Giorno: 7 Settembre 2011

"Non é solo una storia di mele marce Bersani rinnovi il pd", di Gad Lerner

Espletata dalla Commissione di Garanzia del Pd la pratica disciplinare, dolorosa ma inevitabile, della sospensione di Penati, ora tocca a Bersani la parte più difficile. Che è una interpretazione non reticente – politica e non giudiziaria – della vicenda che vede protagonista il dirigente che egli aveva prescelto come capo della segreteria nazionale del partito. Tanto più che Penati era pervenuto a quell´incarico dopo lunghi anni in cui si era fatto riconoscere come il più fedele interprete nel Nord Italia del sodalizio politico – la “ditta”, come scherza lui – di cui Bersani stesso rappresenta l´evoluzione. A subire il colpo è un´antica e rispettabile tradizione, la cui memoria storica resta impersonata soprattutto da Massimo D´Alema, contraddistinta da una forte solidarietà interna. Nessuno ha osato dare del “traditore” a Penati. La costernazione con cui taluni membri di quella comunità politica vivono l´indagine di cui è oggetto, quasi si trattasse di un incidente sul lavoro, richiama il tempo in cui il partito si considerava “altro” rispetto al sistema circostante. Dunque il caduto sul lavoro meritava comprensione quand´anche …

"Il nuovo Medioevo del ministro che vuole dividere", di Michele Prospero

Un governo all’altezza delle sfide drammatiche che si presentano, non crea le emergenze, le scongiura con ogni mezzo. In una situazione di crisi, che rischia di lasciare aperte sofferenze di lungo periodo, il governo dovrebbe ricercare le condizioni della coesione sociale.Perché ritrovare un legame di cittadinanza è una risposta, la più importante, alla catastrofe incombente. Il teorema Sacconi è invece il manifesto di un governo che fa della irresponsabilità e della lacerazione sociale il proprio programma fondamentale. Tutto è cambiato in una manovra ballerina. Tutto, tranne l’aggressione al sindacato, alla cooperazione e alla contrattazione collettiva. Quando cade ogni credibilità del sistema Paese, assediato da investitori scettici dinanzi a un esecutivo screditato ma irremovibile, il governo avrebbe il compito prioritario di tracciare un patto sociale solido che renda sopportabili i sacrifici necessari, sostenga la prospettiva di una ripresa e prepari le condizioni della crescita. La destrutturazione completa delle relazioni sociali e la mortificazione del sindacato non possono essere spacciate come delle misure strutturali indispensabili per la salvezza del Paese. Quando il disagio sociale galoppa sfrenato, la …

"La riduzione del danno", di Massimo Giannini

Se non li puoi convincere, confondili. È la legge di Truman. Berlusconi e Tremonti, ormai svuotati di spessore politico, la applicano alla manovra con rigore scientifico. Dopo quattro tentativi miseramente falliti in appena due mesi, spunta ora la quinta versione del decreto anti-crisi. Già questa abnorme bulimia quantitativa sarebbe sufficiente a giudicare disastrosa l´azione del governo. Ma quello che stupisce, e indigna di più, è la totale schizofrenia qualitativa delle misure messe in campo. A giugno Tremonti aveva garantito che, d´accordo con l´Europa, l´Italia non aveva bisogno di una vera e propria manovra di bilancio, e per questo aveva annunciato una modesta leggina di minima «surplace» contabile. Ai primi di luglio abbiamo scoperto che eravamo sull´orlo dell´abisso. Così è cominciata la folle teoria estiva dei decreti usa e getta. Prima la stangata del contributo di solidarietà sui ceti medio-alti. Poi la batosta sulle pensioni d´anzianità cumulate con il riscatto della laurea e della naja. Poi ancora la finta caccia agli evasori fiscali a colpi di «carcere & condono». Trovate estemporanee di questo o quel ministro, …

"Gli effetti del voto blindato", di Federico Geremicca

Aveva utilizzato perfino un incontro mattutino col ministro degli Esteri, sperando che Frattini potesse fare in qualche modo da ambasciatore nei confronti del presidente del Consiglio. E il titolare della Farnesina – in verità – non è venuto meno all’impegno: così, lasciato il Quirinale e utilizzando un post sul proprio blog, ha auspicato che la manovra venisse approvata attraverso un confronto con l’opposizione e senza la «blindatura» del voto di fiducia. Silvio Berlusconi ha invece deciso di battere un’altra via, diciamo pure la solita via: e basterebbe questo per intendere qual era l’aria che si respirava ieri sera nelle stanze ordinatamente frenetiche del Quirinale. Uno stato d’animo scisso: forse l’umore di Giorgio Napolitano potrebbe esser descritto così. Da una parte, la consapevolezza – e la soddisfazione – per il fatto che l’appello lanciato lunedì sera («Si è ancora in tempo per introdurre misure capaci di rafforzare l’efficacia e la credibilità della manovra») alla fine fosse stato raccolto dall’esecutivo; dall’altra, un malcelato disappunto per la scelta del governo di soffocare ogni possibilità di confronto con l’opposizione, …