Mese: Agosto 2010

Pd, Bersani attacca la Lega "Sul territorio la battiamo 10 a 0", di Giovanna Casadio

Bersani rilancia l´orgoglio del Pd e attacca Bossi. In Lombardia roccaforte leghista, a Cremona, il segretario democratico rivendica la forza e il radicamento del partito. «Noi battiamo in questo la Lega 10 a zero – dice – Mi sono un po´ stancato di queste leggende metropolitane sul consenso che la Lega ha al Nord. Noi stiamo facendo in Italia 2000 feste Pd, abbiamo decine di migliaia di volontari. Non abbiamo niente da farci dettare ma casomai da dare lezioni in fatto di territorio e di radicamento». Dispiaciuto Bersani invece per quelle critiche, diffidenze e dubbi che – dopo gli apprezzamenti, soprattutto quello di Prodi – piovono ora sulla sua proposta di Nuovo Ulivo, ovvero di come riorganizzare il campo del centrosinistra e quindi la riscossa anti-Berlusconi. «Il Nuovo Ulivo può interessare Di Pietro, Sel e Rutelli», ribadisce. È il momento delle polemiche nelle file democratiche. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi demolisce la “costruzione” politica bersaniana picconandone l´architrave con una battutaccia: «Il Nuovo Ulivo fa sbadigliare, è ora di rottamare i nostri dirigenti». E indica …

"Tor Bella Monaca la politica degli annunci", di Vittorio Emiliani

Tutto fumo e niente arrosto, la sortita di Alemanno? Anche il fumo fa male: può avvelenare. La sortita ferragostana del sindaco di Roma in vacanza a Cortina (“Raderò al suolo Tor Bella Monaca e la ricostruirò”) ha raccolto l’applauso sonoro dell’architetto (divenuto, per qualche foglio, urbanista) Paolo Portoghesi aduso a correre in soccorso del vincitore e dell’Ordine degli ingegneri, oltre che del suo partito, il Pdl. Mentre hanno detto un chiaro “no, grazie” i residenti del quartiere, i parroci, urbanisti, economisti, specialisti (non mancano) della cosiddetta “edilizia di sostituzione” praticata anche in Italia (a Torino Mirafiori, per esempio, e anni fa nelle periferie napoletane come San Pietro a Patierno). 
Vediamo cosa caverà ora dal cilindro Alemanno. Forse un privato potente al quale regalare fior di cubature (in più) per demolire e ricostruire “Torbella” altrove? Il sospetto viene quando si osserva che il quartiere è stato edificato sulla tenuta dei conti Vaselli i quali reclamano tuttora maxi-indennizzi dal Campidoglio per gli espropri subiti. Tuttavia, secondo l’ex assessore all’Urbanistica, on. Roberto Morassut, il costo della gigantesca operazione …

"Quel Porcellum sciagurato e resistente", di Ilvo Diamanti

La legge elettorale è argomento di dibattito politico ormai da vent´anni. Con alterne fortune. In questo momento fa discutere in modo particolarmente acceso. Tanto che il Pd ha proposto, se non un governo istituzionale, un´alleanza parlamentare larga intorno a questo esplicito obiettivo. Scrivere una legge elettorale migliore del Porcellum, come la definì Giovanni Sartori (ispirato dallo stesso autore, il ministro Calderoli). Un´impresa semplice, nei contenuti, perché è difficile immaginare un dispositivo altrettanto sgangherato e precario. Ma, in effetti, assai complicata. Perché, in un sistema politico fazioso come il nostro, il bene comune viene decisamente dopo quello del partito e degli uomini politici. E, nonostante tutto, non sono pochi a considerare il Porcellum vantaggioso. Non per il Paese, ma per se stessi. Anzitutto (ma non solo, come si dirà più avanti), nella maggioranza. Se si fa riferimento al formato della competizione elettorale del 2008, PdL e Lega continuano a prevalere sull´intesa Pd-IdV. Certo, il PdL appare in difficoltà, viste le tensioni interne – e, infatti, com´era prevedibile, Berlusconi ha congelato la scadenza elettorale. Per ora. Mentre …

Poveri. Sempre di più, sempre più invisibili

Alla Festa Democratica Nazionale si parla di povertà ed emarginazione sociale. Carmassi:”Il governo gioca con la crisi e vuol lasciare i privati ad occuparsi di chi resta indietro”. Il 2010 è l’anno europeo della lotta alle povertà, eppure a leggere i dati a guardarsi intorno in Italia la lotta alla povertà e alla emarginazione si faccia veramente poco, e male. Di questo si è parlato nell’incontro tenutosi alla Festa Democratica Nazionale in corso a Torino, dal titolo “Poveri. Sempre di più, sempre più invisibili” al quale hanno partecipato Cecilia Carmassi, responsabile Terzo settore e Politiche per la famiglia del Partito Democratico, Marco Revelli, il maestro di strada Marco Rossi Doria, Joli Ghibaudi, Rafaela Milano, Michele Consiglio. Aprendo il dibattito, Marco Revelli, presidente della Commissione sull’esclusione sociale, snocciola dati impressionanti sullo stato delle cose nel nostro paese, evidenziando come in Europa l’Italia sia tra i paesi più fragili. Ci sono 8 milioni di persone in situazione di “povertà relativa”. Ovvero poveri in rapporto al resto della popolazione, una misura di distanza sociale, fissata alla soglia pari …

"Nelle università italiane mille concorsi senza il posto", di Gianni Trovati

La metà degli oltre 1.700 posti da professore ordinario e associato banditi nelle università statali italiane, che produrranno circa 3.500 idonei, sono solo «teorici», nel senso che non si possono tradurre nel 2010 in assunzioni effettive; se si guarda solo al grado più alto della piramide accademica, quello degli ordinari, i «bandi impossibili» superano addirittura il 60 per cento. A bloccare la strada verso la cattedra di quasi duemila idonei non saranno però solo i vincoli di bilancio, su cui si è concentrata in questi mesi l’attenzione dei rettori e della politica. Certo, il crollo del 17,2% del fondo ordinario previsto per il 2011, a cui il governo ha promesso però di mettere mano, non facilita la gestione, soprattutto negli atenei che sono meno attivi nella ricerca di fonti alternative di finanziamento, e sono quindi più dipendenti dall’assegno statale. Nel caso dei concorsi, però, il nodo è un altro. Il problema nasce con il primo decreto Gelmini, quello del novembre 2008, che per frenare la passione degli atenei per i concorsi da ordinario e associato, …

"La Fiat non fa scuola", di Fabrizio Dacrema

La vicenda Fiat parla anche al mondo della scuola. Lo dimostra l’alto livello della discussione che si è aperta su Scuolaoggi e, in qualche modo, anche l’intervento del Ministro dell’Istruzione. Quest’ultimo non ha perso l’occasione per insultare la Cgil (vuole mettere al rogo tutti gli imprenditori), prendere la posizione più estrema (ha ragione la Fiat a non eseguire il reintegro degli operai licenziati), bypassare le esigenze della logica (le sentenza della magistratura vanno comunque rispettate). Secondo Gelmini gli interessi delle aziende vengono prima dei diritti dei lavoratori e delle istituzioni della Repubblica perché “le aziende sono luogo di creazione e distribuzione della ricchezza”. Il Ministro sposa integralmente la tesi del top manager Fiat: l’interesse dell’impresa è l’unico valore in campo, tutto il resto deve essere ad esso subordinato. Il lavoro, in questa logica, è solo una variabile dipendente, totalmente assimilata nel capitale, “subordinata fino al centesimo di secondo”, come scrive Franco De Anna, al processo produttivo, senza identità e autonomia. Se il piano Fiat per l’Italia facesse scuola, allora tutto quanto detto e scritto fino …

"Gheddafi, un circo che ci umilia", di Francesco Merlo

Nessun’altra diplomazia occidentale tollera e incoraggia gli eccessi pittoreschi di un dittatorello e degrada la propria capitale a circo. Ci dispiace anche per il presidente del Consiglio, la cui maschera italiana si sovrappone ormai a quella libica, indistinguibili nel pittoresco, nell’eccesso, nella vanità, nel farsi soggiogare dalle donne che pensano di dominare. Anche ieri c’era il picchetto in alta uniforme ai piedi della scaletta dalla quale sono scese due amazzoni nerborute e in mezzo a loro, come nell’avanspettacolo, l’omino tozzo e inadeguato, la caricatura del feroce Saladino. Scortato appunto da massaie rurali nel ruolo di mammifere in assetto di guerra. E va bene che alla fine ci si abitua a tutto, anche alla pagliacciata islamico-beduina che Gheddafi mette in scena ogni volta che viene a Roma, ma ancora ci umilia e davvero ci fa soffrire vedere quel reparto d’onore e sentire quelle fanfare patriottiche e osservare il nostro povero ministro degli Esteri ridotto al ruolo del servo di scena che si aggira tra le quinte, pronto ad aggiustare i pennacchi ai cavalli berberi o a …