attualità, politica italiana

"Pd in pressing sulla Lega. Ma serve tempo", di Goffredo De Marchis

Pier Luigi Bersani continua a puntare la Lega: «Qualche contatto c´è, ma sono abbottonati – raccontava ieri ai suoi fedelissimi -. Si prenderanno agosto per pensarci su». Per pensare cioè al governo di transizione, alla via d´uscita che il Partito democratico offre a Bossi. Il Pd ha incassato ieri una frattura nel campo dell´opposizione sulla mozione di sfiducia a Caliendo. L´Udc e l´Api di Francesco Rutelli oggi si riuniscono con i finiani per stabilire una linea comune, l´astensione sul documento presentato dai democratici. Ma Bersani non è affatto preoccupato: «Sarà evidente comunque la spaccatura della maggioranza. E si vedrà bene che a Berlusconi sono rimasti solo i leghisti. Dal pratone di Pontida, dai balconi della Padania il voto di Pdl e Lega a favore del sottosegretario indagato non sarà un bello spettacolo».
Oggi e domani può andare in scena la saldatura embrionale di un terzo polo con Casini, Fini e Rutelli. Ed è lo spunto usato da Antonio Di Pietro per contestare la posizione del Pd. «Era meglio rimandare la mozione a settembre – accusa il capogruppo dell´Idv Massimo Donadi -. Il Pd forse sperava di fare il colpaccio, ma così si ritrova l´opposizione divisa». Sono stilettate che non si conciliano con la proposta lanciata dall´ex pm di un partito unico Pd-Idv. Del resto questa idea è lontanissima dal sentimento di quasi tutto il Pd. «Non si fanno le battaglie solo pensando alla tattica – spiega Dario Franceschini -. Forse qualcuno ci aveva preso gusto perché le mozioni contro Cosentino e Brancher li hanno costretti alle dimissioni. Ma è giusto sollevare il problema anche stavolta». Il capogruppo del Pd vuole «vedere con grande interesse» la prima prova dell´esecutivo dopo lo strappo dei finiani. E non dispera che la scelta finale sia un sostegno alla mozione, non un´astensione. «Andrà motivata la scelta di apprezzare le dimissioni di Cosentino e Brancher e di non votare l´uscita di Caliendo».
L´approccio alla Lega ieri è venuto anche dalla presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. «Il Carroccio sulla legge elettorale è un interlocutore interessato soprattutto se si parla del ripristino del rapporto diretto con il territorio», ha detto la Finocchiaro ai senatori democratici. «Dobbiamo offrire uno spazio a Bossi», ha confermato Bersani. Poi si vedrà qual è la formula migliore. «Il governo si troverà nei guai anche se i finiani si astengono domani. Ha franato, ormai. E se dopo ci sarà un esecutivo tecnico o di transizione – dice rispondendo all´intervista di Veltroni a Repubblica – lo vedremo. Sono sottigliezze su ipotesi che ancora non si sono affacciate». Ma il Pd unito sul governo di transizione comincia a registrare alcune puntualizzazioni. Rosy Bindi è favorevole a una fase di decantazione in caso di crisi. Però avverte: «Non con Tremonti. È un ministro dell´Economia che abbiamo duramente contestato, non può interpretare il dopo Berlusconi. Alleanze innaturali sì, premiership innaturali no».

La Repubblica 03.08.10

******

Beppe Grillo: «Dico sì al governo tecnico magari a guida Montezemolo»

Guai a dirgli che “scende in campo”, e non solo per la formula che gli ricorda l’odiato «psiconano». Guai a trattarlo come il leader del “suo” Movimento 5 stelle. «Mica c’abbiamo il leader noi, non abbiamo più bisogno della mamma, io sono solo quello che fa la comunicazione, che ci ha messo la faccia, altrimenti non saremmo arrivati nemmeno nel quartiere», protesta Beppe Grillo. Eppure è stato lui, ieri, a lanciare sul suo seguitissimo blog la candidatura del “suo” movimento alle prossime politiche, che siano nel 2013 o prima, e alle comunali 2011 a Milano, Torino, Bologna e e Genova. Ed è stato sempre lui a fare un serissimo discorso politico, sempre sul blog, sostenendo che andare alle urne subito «è pura follia», «cupio dissolvi», e a benedire un governo tecnico «di durata sufficiente per mettere sotto controllo il debito pubblico che sta esplodendo nel silenzio generale, per cambiare la legge elettorale, per eliminare i rimborsi elettorali ai partiti (nel rispetto del referendum) e per fare una legge sul conflitto di interessi che elimini alla radice il problema Berlusconi». Un programmino niente male.

Ma con chi si potrebbe fare, visto che lo stesso Grillo bolla l’attuale parlamento come composto da «irresponsabili, leccapiedi e arrivisti»?
«Mah, non lo so, chiunque si impegni a fare queste cose, magari Montezemolo… ma andrebbe bene anche Totò u Curtu se si impegnasse a fare queste cose, perché votare un’altra volta i nominati sarebbe una presa per il culo».

Governo tecnico, dunque.
«Basta che non ci siano politici dentro, la parola “politico” non vuol dire più niente».

E quale legge elettorale vorrebbe?
«Le preferenze, per votare il candidato. Se non si fanno queste cose è inutile andare a votare, lo capisce anche mio figlio».

Ma lei proprio non si candida?
«Macché, io ho 62 anni, e non ho neppure i requisiti. E poi mi ci vede a me in Parlamento interrotto da un Gasparri?».

Sarebbe divertente…
«Ma no, per carità. Io faccio la comunicazione, i candidati li sceglieremo sul web, con un clic su un portale che stiamo preparando. Saranno trentenni, come quelli che sono stati eletti nei Comuni e nelle Regioni, facce nuove. Io solo dato l’abbrivio a un movimento spontaneo di cittadini». «I ragazzi hanno raccolto 500mila voti e hanno rifiutato i rimborsi elettorali, hanno dimostrato a tutto l’arco parlamentare che la politica con la P maiuscola si può fare senza soldi. Per questo li temono, perché con loro i rinoceronti sono rovinati».

E se si votasse voi andreste soli contro tutti?
«Ma certo, da soli. Noi le nostre battaglie le facciamo con milioni di cittadini nei movimenti».

Nessuna alleanza contro Berlusconi?
«Ma stiamo scherzando, i partiti sono polvere, anime perse. Si fanno gli ospedali su discariche radioattive, su continua a stampare debito, a svendere i beni dello Stato, di cosa stiamo parlando? Guardi Fini che ha sostenuto per quindici anni lo psiconano e ora si atteggia a extravergine».

Già, ma lei crede che un governo tecnico potrebbe fare addirittura il conflitto di interessi?
«Ci sono milioni di cittadini che lo chiedono, come vogliono una riforma della borsa, del management. Ecco perché fa paura il mio movimento, perché informa le persone, e i ragazzi del movimento ne sanno molto più di me: sono giovani che si occupano ormai da anni delle proprie città».

La chiosa è secca:
«Il nostro movimento esiste ed esisterà sempre di più, i partiti sono destinati alla polverizzazione. E basta definirmi come quello del populismo e dell’antipolitica: io voglio che i trentenni, che i cittadini con l’elmetto prendano il posto di questi rinoceronti che sono lì da trent’anni: questa è politica».

L’Unità 03.08.10