Giorno: 23 Luglio 2010

"Parchi naturali a rischio così il taglio dei fondi colpisce pinete e camosci", di Antonio Cianciullo

Quanto valgono il camoscio del parco del Gran Paradiso e l´orso marsicano, i terrazzamenti delle Cinque Terre e il Vesuvio, le praterie di posidonia di Ustica e il pino loricato del Pollino? Molti si troverebbero in difficoltà di fronte a una domanda del genere. Ma il governo ha una risposta pronta: meno di un caffè all´anno a testa per ogni italiano. La Finanziaria ha decretato che i 50 milioni di euro di un finanziamento già ridotto all´osso sono troppi per la natura protetta. Dopo aver provato a cancellare i parchi nel 2008 inserendoli nell´elenco degli enti inutili, il centrodestra è tornato alla carica dimezzando i fondi: non basteranno più nemmeno per l´ordinaria amministrazione. I parchi nazionali e le aree marine protette dovranno licenziare le guide e chiudere i centri visita. Tagliare le gambe all´ecoturismo, uno dei pochi settori con il segno più. Lasciare mano libera ai bracconieri. Rinunciare a presidiare le eccellenze gastronomiche che hanno contributo a imporre l´italian style nel mondo. Un milione e mezzo di ettari, dalle dune alle zone umide, dalle foreste …

"E per i blog resta la mannaia", di Fabio Chiusi

L’ultimo testo del disegno di legge sulle intercettazioni non ha eliminato l’articolo che soffoca la conversazione in Internet: una sequela di obblighi burocratici che non esistono in nessun Paese libero. Prima di cantare vittoria, meglio assicurarsi di poter aprire la bocca. E il nuovo emendamento del governo al disegno di legge sulle intercettazioni, quello che secondo alcuni toglierebbe il “bavaglio”, in realtà non lo consente. Non in rete, almeno: dato che il comma 29 – meglio conosciuto come “ammazza-blog” – resta invariato. Continuando così a prevedere l’estensione dell’obbligo di rettifica contenuto nella disciplina per la stampa ai “siti informatici”. Che cosa significa? In soldoni, che qualsiasi blogger non rettifichi un post entro 48 ore dalla richiesta, rispettando inoltre stringenti criteri grafici, di posizionamento e visibilità, rischia di incorrere in una multa fino a 12.500 euro. Insomma, bastano un paio di giorni al mare oppure una rettifica data nel modo sbagliato per ritrovarsi con diverse migliaia di euro da pagare. Un ragazzo che scrive un’inesattezza e poi parte per un week end senza collegarsi a Internet, …

"Troppi segreti poche verità", di Giovanni Bianconi

Fra le molte novità introdotte nel 2007 dalla riforma dei servizi segreti, c’è la temporaneità del segreto di Stato: quindici anni più, eventualmente, altri quindici. Trenta al massimo, è stato stabilito. Ma ora una commissione governativa incaricata di studiare modifiche e migliorie suggerisce la possibilità di reiterare, dopo quella scadenza, la classificazione dei documenti da parte degli stessi servizi di sicurezza, secondo i loro canoni: segreto, segretissimo, riservato, riservatissimo. Che hanno altre regole e nuove decorrenze. Non più segreto di Stato deciso dall’autorità politica, quindi, ma reintroduzione di un segreto di fatto; non opponibile al magistrato, ma a tutti gli altri sì. Se questa proposta verrà accolta, il messaggio lanciato dalla tanto attesa riforma sul segreto finalmente a tempo—nel Paese che ha una solida e sfortunata tradizione in materia di spionaggio deviato e trame oscure—finirà per diventare l’ennesima promessa non mantenuta. Un modo per far sospettare che si sia trovato l’inganno, dopo aver fatto la legge. Sappiamo che tecnicamente la materia è complessa, e che ci possono essere legittime ragioni per non divulgare un atto …

"Renzo Bossi re delle Prealpi", di Michele Serra

La successione dinastica decisa da Umberto rischia di creare attriti con i fratelli e i cugini. Quasi inevitabile che le gelosie tra Eridano, Padanio e Ticino portino alla Guerra delle Due Canottiere. Renzo Bossi Renzo BossiLa soluzione dinastica decisa da Umberto Bossi (gli succederà il figlio Renzo) desta l’interesse di storici e politologi. La decisione di Bossi è giudicata legittima: l’ereditarietà delle cariche non esiste nelle democrazie europee, e dunque in Italia è perfettamente ammissibile. Piuttosto, preoccupa l’eventualità di guerre di successione scatenate dagli altri figli, che potrebbero anche non ricorrere ai metodi più indolori, come il fratricidio, e imboccare la via delle armi. L’Università di Pavia ha elaborato una serie di proiezioni poco prima che il nuovo rettore leghista la riconvertisse in un allevamento di dobermann. 2020 Il giovane Renzo succede al padre Umberto, nel frattempo divenuto Re delle Prealpi. Nella Reggia di Varzi viene cinto della Corona Stagionata, una preziosa treccia di salamini e trucioli di alluminio simbolo dell’economia padana. Pronuncia la storica frase “Dio me l’ha data, eppur si muove”, facendo sopprimere …

"Il decreto interministeriale n. 55 del 6 luglio 2010 non esiste!", di Mario Piemontese

Il TAR ha citato nell’ordinanza del 20 luglio il decreto interministeriale n. 55 del 6 luglio 2010, mentre l’Avvocatura dello Stato nella memoria del 13 luglio trasmessa al TAR ha citato il decreto interministeriale n. 55 del 6 luglio 2009. Il TAR del Lazio ha ravvisato l’illegittimità della C.M. n.37/10 perché con la circolare è stato trasmeso uno schema di decreto interministeriale sull’organico del personale docente per l’a.s. 2010/2011 e non un decreto. Il TAR inoltre ha affermato nella stessa ordinanza che tale decreto è il n. 55 del 6 luglio 2010. L’Avvocatura dello Stato nella memoria consegnata al TAR sostiene che il ricorso avverso la C.M. n. 37/10 è infondato perché la circolare è stata emanata dopo il decreto interministeriale n. 55 del 6 luglio 2009 relativo all’organico del personale docente per l’a.s. 2009/2010. E’ evidente che qualcosa non va! Cominciamo dall’Avvocatura dello Stato. L’Avvocatura dello Stato confonde l’organico del personale docente per l’a.s. 2009/2010 con quello per l’a.s. 2010/2011. Cita infatti un decreto intrministeriale del 2009 sull’organico per l’a.s. 2009/2010 per giustificare la …

"Scontro tra Tremonti ed enti locali. Il decreto sul federalismo blocca i fondi a comuni e province che non collaborano", di Nicoletta Cottone

È arrivato il primo via libera del Consiglio dei ministri al decreto attuativo del federalismo fiscale sui fabbisogni standard di Comuni e Province. Il testo ora passerà all’esame della Conferenza Stato-Regioni e della commissione bicamerale per il federalismo fiscale per poi tornare dopo l’estate in Cdm per il via libera definitivo. Si tratta del secondo decreto legislativo della delega sul federalismo fiscale. Il testo prevede il blocco ai fondi per i comuni e per le province che non collaborano all’attuazione del federalismo. La Sose (Società per gli studi di settore), infatti, potrà chiedere ai comuni e alle province di fornire, entro 60 giorni, tutti i dati necessari alla definizione dei fabbisogni standard. Chi non dovesse collaborare sarà «sanzionato con il blocco, sino all’adempimento dell’obbligo, dei trasferimenti a qualunque titolo erogati». Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha rassicurato sui tempi del decreto per l’autonomia fiscale degli enti locali che oggi hanno bocciato all’unanimità i tagli alla manovra: arriverà entro fine mese «nel rispetto dell’accordo firmato con i Comuni». Dunque non ci saranno slittamenti oltre la data …

"Un paese senza politica industriale", di Luigi La Spina

L’esercizio è semplice, ma l’effetto è impressionante. Basta accostare due notizie, registrate da tutti i giornali negli ultimi giorni. La prima, in ordine di tempo, si riferisce al rapporto Svimez 2010 sull’economia del nostro Mezzogiorno, dove si segnala addirittura il rischio di «una estinzione» dell’industria nel Sud. La seconda, di ieri, riporta le dichiarazioni dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nelle quali si annunciano, da Detroit, il passo decisivo e obbligato dell’azienda sulla via dell’internazionalizzazione e la scelta di spostare in Serbia la costruzione della nuova monovolume, in un primo momento prevista a Mirafiori. Il drammatico allarme del più importante istituto di analisi economico-sociale sulla condizione delle nostre regioni meridionali e la cruda chiarezza con cui Marchionne esprime scetticismo sulle garanzie che negli stabilimenti italiani si possano ottenere per attuare progetti di investimento così impegnativi hanno suscitato nella classe politica e in quella sindacale del nostro Paese reazioni sconcertanti. Da una parte, deprecazioni generiche all’insegna di un meridionalismo sempre più vecchio e senza idee. Dall’altra, minacce, barricadiere nei toni e vane nella sostanza, contro le …