto privato, si tratta di spendere centinaia di milioni di denaro pubblico in deroga, senza controlli di legittimità del Parlamento e della Corte dei Conti, in ossequio alla religione berlusconiana del fare e fare in fretta. Fare che? Soprattutto fare affari. Come nel modello Protezione Civile Letta-Bertolaso. E come in quello dell´ex ministro Pietro Lunardi, che pare si sia portato via un palazzo nel centro di Roma a un quarto del suo prezzo, complice l´eccellente dominus vaticano Crescenzio Sepe, cardinale nella manica di Papa Wojtyla, ma esiliato subitaneamente a Napoli da Papa Ratzinger. Per merito degli antichi predecessori Gregorio XV e Innocenzo X, fu il Borromini verso il secondo decennio del 1600 a disegnare la facciata del …

"Il boomerang finale dell´aldo longobardo", di Eugenio Scalfari

Nella società tribale dei longobardi, tra il servo e l´uomo libero esisteva una categoria intermedia: quella degli “aldi”. L´”aldo” era in qualche modo simile al liberto romano, ma con una notevole differenza: il liberto era uno schiavo liberato; in quanto tale aveva l´obbligo non solo morale ma addirittura giuridico di restar fedele alla “gens” cui apparteneva il suo liberatore. L´”aldo” invece non era stato beneficiario d´una vera e propria liberazione: semplicemente non era più soggetto alle limitazioni dei servi, si poteva muovere liberamente sul territorio e poteva anche svolgere affari e negozi in proprio nome, ma doveva fedeltà e obbedienza assoluta al suo padrone, assisterlo, rappresentarlo e battersi per lui e soltanto per lui. La volontà del suo padrone era la sola sua legge. Queste cose pensavo quando Aldo Brancher è asceso nei giorni scorsi agli onori della cronaca. Chi meglio di lui raffigura l´”aldo” longobardo? Chi più di lui ha rappresentato il suo padrone ed ha stipulato negozi per lui? Negozi di alta politica (snodo di collegamento tra Berlusconi e la Lega) e negozi …

"Il futuro ha bisogno di alternative", di Barbara Spinelli

D’un tratto, come se la crisi economica cominciata nel 2007 non fosse passata da queste parti, è riapparsa nei vocabolari un’espressione molto usata negli Anni 80: «Non c’è alternativa». L’acronimo inglese, Tina (There is no alternative), caratterizzò i governi di Margaret Thatcher, e la fiducia che a quei tempi si nutriva nelle virtù indiscutibilmente razionali delle forze di mercato. Queste ultime non andavano regolate: si regolavano da sole, a condizione di esser lasciate senza briglie. Il dogma del mercato mise a tacere dissensi e recriminazioni spesso irragionevoli, ma finì col congelare il pensiero e le sue risorse multiformi. Il fallimento del comunismo accentuò questi vizi di immobilità, perché ogni idea diversa era considerata a questo punto una messa in questione radicale dell’economia di mercato. La stessa parola alternativa era in anticipo screditata, proscritta. Chi aveva l’ardire di pensare o immaginare alternative era accusato di avvelenare e addirittura sovvertire il grande idolo dei fondamentalisti che era il tempo presente. La fiducia nel dogma ha trovato nel 2007 la pietra su cui è inciampata, e cadendo ha …