"È come navigare in un mare di risorse sprecate", di Oreste Pivetta
Il lavoro negato ai giovani riguarda tutti. Un paese non dovrebbe rinunciarvi. Sacconi li rimprovera se rifiutano un lavoro manuale. Ma a chi dovrebbero rivolgersi? La stagione dei giovani appare sempre meno beata, accompagnandosi ormai diffusamente alla disoccupazione. Che un terzo degli italiani tra i quindici e i ventiquattro anni si trovi senza lavoro dovrebbe costituire un problema (o una tragedia) trasversale politicamente e sicuramente trans generazionale: riguarda tutti, anche i vecchi, che a uno straccio di pensione sono arrivati o stanno arrivando, accantonati per far largo al nulla, più che a incalzanti schiere di neo-laureati, neo-diplomati, “neo” di qualcosa, qualunque cosa. Da un capo all’altro, dai giovani ai vecchi nullafacenti, è come navigare in un mare di risorse sprecate. Tutto al macero: la freschezza, la vivacità, le aperture dei primi; l’esperienza, il mestiere dei secondi. Un paese, qualsiasi paese, non dovrebbe rinunciarvi, in nome del comune benessere. Invece capita e sicuramente capita in un paesaggio più cupo di quanto dica quel numero, perché sono tante le situazioni che occultano la realtà: la scuola vissuta …