Giorno: 8 Settembre 2011

"Professioni, altro che liberalizzazione", di Marco De Allegri

L’articolo 3 del decreto legge del 13 agosto, contenuto in una delle prime versioni della manovra economica (nella quale però questo articolo è sempre rimasto) recita: “Liberalizzazioni, privatizzazioni ed altre misure per favorire lo sviluppo”, sottotitolo: “Abrogazione delle indebite restrizioni all’accesso e all’esercizio delle professioni e delle attività economiche”. Ci siamo! Allora la riforma delle professioni si fa, via alle restrizioni concorrenziali, alle caste, alle frustrazioni che spesso i giovani professionisti o i professionisti senza albero genealogico subiscono, finalmente dopo venti anni siamo al dunque… però che strano non si sente la solita levata di scudi da parte dei presidenti degli ordini professionali, come mai? Andiamo allora a vedere cosa c’è nell’articolo 3, sotto al titolo, nelle parti più significative. Al comma 5 iniziano le disposizioni in materia: qui si conferma la permanenza dell’esame di stato per le professioni regolamentate senza modificarne meccanismi e modalità; alla lettera a) si confermano i limiti territoriali previsti per farmacie e notai (ma poi su questo aspetto torneremo) e alla lettera b) del medesimo comma la prima sorpresa: l’introduzione …

"«Il testo è solo un diluvio di tasse». L’opposizione boccia la manovra", di Jolanda Buffalini

Uova contro Palazzo Madama mentre il Senato vota la fiducia sulla manovra con uno scarto di 24 voti. Sono i sindacati di base che, accampati a piazza Navona hanno esercitato il loro pressing sul governo con il lancio delle uova a cui le forze del’ordine hanno risposto con i lacrimogeni. Pronta condanna «delle violenze» da parte del presidente del Senato mentre i manifestanti hanno traslocato, con le tende, a piazza Montecitorio dove la manovra è in discussione da oggi, passando per palazzo Grazioli, residenza del premier. Il pressing all’interno dell’Aula ha giocato, invece, su due aspetti: l’imposizione della fiducia, ovvero il contrario dell’apertura presupposto della condivisione di scelte gravi, e l’iniquità delle scelte compiute per far quadrare i conti. Per il Pd in Aula ha parlato Luigi Zanda. «Cosa pensa Schifani del voto di fiducia voluto dal governo?», ha chiesto il vice capogruppo, sottolineando che il presidente del Senato «lo aveva più volte escluso e addirittura demonizzato. Coerenza vorrebbe che quella contrarietà fosse ribadita». Zanda polemico anche sull’articolo 8 della manovra, «risposta maligna alla firma …

"Le telefonate che fanno paura al premier", di Liana Milella

Non s´era mai letta, pur in tanti anni di succose intercettazioni su di lui, e di “guerra” con lui per mettere il bavaglio alla stampa, una lettera autografa del Cavaliere per fermarle. Adesso è lì, a Montecitorio. Firmata: Silvio Berlusconi. È l´ultimo atto dello strano caso del “Signor B.”. Il suo tentativo disperato, e a sorpresa, per evitare che escano tutte le conversazioni che lo riguardano. Quelle di Bari in primis. Missiva consegnata a mano il primo settembre, giusto quando esplode l´inchiesta di Napoli. E lui si rende conto che quelle telefonate costringeranno la procura di Bari a tirar fuori, finalmente, anche le sue con Tarantini. Ufficialmente, la richiesta alla Camera serve per il processo Ruby. Ma è la mossa in extremis per stoppare quelle del caso D´Addario, le escort pugliesi portate a palazzo Grazioli e a villa Certosa. Quelle in cui Tarantini e Berlusconi parlano delle «puttane». Conversazioni annunciate come «terrificanti». Lo dice lo stesso Tarantini al giornalista-faccendiere Lavitola il 2 luglio. Sono «una bomba» ripete il 14. «Sta per uscire la bomba» insiste …

"Il prezzo maggiore pagato dalle donne", di Chiara Saraceno

Tra i tanti difetti e ingiustizie della manovra varata dal governo una sta passando sotto silenzio: i costi della manovra saranno pagati direttamente e indirettamente in modo sproporzionato dalle donne, come lavoratrici e come principali responsabili del lavoro famigliare. Le donne costituiscono infatti una grossa fetta dei dipendenti pubblici, che, dopo lo svillaneggiamento sistematico cui sono stati sottoposti come nullafacenti dal “loro” ministro, si sono visti bloccare i rinnovi del contratto, i trattamenti economici integrativi per il 2011-2013 e, nel caso degli insegnanti di ogni ordine e grado, gli scatti di anzianità. All´ultimo momento sembra che abbiano salvato tredicesima e Tfr; ma rimangono gli unici a dover pagare il contributo di solidarietà se superano i 90 mila euro di reddito annuo. Il fatto che siano poche le donne che raggiungono quel reddito è una scarsa consolazione. Sempre nel pubblico impiego, le lavoratrici hanno subito la beffa di vedere sparire il fondo costituito dai risparmi prodotti dall´innalzamento dell´età alla pensione. Esso avrebbe dovuto essere destinato al rafforzamento dei servizi, necessari per poter conciliare lavoro remunerato e …

"Indignati e indennizzati", di Massimo Gramellini

Non sono mica politici. Sono prestigiatori. Uno è lì che si domanda che fine avrà fatto il dimezzamento dei parlamentari e quelli invece con un colpo di mano si dimezzano i tagli allo stipendio. Dopo aver votato senza battere ciglio l’anticipo dell’età pensionabile per le donne e l’inasprimento dell’Iva per tutti, i senatori prendono in esame l’unica parte della stangata che li interessi davvero: la riduzione delle indennità per i parlamentari forniti di un’altra fonte di reddito. La Manovra del 13 agosto (ormai bisogna specificare la data come sulle etichette dei vini) aveva previsto un taglio agli emolumenti del 50 per cento. Un atto di generosità scriteriata, ora sapientemente ridotto al 20% per la parte eccedente i 90 mila euro. Dai, basta il pensiero. D’altronde fra Iva, pensioni e supertasse per superpirla che non possono evadere, la nuova stangata era già sufficientemente sanguinosa. Perché infierire anche su una categoria disagiata come gli onorevoli con doppio lavoro? Avvocati, medici e commercialisti che lasciano sguarnito l’ufficio professionale per due, a volte addirittura tre giorni la settimana. E …

Manovra versione 4: “Le donne dovranno lavorare di più per andare in pensione e ci saranno meno servizi"

“Il governo Berlusconi ha deciso che le donne italiane lavoreranno di più per raggiungere la pensione mentre, per i tagli operati, diminuiranno i servizi. Dunque molto più lavoro e molta più fatica. E siccome il sistema non si regge senza le donne, cui è affidato, tra gli altri compiti, quello di badare a bambini, anziani, non autosufficienti, mi chiedo cosa accadrà”. E’ preoccupata Anna Finocchiaro, capogruppo del PD al Senato. “Già le donne italiane lavoravano in famiglia assai più di quelle di altri Paesi europei, sono più disoccupate e più inoccupate, guadagnano meno, fanno meno carriera e avendo a disposizione in media meno servizi. Cosa si aspetta questo Berlusconi? Una straordinaria impennata del consenso femminile al governo o uno strepitoso boom demografico?” , si domanda la Finocchiaro. “Peraltro, e non stupisce, i risparmi di spesa derivanti dall’innalzamento dell’età del pensionamento delle donne sono stati, una prima volta, destinati alle donne e poi ‘scippati’ dal governo. Stavolta l’Esecutivo non voleva fare la fatica, così non li ha nemmeno destinati alle donne italiane. Se li prende e …