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"Il voto non ci fa paura, vinceremo nascerà l'Alleanza Costituzionale", intervista a Dario Franceschini di Umberto Rosso

“Se Berlusconi rompe e va alle elezioni, le perde. Vince il centrosinistra. E lui lo sa bene. E’ un bluff, agitato per spaventare Fini”.
Come fa ad esserne così certo, onorevole Franceschini?
“Perché il bilancio di due anni di governo è del tutto fallimentare, gli italiani se ne sono accorti sulla propria pelle. E poi perché di fronte ad una situazione di emergenza – con Berlusconi che va al voto per ottenere i pieni poteri, stravolgere la Costituzione e puntare al Quirinale – scatterebbe una risposta straordinaria e di emergenza da parte di tutta l’opposizione”.

E cioè?
“La nascita di una alleanza costituzionale. Aperta a tutte le forze che alla svolta autoritaria di Berlusconi sono pronte a dire di no”.

Chi ne farebbe parte?
“Chi ci sta. Partendo naturalmente dal Pd, da Di Pietro, dalla sinistra che è fuori dal Parlamento”.

Casini?
“Casini è all’opposizione, e dunque è evidente che si tratta di un nostro interlocutore naturale”.

Il leader dell’Udc però, oggi, pensa a governi di responsabilità nazionale. Berlusconi lo corteggia: se torna nel centrodestra non crollano le vostre speranze?.
“E’ vero, c’è un pressing forte di Berlusconi ma Casini dimostra di saper resistere. Del resto conosce, per averlo sperimentato, come si vive male nel centrodestra del Cavaliere. Io non ho l’impressione che sia tentato dal bis”.

La futura alleanza costituzionale imbarcherebbe pure Fini?
“Fini sta conducendo la sua battaglia all’interno del campo di centrodestra”.

Niente finiani, ma un fronte allargato da una parte a Casini e dall’altra a Vendola non significa fine della vocazione maggioritaria del Pd?
“Assolutamente no. Quella scelta è stata il più grande tentativo di modernizzazione della politica italiana ma a situazione di emergenza democratica, risposta di emergenza. Sarebbe un passaggio necessario per fermare la svolta autoritaria e arrivare alla costruzione di un bipolarismo moderno nel nostro paese”.

E se nasce il terzo polo di Casini, Fini e Rutelli?
“Vedremo, ma in ogni caso a chi toglierebbe voti? Certamente al centrodestra. Ecco un’altra buona ragione per prevedere una vittoria elettorale del centrosinistra”.

Chi sarebbe chiamato a guidare l’Alleanza, come si sceglie la leadership?
“Dipende dall’evolversi della situazione. Se la legislatura va avanti, abbiamo le primarie. Ma se la crisi si avvita, e rapidamente scatta la corsa alle urne, lo schema di gioco per forza cambia. Anche per ragioni di tempo, saremmo costretti a scegliere il nostro candidato premier magari solo in un mese”.

Il Pd per quale scenario lavora?
“Se ci sarà un’apertura formale di una crisi, ad un governo di transizione con al primo punto la modifica del Porcellum. Però se non dovesse andare così, non abbiamo alcuna paura di affrontare la prova delle urne anche con questa legge elettorale”.

Pare molto difficile trovare i numeri nell’attuale Parlamento per cambiare il Porcellum.
“Parliamone il giorno dopo l’apertura vera di una crisi di governo… Le carte si rimescolano, in tanti a quel punto non avrebbero più voglia di legarsi mani e piedi ad un Berlusconi dimissionario”.

Vede un tentativo di tregua nella maggioranza?
“Io ho visto la faccia di un leader al tramonto. Berlusconi, in conferenza stampa, era un uomo teso, insicuro. L’aria di uno che sta per andare a sbattere”.

Non crede al Berlusconi in versione colomba?
“No, era soltanto spaventato. Il modello berlusconiano sta crollando”.

E’ possibile una tregua con Fini?
“La dialettica non è prevista nel centrodestra del Cavaliere. Nega alla radice l’essenza stessa del suo sistema. Ho vinto io, comando io. L’assetto proprietario della politica non ammette il confronto interno. Sarebbe la fine stessa del mondo berlusconiano. Magari ci saranno alti e bassi, ma nella sostanza lo strappo con Fini è irrimediabile”.

Il Cavaliere teme contraccolpi elettorali?
“Usa l’arma del voto al contempo come una minaccia e come una tentazione. Come avvertimento per cercare di ridurre Fini a più miti pretese. Ma sogna anche il colpaccio grazie al Porcellum, che gli consentirebbe di mettere in lista solo i fedelissimi e di fare il pieno grazie ad un premio di maggioranza vergognoso: non è prevista la soglia minima, anche con il 30 per cento di voti si conquista il 55 per cento dei seggi. Però sa anche che questo sogno rischia di trasformarsi in incubo”.

I finiani sono pronti a sottoscrivere al 95 per cento la verifica.
“Ma Berlusconi già alza il tiro: perché a lui, in realtà, interessa solo il 5 per cento. Solo le leggi ad personam”.

La Repubblica 22.08.10

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