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"La contropartita", di Franco Buccino

Il dibattito sui precari della scuola, avvicinandosi la pubblicazione dell’ordinanza sulle graduatorie, si fa incandescente. Entrano in gioco tutti, dai comitati di precari che presentano proposte in apparenza generali ma in realtà di parte, ai 60 parlamentari che, scrivendo alla Gelmini a tempo scaduto, fanno pensare a una invasione di campo e a una soluzione pasticciata della questione.
Coda, pettine, con o senza i punti della SSIS, graduatorie provinciali, regionali, nazionali: a seconda della soluzione proposta cambiano le posizioni dei precari in graduatoria. Luciano Chiappetta, il direttore generale del personale, sornione ascolta tutti con apparente interesse, nel frattempo pensa a come neutralizzare le sentenze favorevoli ai precari. In questa grande confusione si distinguono due proposte: quella del prof. Ichino, e l’altra della Flc Cgil.

Ichino propone di stabilizzare i docenti precari della scuola con un contratto a tempo indeterminato, ma con meno diritti rispetto ai colleghi già di ruolo. Non ci sta a “abbassare la quota dei diritti per poter lavorare”, la Flc che, dal canto suo, fa una proposta articolata su organici, immissione in ruolo e gestione delle graduatorie. Proposta che si basa sull’organico funzionale: un numero prefissato di docenti e ata che provvedono a tutte le necessità dell’istituto, comprese le sostituzioni degli assenti e incarichi aggiuntivi. Le due proposte così diverse, anche per le posizioni di chi le avanza, hanno però una caratteristica in comune, che le differenzia da tutte le altre. Offrono una contropartita all’Amministrazione scolastica. La prima le lascia più libertà nella gestione dei neoassunti, sui quali rimane il peso della flessibilità. La seconda rivede con l’organico funzionale l’organizzazione del lavoro all’interno della scuola, quindi ripartisce la flessibilità fra tutti. Con la prima Ichino lascia in apartheid i neoassunti ex precari, la seconda della Flc si realizza solo con la solidarietà fra tutti, vecchi e nuovi.

La proposta Ichino è meno scandalosa di quel che sembra, soprattutto se ci si mette dal punto
di vista dei precari che vedono allontanarsi non solo il ruolo ma anche la supplenza, per non dire
di quei precari che già da due anni non lavorano. È l’unica proposta che rimarrebbe in piedi se
non trovasse attuazione l’altra proposta, quella della Flc Cgil. Che non è di facile attuazione nelle
sue varie fasi. La definizione dell’organico funzionale: come tener conto del numero di alunni,
della tipologia di scuola, della complessità del territorio? L’utilizzo dei docenti: forse dovrebbero
essere impegnati non solo sulle proprie materie ma – all’occorrenza – per aree disciplinari, oltre
che in altri compiti connessi all’insegnamento. Una nuova organizzazione del lavoro: ci sarà
probabilmente bisogno di una quota oraria annua dei docenti maggiorata rispetto all’attuale, un
orario settimanale più lungo nel quale incardinare in modo flessibile le ore di insegnamento e di
altre attività.

Per raggiungere questi obiettivi l’Amministrazione scolastica, o meglio il governo, sarebbe
probabilmente d’accordo ad aumentare i posti per l’organico funzionale e a immettere in ruolo
migliaia di precari, fino ad esaurire le graduatorie. Ed anche a gestire, nella fase transitoria, con
flessibilità le graduatorie a livello provinciale e nazionale. Ma della proposta della Flc salterebbe
la coda, la dove si prevede la riapertura delle graduatorie per quanti hanno maturato 360 giorni
di servizio (anche nelle private?) e frequentato un nuovo corso di abilitazione. Inserirli nelle
graduatorie ad esaurimento significa raddoppiare le presenze. Per loro dovrebbe valere il nuovo
sistema di reclutamento post graduatorie.

In conclusione, la proposta della Flc Cgil è coraggiosa e attua l’autonomia scolastica, ma richiede

il coraggio di un’intera categoria. In alternativa c’è la proposta Ichino: garantisce la tenuta
dell’attuale sistema e di sicuro l’accettano la maggioranza dei precari. Se non è ancora matura
una vera proposta, sarebbe meglio lasciare temporaneamente le graduatorie come sono, solo
aggiornate, code comprese, magistratura permettendo

da ScuolaOggi 19.04.11

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“Precari verso la soluzione pettine”, di Alessandra Ricciardi

Future assunzioni: oltre il 50% ai prof provenienti dal Sud. Un decreto per aggiornare le graduatorie e cambiare la provincia. Ma la Lega Nord è contraria
La questione è spinosa. E si può dire che ogni giorno cambia la soluzione che viene caldeggiata dai piani alti di viale Trastevere. Alla fine la via d’uscita, la più accreditata e al tempo stesso la più blindata rispetto a futuri, nuovi contenziosi, sembra essere la prima, la più semplice: dare il via libera attraverso un decreto ministeriale all’aggiornamento delle graduatorie dei docenti precari, con la possibilità che rivedano il punteggio e scelgano anche una nuova provincia di inserimento.

Ma le resistenze non sono del tutto superate, quelle della Lega Nord e non solo. Il problema è che, con l’aggiornamento delle graduatorie in una nuova provincia a scelta, è altamente possibile che tantissimi precari meridionali decidano di portarsi il loro punteggio, più pesante in termini di titoli o di servizio, in una provincia dove siano più sostanziose le chance di spuntare un’assunzione a tempo indeterminato: tutte al Centro-Nord. Scalzando tanti altri precari già iscritti, magari provenienti sempre dal Sud, che in quelle province ci si erano trasferiti da tempo. Una guerra tra due eserciti, quelli del «pettine» e «no pettine», che è diventata sempre più una guerra tra poveri che poco ha a che vedere con le origini territoriali e con le logiche dei partiti.

A rendere poi esplosiva la miscela, la previsione di una imminente autorizzazione a nuove assunzioni. Stimate tra i 50 mila e le 70 mila, andrebbero fatte utilizzando proprio le graduatorie che da settembre saranno pronte. Quelle aggiornate con l’inserimento a pettine. Secondo una stima ufficiosa, se passasse l’inserimento a pettine, oltre la metà dei posti che saranno autorizzati per le regioni del Nord andrebbero a personale del Sud arrivato grazie al cosiddetto pettine. Una situazione che rende difficile per il ministero prendere una posizione. L’eventuale intervento normativo di congelamento delle graduatorie, quello a lungo auspicato dalla Lega Nord, avrebbe bisogno infatti di un appoggio parlamentare che è arduo al momento poter valutare, dovendo fare i conti con schieramenti nuovi, che poco hanno a che fare con i numeri dei singoli gruppi. Ecco perché al ministero si sta facendo maggioritaria la tesi di dare attuazione sic et sempliciter alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionali le code e ha previsto l’aggiornamento a pettine. Anche se Mario Pittoni (capogruppo Lega in commissione cultura al senato) continua a dire: «Per noi il blocco delle province è prioritario». A pesare negativamente sugli sviluppi della vicenda graduatorie, il recente parere dell’Avvocatura generale dello stato. Interpellata sul da farsi dal ministero dell’istruzione, l’Avvocatura ha detto che non è possibile impedire lo spostamento di provincia senza una norma di legge ad hoc. E dunque ha così fatto abortire il progetto di autorizzare per via ministeriale l’aggiornamento del punteggio, ma rimanendo nella provincia principale in cui si è collocati. Con decreto ministeriale, dunque, è possibile dare il via libera all’aggiornamento con cambio di provincia. Tant’è.

Per prendere definitivamente una strada o l’altra restano ormai pochi giorni. Anche perché l’aggiornamento delle graduatorie è l’atto propedeutico per tutta una serie di operazioni successive sugli organici e l’avvio del prossimo anno scolastico. Non ultima la partita delle assunzioni «su tutti i posti vacanti e disponibili», come ha detto di aver chiesto al Tesoro il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. Per domani è in calendario un vertice con i sindacati.

da Italia Oggi 19.04.11