Giorno: 7 Settembre 2011

"Articolo 8, sempre peggio", di Tiziano Treu

Con il decreto 138 varato il 13 agosto scorso il nostro legislatore ha fatto un (altro) tentativo di rispondere alla drammatica emergenza del nostro paese. È dal 13 agosto che non solo il Pd e l’opposizione, ma la gran parte delle forze sociali, denunciano l’inadeguatezza delle misure adottate; non solo l’ingiustizia nella distribuzione dei sacrifici richiesti dalla crisi, ma anche la scarsa credibilità dell’insieme e quindi la sua inefficacia. Dal 13 agosto il Pd e le opposizioni hanno avanzato al senato modifiche che cambiano la manovra, nel segno dell’equità e dell’efficacia. Invano! I cambiamenti al testo del decreto introdotti da una maggioranza più che mai dilaniata al suo interno, hanno solo peggiorato il risultato. Tale giudizio, purtroppo, si vede nelle reazioni stroncatorie delle autorità e dei mercati internazionali, che ci indicano “l’orlo dell’abisso” su cui siamo. In questo contesto le vicende dell’articolo 8, sulla contrattazione collettiva di prossimità, sono drammaticamente emblematiche. A nulla sono valse le richieste avanzate da osservatori esperti e non certo estremisti come Franco Marini di stralciare la norma, che non c’entra …

Per sempre scuola

Pesaro in piazza del popolo si discute della situazione e del futuro della scuola italiana. E’ di scena il dibattito dal titolo “L’Italia di domani: una scuola che non lascia nessuno indietro”, con Francesca Puglisi – responsabile nazionale del settore scuola per il Pd, Giovanni Bachelet – deputato e presidente del Forum Nazionale Politiche dell’Istruzione del Pd, Andrea Gavosto – direttore della fondazione Giovanni Agnelli. Coordina il giornalista Mediaset Alessandro Banfi. Al centro delle osservazioni iniziali degli ospiti l’articolo di Marco Lodoli, apparso su Repubblica il 31 Agosto scorso, “Basta con la scuola del cuore, ricominciamo a far pensare”. Concetto principale di questo scritto è la convinzione secondo cui la situazione della scuola italiana è iniziata a precipitare da quando l’emotività è stata considerata l’unico campo in cui si realizza un giovane in formazione. Bisognerebbe pertanto ritornare a concentrarsi sulla ragione. Francesca Puglisi si dichiara parzialmente d’accordo con questa posizione, aggiungendo però che “come afferma anche il presidente Napolitano prima della ragione viene il desiderio”. Entra poi decisamente nel merito della questione: “secondo le direttive …

"Una proposta per il futuro dell'inclusione scolastica", di Salvatore Nocera *

Il 14 giugno scorso è stato presentato e discusso in un convegno a Roma il rapporto denominato “Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte” – pubblicato da Erickson – a cura dell’Associazione TreeLLLe e della Caritas Italiana, con il sostegno della Fondazione Giovanni Agnelli. Si tratta di un testo che propone una rivoluzionaria riforma dell’attuale sistema di inclusione scolastica in Italia, prendendo le mosse dalle numerose carenze attuali in termini di mancato coordinamento di tutti gli interventi, dell’eccessiva delega ai docenti per il sostegno, della deriva giudiziaria per l’assegnazione delle ore di sostegno e della mancata valutazione di efficacia e di efficienza dell’intero processo. Molto in sintesi, si propone sostanzialmente l’abolizione della figura del docente per il sostegno, così come la conosciamo, in quanto di tutti gli oltre 90.000 docenti per il sostegno, il 10 o il 20% verrebbe selezionato e formato per diventare “figura di tutoraggio e di supervisione” deambulante per le scuole appartenenti a un determinato ambito territoriale, con il coordinamento di un Centro Territoriale per l’Integrazione Scolastica (d’ora in …

"Amo la scuola pubblica tradita non solo da Gelmini e Tremonti", di Mila Spicola

Sto andando al «presidio dei bidelli », davanti la sede del governo regionale siciliano. Perché ho deciso di aderire allo sciopero della fame di Calogero Fantauzzo, di Pietro Musso, di Filippo La Spisa a Palermo e di Pietro Aprile, di Vincenzo Figura edi Giuseppe Agosta a Ragusa? Io, quella del «non ci credo agli scioperi della fame, sono ricatti morali»? E poi perché, dopo anni di affanni e grida, non sai più come rompere le cecità e le sordità. Non solo di coloro che stanno «su di noi», bensì di quelli che stanno accanto a noi. Siamo perfettamente consapevoli che lo scempio della scuola statale non porta un’unica firma, Gelmini, né Tremonti, né Berlusconi, ma porta milioni di firme di italiani e la politica non ha fatto altro che andar dietro. La politica italiana: quella che va dietro. Vorrei, mi batto, ci credo, in tutt’altro: in una politica che preceda, disegni, prefiguri e guidi l’Italia e i suoi italiani. Chedica parole chedisegnino direzioni condivise e condivisibili, credute e credibili, non scatole vuote. La scuola statale …

"Donne in pensione a 65 anni nel 2022", di Roberto Mania

Bloccate 334 mila dipendenti private. Pesano anche le altre norme sul rinvio dell´uscita. La misura non darà risparmi immediati ma a regime taglierà le spese di 4 miliardi. Aumenta l´età per la pensione di vecchiaia delle donne anche nel settore privato. Il governo ha deciso di anticipare dal 2014 (era il 2016) l´incremento graduale dell´età che porterà le donne ad andare in quiescenza a 65 anni, contro gli attuali 60, a partire dal 2022 per effetto anche di altri due criteri previsti dalle ultime leggi: l´adeguamento alle aspettative di vita e il meccanismo delle cosiddette finestre mobili che fanno slittare di un anno l´uscita dal lavoro una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento. Nell´arco di circa un decennio, dunque, le donne dipendenti di aziende private andranno in pensione con 65 anni, mentre quelle del pubblico impiego raggiungeranno lo stesso obiettivo nel 2012. E saranno 334 mila circa, secondo le prime stime, le donne “bloccate” al lavoro. Nonostante il no dei sindacati (ieri l´hanno ribadito tutti, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti) il governo, …

Un milione in piazza con la Cgil Camusso: "Manovra irresponsabile ma noi non ci rassegneremo mai", di Luisa Grion

La frase più ripetuta, dai palchi e dalle piazze, è stata «non ci rassegneremo». L´ha scandita Susanna Camusso, leader della Cgil, che così ha concluso la manifestazione di Roma. L´hanno recitata slogan e cartelli nei cortei che ieri hanno invaso le piazze di tutta Italia con l´obiettivo di cambiare la manovra che oggi va al voto di fiducia. Una pioggia di proteste voluta e organizzata – come ormai da un po´ di tempo – dalla sola Cgil, contro il parere nettamente contrario di Cisl e Uil. Uno sciopero generale destinato ad aprire un autunno ancora più caldo dopo la decisione del governo di inserire nel provvedimento una norma che attacca l´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e amplia la possibilità delle aziende di licenziare. Cento piazze mobilitate, un milione di lavoratori nei cortei di tutta Italia, un´adesione media – secondo il sindacato – del 58 per cento, 200 voli cancellati, il 60 per cento dei treni fermi: queste le cifre fornite dalla Cgil e contestate dal governo stesso (Sacconi ha parlato di «adesione bassa», ma …

"I mercati, il voto anticipato e le due anime dell'esecutivo", di Marcello Sorgi

Basterà la versione quattro della manovra a placare la tempesta dei mercati? Benché il varo delle ennesime nuove misure sia avvenuto in modo abbastanza rapido, dopo il sollecito giunto lunedì sera dal Quirinale, nel Consiglio dei ministri convocato d’urgenza ieri in serata, sulla risposta da dare a questa domanda il governo resta diviso. Con Tremonti e la Lega contrari all’inseguimento infinito delle Borse e al nuovo giro di vite inflitto ieri con l’aumento dell’Iva, l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato e il recupero della tassa sugli alti redditi, e Berlusconi e gran parte dei ministri convinti che solo così si poteva tentare di risalire la china. Il premier in altre parole è disposto a pagare qualsiasi prezzo per evitare che il governo sia travolto dalla crisi. Bossi (e sotto sotto anche Tremonti) non escludono invece che a un certo punto risulti politicamente più conveniente andare ad elezioni anticipate, che non rassegnarsi alla rincorsa della speculazione finanziaria. Un’eventualità, quest’ultima, esclusa dal Quirinale, che ritiene che il governo debba fronteggiare la congiuntura cercando anche di …