Giorno: 17 Aprile 2011

«Scuola statale a rischio», di Maurizio Tiriticco

Non mi scandalizza tanto l’ulteriore attacco di Berlusconi alla scuola statale e ai suoi insegnanti, accusati non solo di essere di sinistra, ma addirittura di inculcare nei loro alunni ideologie e valori diversi da quelli della famiglia (sic!), quanto il battimani della platea e, forse, il consenso di tanti genitori sempre pronti a difendere l’ignoranza dei figli contro le sincere preoccupazioni che manifestano tanti insegnanti onesti e preparati, di sinistra o di destra che siano. D’altronde, secondo il Berlusconi-pensiero, anche se esistessero insegnanti disponibili ad inculcare i principi e i valori della famiglia, come potrebbero fare? Con tutti i testi di sinistra che girano, l’impresa è davvero ardua! Ma qui c’è il vigoroso sostegno della Carlucci sorella che, dopo attente disamine sui testi scolastici, dichiara che occorre provvedere al più presto ad un’opera di bonifica, se non ad una loro totale riscrittura! “Dio, Patria e Famiglia” sarà il nuovo brand (diciamolo all’inglese, ricordando una delle tre I) della nuova scuola statale berlusconiana! L’attacco berlusconian/carlucciano non è affatto cosa da sottovalutare: fa pendant con le scelte …

«Scuola di sinistra, meglio le private» Il Cavaliere attacca, insorgono Pd e Idv, di Lorenzo Fuccaro

Ne parla al mattino in un collegamento telefonico con la manifestazione dell’associazione delle mamme che si svolge a Padova. E, nel pomeriggio, di persona, dalla tribuna di una manifestazione del Pdl a Roma, Silvio Berlusconi ripropone, sia pure con alcune lievi correzioni formali ma non sostanziali, l’idea del «bonus scuola» . Un bonus, chiarisce, che «lo Stato italiano, attraverso le Regioni, deve riconoscere alle famiglie meno fortunate per dare la possibilità di mandare i propri figli in una scuola privata, in una scuola cattolica» . Il motivo, sostiene il Cavaliere, è che «bisogna consentire ai genitori di scegliere liberamente quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnanti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli delle famiglie» . Questa idea, peraltro non nuova e in qualche misura caldeggiata da tempo dalle gerarchie cattoliche, si aggiunge a un’altra battaglia— quella contro la faziosità dei libri di testo adottati negli istituti pubblici — rilanciata nei giorni scorsi con un’iniziativa della deputata Gabriella Carlucci e che Berlusconi fa propria. E …

"Indignarsi non basta adesso impegnatevi", intervista a Stèphane Hessel di Tonia Mastrobuoni

A colloquio con il 94enne autore del pamphlet che dopo la Francia sta conquistando l’Italia, oggi a Torino per Biennale Democrazia. «Accontentarsi è pericoloso, la “relativa felicità” e la “relativa soddisfazione” uccidono l’indignazione». Dalla sua casa parigina Stéphane Hessel scandisce le parole lentamente, a quasi 94 anni c’è poco tempo per i malintesi e questo concentrato di virtù novecentesche ci tiene al suo messaggio, al suo Indignatevi! . Nulla di messianico, come qualcuno ha tentato di far credere, un’esortazione piuttosto, che al telefono sintetizza così: «Ho scritto un libro perché avevo la netta sensazione che si stesse camminando nella direzione sbagliata e volevo esortare i giovani a cambiare rotta, a riprendere quella giusta. Riscoprendo i valori della Resistenza che mi hanno formato». Così è nato, alla fine dell’anno scorso, un minuscolo pamphlet ( Indignez-vous! ) che ha immediatamente scalato le classifiche in Francia spodestando Houellebecq e superando a oggi il milione di copie (in Italia da quando è uscito per i tipi di Add, a febbraio, sono già 50 mila). Oggi Hessel sarà ospite della …

Intervista a Gerardo D’Ambrosio «La democrazia è in pericolo come negli anni di piombo», di Andrea Carugati

Sentire il presidente del Consiglio che paragona i giudici all’eversione mi fa venire i brividi lungo la schiena», dice il senatore Pd Gerardo D’Ambrosio, che da magistrato per lunghi anni ha indagato su terrorismo e stragi. «Negli anni di piombo avevamo paura per la tenuta della nostra giovane democrazia. La stessa forte preoccupazione che avverto oggi, davanti a un pericolo diverso ma forse più insidioso. Senza accorgercene, rischiamo di finire in uno stato autoritario». Perché più insidioso? «Perché è un rischio molto più difficile da combattere. Negli anni di piombo il pericolo si vedeva e ci fu una reazione popolare molto forte. Penso alle mobilitazioni dopo la strage di piazza Fontana, alla reazione di popolo che seguì l’omicidio di Emilio Alessandrini. La gente scese in piazza spontaneamente e stroncò i disegni autoritari. E fu l’inizio della fine del terrorismo». E oggi, invece? «Oggi non c’è una reazione popolare paragonabile al rischio che stiamo correndo. Anzi, si assiste a manifestazioni sotto il palazzo di Giustizia di Milano che inneggiano a Berlusconi che attacca i giudici. Sono …

Bersani: PD il pilastro per la riforma repubblicana

Bersani: PD il pilastro per la riforma repubblicana Un po’ di crescita e un po’ di giustizia in più è l’unico modo per ricominciare a pensare di essere un paese solo. La leadership non può contare più delle istituzioni, dei partiti e dei singoli individui. “Siamo il partito della Costituzione e dell’Unità d’Italia. Vogliamo essere il partito del secolo nuovo, una sintesi tra tradizioni e innovazione. Ma per essere questo rifugiamo dai nuovismi. Nessun albero può dare frutti se si tagliano le radici”. Così Bersani ha introdotto il suo intervento durante l’iniziativa “150. Con l’Italia. Tutta intera”. Per il leader democratico “c’è bisogno di un maggiore radicamento del pensiero se si vuole creare un orizzonte di cambiamento. Dobbiamo lavorare per unire politica e pensiero su basi nuove. Una sintesi tra valori costituzionali e valori patriottici: un’energia positiva e vitale”. “Noi siamo a nostro agio nell’anniversario dei 150 anni d’Italia e notiamo che questo non è accaduto per la destra. Non si confonda il patriottismo con la sua degenerazione nazionalista dei primi del 900; il patriottismo …

"La politica curi la sua malattia", di Giuliano Amato

L’uscita di Emma Marcegaglia sulla solitudine degli imprenditori ha provocato una pluralità di commenti, nutriti in più casi da spunti velatamente o anche esplicitamente critici nei suoi confronti, che sembrano tuttavia non vedere la piaga su cui la presidente di Confindustria ha messo giustamente il dito. C’è chi ha letto nelle sue parole la nostalgia per i vecchi incentivi che oggi la politica non offre più e ha auspicato al loro posto una politica industriale fatta largamente dal basso dalle stesse imprese, innovando e puntando sulle esportazioni. C’è chi ha invitato gli imprenditori ad assumersi le responsabilità che non si assumono, perché ciò che non va non è tanto la politica, quanto il fatto che tutti si comportano come i politici, ripetono cioè gli elenchi, noti e stranoti, delle cose da fare, ma non hanno il coraggio di spendersi per la loro realizzazione. Ebbene, c’è sempre una parte di ovvia verità in affermazioni del genere. Ma la ragione della solitudine denunciata da Emma Marcegaglia non è la mancanza d’incentivi. La questione da lei sollevata è …