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"Regalano una amnistia a rapinatori e spacciatori per salvare il Cavaliere"

Franceschini: l´ostruzionismo è un dovere. Non è più solo l´insulto rappresentato dalle leggi ad personam. In questo modo si mandano in fumo migliaia di processi contro i criminali. Di fronte a queste norme violente l´opposizione deve essere in Parlamento la più dura possibile, e la protesta pacifica la più vasta e diffusa. Si vergognino i leghisti, che hanno fatto della battaglia alla criminalità la propria bandiera.
Cosa andranno a raccontare in Padania?
«Noi abbiamo il dovere di fare opposizione così». Alla fine di una giornata di ostruzionismo, Dario Franceschini il capogruppo dei deputati democratici (tempestati da sms “tutti in aula” perché non sgarrino nessuna occasione, neppure un emendamento, per mandare sotto il governo) annuncia le prossime tappe della trincea parlamentare contro il processo breve. Premette: «È più corretto definirlo amnistia generalizzata».
Ancora ostruzionismo a oltranza, onorevole Franceschini, ricorrendo anche a espedienti come quello di ritardare i lavori con la contestazione del verbale della seduta precedente?
«Continuiamo. Come deve fare un´opposizione che invoca il rispetto delle regole calpestate senza tregua dalla maggioranza e dal governo. Perciò usiamo tutti gli strumenti concessi dal regolamento, anche se il processo breve è un provvedimento con i tempi contingentati: ha insomma una deadline. Ma avevamo e abbiamo il dovere di tentare di ostacolare in tutti i modi l´approvazione di questa vergogna e di tenere sempre accesi i riflettori. La maggioranza vuole il colpo di mano; ci ha provato quando ha fatto passare davanti a tutto l´esame del processo breve mentre Berlusconi distoglieva l´attenzione raccontando bugie a Lampedusa. Vorrebbero fare in fretta e di nascosto. Invece siamo alla seconda settimana di dibattito, fermi all´articolo 1, hanno dovuto di nuovo alzare bandiera bianca. E la prossima settimana sarà un´altra battaglia parlamentare».
Alla fine però, probabilmente mercoledì prossimo, il processo breve sarà approvato.
«Se la maggioranza tiene, lo sarà. Se avranno i numeri. Sono orgoglioso dei nostri deputati: abbiamo un indice di presenza del 99%; le assenze sono di due-tre persone per problemi di salute insuperabili su 206. Aggiungo che se avessimo abbandonato i lavori per andare su un Aventino, il provvedimento sarebbe stato approvato in mezz´ora. Fermare questa vergogna è un dovere morale».
Ma c´è qualcosa da salvare di questa legge?
«Il quadro di quel che sta accadendo è il bicameralismo perfetto formato Pdl: da un lato, alla Camera, la maggioranza approva la prescrizione breve che riduce forzatamente i tempi dei processi; dall´altro, al Senato, discute di norme che li allungano a dismisura rendendo inevitabile la prescrizione. L´allunga-processi prevede che la difesa dell´imputato possa presentare liste infinite di testimoni, che il giudice è obbligato ad ammettere tutti (va bene per il processo Ruby); non si può più usare una sentenza passata in giudicato di un co-imputato ma bisogna ricominciare l´istruttoria daccapo. Questo è un meccanismo che influirebbe direttamente sul processo Mills. Non è più solo l´insulto rappresentato dalle leggi ad personam, è una amnistia. In questo modo si mandano in fumo migliaia di processi contro criminali comuni. Abbiamo chiesto l´elenco al Guardasigilli, Alfano. Neppure ha alzato la testa per risponderci».
Faccia lei qualche esempio.
«Se commessi da un incensurato, la prescrizione breve vale per furto, rapina, corruzione, falso in bilancio, traffico di rifiuti, spaccio di stupefacenti, truffa, evasione… Si vergogni la Lega, che ha fatto della battaglia alla criminalità la propria bandiera. Cosa va a raccontare Bossi ai popoli padani, che migliaia di criminali saranno rimessi in libertà per fermare i processi a Berlusconi?».
È un appello ai leghisti perché ci ripensino?
«Nessun appello, è un attacco».
Il Pd scenderà di nuovo in piazza?
«Penso che una mobilitazione della società civile sia indispensabile. Ho sempre trovato stucchevole il dibattito sulla cultura di governo di un partito riformista, come se fosse in contrasto con la durezza dell´opposizione: di fronte alla violenza di queste norme l´opposizione deve essere in Parlamento la più dura possibile e la protesta pacifica la più vasta e diffusa».

La Repubblica 08.04.11

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Prescrizione breve allarme del Csm: saltano 15mila processi

Il Csm lancia l´allarme sulla prescrizione breve che la maggioranza vuole approvare alla Camera. Secondo il Consiglio superiore della magistratura sono a rischio oltre 15 mila processi. Dario Franceschini, capo gruppo alla Camera del Pd, parla di amnistia salva premier. Aperta una inchiesta sulle intercettazioni a Berlusconi.
«Onorevole Corsaro, non le è consentito confondere Aldo Moro con Lele Mora che è l´oggetto vero dei processi che oggi stiamo affrontando». La frase di Nando Adornato, quasi urlata, scatena le ovazioni dai banchi dell´Udc e del centrosinistra. Le opposizioni così si galvanizzano nel loro ostruzionismo, trovano nuove energie nella battaglia contro il processo breve e l´annessa prescrizione breve. E alla fine di una giornata lunga e faticosa strappano il rinvio del voto finale alla settimana prossima. Dovrebbe arrivare mercoledì prossimo.
Delusione, polemiche e rissa fra ex An e ex forzisti dominano invece nel centrodestra. Tutta colpa dell´autogol di Massimo Corsaro, il vicecapogruppo vicario del Pdl, area ex An, che “istigato” da Fabio Granata chiede la parola a pochi minuti della pausa pranzo. Non ha gradito due interventi del futurista che accusa, fra l´altro, gli ex camerati restati nel Pdl di contribuire a varare «una legge che distrugge il sistema giuridico italiano e quell´idea di giustizia che aveva Paolo Borsellino».
Cosa replica Corsaro? Che Mani Pulite ha lasciato il posto ai pm politicizzati e che appoggiarli «significa dimenticare che abbiamo sofferto anni difficili, in cui troppi morti per le strade sono stati lasciati senza giustizia». Poi cita Ramelli e gli altri “caduti” di destra negli Anni di Piombo. Aggiunge che «ci è voluto il drammatico rapimento e la successiva uccisione del Presidente Moro e della sua scorta perché si smettesse di dire che le Brigate Rosse erano sedicenti ma che erano parte integrante della cultura della sinistra». E conclude che gli ex An nel Pdl si riconoscono «in magistrati che restano scolpiti nella nostra memoria e che rispondono al nome, in primo luogo, di Paolo Borsellino».
Uno scontro fra ex camerati sui “valori della destra” che fa letteralmente esplodere l´aula. Corsaro, in una bolgia da stadio con reciprochi insulti sanguinosi, riceve repliche dure, oltre che da Adornato, da Gasbarra, Palomba e Briguglio. Ma la resa dei conti a destra soprattutto spacca il Pdl. Dai banchi del governo, infatti, Ignazio La Russa applaude convinto Corsaro. Era appena entrato in aula accolto dal coretto del centrosinistra “La Russa, La Russa”. Il suo consenso però non piace ai forzisti e ha un acceso confronto con Mario Valducci: per sedare lo scontro arrivano Denis Verdini e Maurizio Lupi.
Il problema è che gli ex forzisti, soprattutto quelli vicini a Scajola, gridano a Corsaro «tu non ci rappresenti» e bollano il discorso «come fuori linea e a titolo personale». Gianfranco Miccichè, ormai pronto ad uscire dal gruppo, salta come un invasato e grida: Corsaro ha detto di parlare a nome del gruppo, ma io mi dissocio. Siccome non sono mai stato fascista e non voglio più essere rappresentato dai fascisti».
Malumori serpeggiano fra i forzisti di estrazione socialista e fra quelli di area cattolica, chiamata da Adornato a prendere le distanze dal processo breve. Mario Baccini dice che il centro destra ha complessità e sensibilità «che non si possono riassumere nell´intervento di Corsaro». L´unico a prendere le difese di Corsaro è Osvaldo Napoli, altro vicepresidente del gruppo.

La Repubblica 08.04.11

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“Tra i delitti impuniti truffe e omicidi colposi”, di LIANA MILELLA
È in un calcolo, chiuso in un cassetto del Csm, la mina che potrebbe mettere in crisi la prescrizione breve. Quella stima, studiata a ridosso del parere in cui la nuova norma “salva Silvio” viene considerata «un´amnistia sostanziale», parla di un 10% di processi a rischio, per un numero più o meno pari a 15mila. Tanti sarebbero, in Italia, i dibattimenti destinati a finire al macero. Con imputati fino a quel momento incensurati, e quindi liberi fruitori della prescrizione in versione scontata.Ben 15mila pur di chiudere subito un processo di Berlusconi, il caso Mills; forse, nel 2013, un altro suo guaio giudiziario, il caso Mediaset. Al Csm si preoccupano, ma non si stupiscono. Perché, come spiega chi in questi anni a palazzo dei Marescialli ha sempre studiato le norme ad personam cucite su misura per Berlusconi, la logica è sempre la stessa: guardare al caso concreto, quello del premier, cercare di affrontarlo con l´obiettivo di chiuderlo, senza curarsi degli effetti che questo poi provoca sul sistema giudiziario italiano. È accaduto con la legge blocca-processi d´inizio legislatura, centomila dibattimenti a rischio, poi con le intercettazioni, poi con il processo breve. Come dice l´autorevole fonte del Csm: «È il loro modo di intendere la politica della giustizia, a misura di premier». Senza curarsi «dell´odiosa lista dei reati che finiranno impuniti». Le truffe, gli omicidi colposi, le corruzioni. Reati che hanno un tempo ordinario medio di prescrizione tra io sette e i dieci anni. A cui bisogna toglierne due o tre perché il delitto non si scopre subito. Restano, ben che vada, cinque o sei anni per fare tre gradi di giudizio. Un tempo risibile rispetto all´attuale durata media dei processi nel nostro Paese.
Quella stima rimbalza alla Camera. Dove, già da 48 ore, la maggioranza teme che il giudizio tranchant del Consiglio possa allarmare il Quirinale e innescare dei possibili dubbi sulla legge. C´è chi, tra i berlusconiani, teme di rivedere un film già visto. Il presidente della Repubblica che, nel momento di passaggio del ddl da una Camera all´altra, quando il Parlamento tace, chiama a sé il Guardasigilli Alfano, o esercita un´efficace moral suasion attraverso i suoi uffici legislativi, per spiegare che forse qualche dettaglio va ripensato. Sarà un caso, ma è accaduto sia per le intercettazioni che per il processo breve. Potrebbe accadere anche per la prescrizione breve? Altrimenti, ragionano gli uomini del Cavaliere, perché il presidente avrebbe autorizzato il Csm a chiudere così in fretta, e con un contenuto così duro, il parere sulla prescrizione breve per gli incensurati?
Da via Arenula spiegano però che il ministro della Giustizia è tranquillo. Angelino Alfano, da quando si è aperto il dibattito a Montecitorio, non ha mai lasciato il banco del governo. Attorniato dalle donne ministro, soprattutto la Gelmini e la Prestigiacomo, ha diretto la maggioranza, ha retto le critiche dell´opposizione. All´insegna di una considerazione che gli è abituale: «Chi fa ostruzionsimo poi non può chiedere il dialogo». Non ha battuto ciglio quando, per tre volte durante l´ostruzionismo dei futuristi, Nino Lo Presti lo ha rimproverato di non aver fornito al Paese «i dati dell´impatto sui processi», di non aver detto «quanti aborti clandestini, quanti maltrattamenti in famiglia, quante violenze private, quante corruzioni resteranno impunite». Il Guardasigilli sta pensando di dire la sua opinione sulla legge chiudendo la discussione mercoledì prossimo. Assumendo sulle spalle l´onere politico della prescrizione breve.
Del resto il fronte del ministero della Giustizia sta all´opposto rispetto al Csm. I tecnici di Alfano hanno studiato e hanno garantito al loro ministro due cose. La prima: oggi in Italia sono già 170mila i processi che “muoiono” per prescrizione. Quindi non si può parlare di effetto amnistia, come fa il Csm, se a questa cifra già pesante se ne aggiunge una di impatto ben minore, quei 15mila in più. La seconda questione è più pregnante e, a quanto dicono quelle stesse fonti, avrebbe «tranquillizzato» del tutto il Guardasigilli. Nel 2005, quando fu approvata la legge Cirielli che già rimaneggiava i tempi della prescrizione riducendoli in generale, ma con una scansione modulata sulla recidiva, non ci furono problemi né con il Quirinale, né con la Consulta. L´ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, che pure aveva bloccato altre leggi sulla giustizia (famoso lo stop all´ordinamento giudiziario), firmò questa senza problemi. Egli riconobbe, secondo l´attuale maggioranza, che era discrezione del governo regolare in modo differente i tempi di estinzione dell´azione penale. Questo è considerato adesso «il punto di forza maggiore dell´attuale legge», quello che «mette a tacere» sia gli allarmi del Csm, che quelli dell´opposizione. Per questo Alfano sta in aula senza imbarazzi. Convinto che non solo essa passerà a Montecitorio, ma che entro una settimana sarà al Senato. E lì può diventare legge subito dopo il voto per le amministrative. Il processo Mills si chiuderà grosso modo qualche giorno dopo.

La Repubblica 08.04.11

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“Voglio solo mettere in sicurezza Silvio”, di ANTONELLO CAPORALE

Massimo Corsaro è meneghino e missino. Longilineo, cortese, sempre avveduto. Ha sostituito Italo Bocchino nella funzione di vice Cicchitto, il capogruppo dei deputati. Ieri, per cause da accertare, ha inopinatamente chiamato a testimonial del processo breve Aldo Moro e Paolo Borsellino.
«Mi sono riletto»
E mi sono condiviso.
«Se aveste avuto la prudenza di leggere almeno la frase completa nella quale citavo Aldo Moro».
Dice a me o ai suoi amici e colleghi del Pdl?
«Penso a loro e dico a lei, perché noto che anche lei non ha avuto tempo per capire che il riferimento a Moro era strumentale a una data. Nulla di ideologico».
Lei è un fascista, ricorda l´amico Miccichè. E tale resta.
«Mi colpisce la disattenzione con la quale gli amici commentano liberamente un pensiero ridotto a due parole».
Non ha avuto il senso della misura.
«Invece sì. Contestavo l´adesione acritica di Futuro e libertà a tutta la magistratura».
Nel tempo di Lele Mora chiamare in causa Aldo Moro è sacrilegio puro.
«Ma io non volevo chiamare in causa Aldo Moro!».
Deve essere sobrio e impegnato a pigiare il pulsante. Votare e non pensare. Berlusconi ve lo ripete sempre.
«Ridurmi al silenzio? Mai!».
Ogni parola produce rumore. Ogni rumore allunga i tempi. Ogni minuto perso, è un minuto concesso alle toghe rosse.
«Dipingere sempre i politici come autori di porcherie è una specialità del giornalismo nostrano. Non è sempre così».
In questi giorni è così.
«No»
Sì. Ogni lunedì c´è una norma nuova, un codicillo, un comma.
«Lei dimentica o fa finta di dimenticare che l´attacco giudiziario nei confronti di Berlusconi è senza pari».
La vostra attività senza freni.
«Dobbiamo mettere in sicurezza un valore politico»
La messa in sicurezza di Berlusconi. Come foste la Protezione civile.
«Tutelarne l´integrità politica».
Corsaro, d´ora in poi sangue freddo.
«Sobrio lo sono sempre».
Il suo boss di riferimento è La Russa, anch´egli in cattive acque.
«Leader non boss».
Vero che il ministro è costretto a tingersi il pizzetto per fare pendant con il corvino naturale dei capelli?
«Questo è vero».

La Repubblica 08.04.11