Giorno: 22 Settembre 2011

"Terry e le radici dell'etica del successo", di Franca D'Agostini*

Ricordate il «tipo strano», quello che «ha venduto per tremila lire sua madre a un nano»? Personaggio formidabile, compare verso la fine de «La città vecchia», la famosa canzone di Fabrizio De André. Ora il tipo in questione non sembra essere più molto strano, a giudicare dalla filosofia di vita esposta da Terry De Nicolò, amica di Gianpi Tarantini, in un’intervista televisiva poi diventata un video che circola in rete. Dice Terry, senza mezzi termini: «Per avere successo devi essere pronta a venderti tua madre». Il nichilismo etico di Terry si esprime in un sistema di vita molto chiaro e conciso: chi vuole avere successo deve vendersi l’anima ed eventualmente la mamma; così è, e così, dice, «è giusto che sia», e chi la pensa diversamente è un moralista invidioso e «lofio». Simili dichiarazioni hanno suscitato, come è giusto, commenti perplessi e inorriditi. Ma vorrei provare a chiedermi: se Terry ha torto, dove e come esattamente ha torto? Perché in definitiva «non è bene» vendere la propria madre, ed eventualmente bambine esili in tubino nero, …

"Dopo i tagli, i ritardi nei trasferimenti dei fondi per il funzionamento delle scuole e per le politiche educative, strangolano la scuola pubblica", di Osvaldo Roman

I finanziamenti di cui alla Direttiva 2011 della legge 440/97 e i fondi per la gratuità dei libri di testo del bilancio 2011 (forse) arriveranno alle scuole e ai comuni solo ad anno scolastico inoltratato. L’ultima consistente riduzione dei fondi per l’offerta formativa delle scuole, che segna praticamente l’affossamento di una normativa che era stata concepita per sostenere l’autonomia delle istituzioni scolastiche, risale alla legge di stabilità (Finanziaria) 2011.Infatti dalla legge di stabilità 2011 risulta: (clicca qui per leggere l’articolo)

"Dimissioni "costose" per Mediaset", di Francesco Manacorda

Quanto vale per le aziende dell’imprenditore Silvio Berlusconi il ruolo di premier di Silvio Berlusconi? Ieri la Borsa ha dato una risposta grezza ed estemporanea, ma comunque significativa: circa 160 milioni di euro. A tanto ammonta, infatti, la perdita cumulata nella giornata dal colosso Mediaset (-5,32% la quotazione) e dell’assai più piccola Mondadori (-3,75%). E’ vero che Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell’1,65% e quasi tutte le azioni del listino sono scese. Ma i cali dei due titoli che fanno capo alla Fininvest della famiglia Berlusconi sono assai più sensibili della media del mercato. E soprattutto, le azioni Mediaset e Mondadori sono scese bruscamente proprio sull’annuncio della visita del presidente del Consiglio al Quirinale, mentre il governo sembra sempre più vicino al capolinea. Il mantra berlusconiano dell’assenza di conflitto d’interessi, spesso e volentieri ripetuto in questi anni anche da chi guida le aziende del premier – uno per tutti il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che ama anzi sottolineare come la presenza dell’amico Silvio al governo abbia danneggiato l’azienda televisiva – si scontra così …

"Se la Lega alza il tiro", di Nadia Urbinati

«Il popolo è sempre sovrano e quindi è l´unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato». A dirlo è l´onorevole Reguzzoni della Lega Nord per difendere la proposta di “secessione democratica” del suo leader, Umberto Bossi. Ma chi sia il popolo e come si faccia a identificarlo il parlamentare leghista non lo dice. Presumibilmente il popolo che dovrebbe per referendum decidere sul destino delle regioni del Nord Italia (quali?) è quello che vota Lega Nord. Un partito è il popolo. Questa è l´ideologia populista, negatrice della Repubblica italiana, che un partito centrale nell´attuale coalizione di governo propugna. L´ideologia del popolo-leghista sovrano è un esplicito rifiuto delle regole del nostro Stato, della nostra sovranità, un caso inconfutabile di violazione della lealtà a quella carta costituzionale che i ministri tutti, anche quelli della Lega, hanno giurato di difendere e rispettare. Quel giuramento è carta straccia. Ci spiegava Ilvo Diamanti che la rivendicazione della “secessione democratica” fatta da Bossi nel corso del suo ultimo comizio a Venezia rivela la consapevolezza che la Lega, partito “di governo” …

"Un pesante distacco dalla realtà", di Michele Brambilla

Di che cosa si parla in questi giorni in Italia? Ascoltando i discorsi della gente comune, non solo degli imprenditori, ma anche dei semplici dipendenti o di chi si incontra al bar o al supermercato, diremmo che non ci sono dubbi sull’argomento più gettonato. Più che un argomento è una domanda: quanto durerà questo governo? Dalle inchieste dei magistrati emergono comportamenti incredibili da parte di chi è incaricato di guidare il Paese; e già questo è un fatto che fa chiedere a molti che cos’altro debba ancora succedere. Ma poi, soprattutto, c’è una crisi economica senza precedenti. Quando mai s’è sentito parlare di un possibile fallimento dell’Italia? Saranno anche paure esagerate, ma molti italiani si sono precipitati in banca per vendere i propri titoli di Stato nel timore che possano non essere rimborsati. Anche dall’estero si guarda all’Italia come a un Paese sull’orlo del baratro e quindi bisognoso di una svolta. L’Europa ci ha appena imposto un manovra di cui il nostro governo, se non altro per un bieco calcolo di consensi elettorali, avrebbe volentieri …

"Un giorno di guerra a Lampedusa caccia ai clandestini dopo la rivolta", di Attilio Bolzoni

Senza patti chiari Lampedusa salta in aria. Se l´Italia non riuscirà a trovare un altro accordo con i nuovi signori che comandano dall´altra parte del Mediterraneo, di barconi ne arriveranno sempre di più. E sarà invasione. Negli ultimi dieci giorni ne sono sbarcati quasi milleduecento di tunisini, all´improvviso. Una settimana prima il ministro Maroni aveva parlato di «un bilancio totalmente positivo della collaborazione bilaterale in materia di sicurezza» con la Tunisia, poi sono approdati in massa e in queste ultime ore a Lampedusa è scoppiata la guerra. Lo scenario del Mediterraneo è molto complicato ma molto confusa e incerta è anche la nostra politica. Non bastano più gli slogan governativi e le rassicurazioni continue del ministro degli Interni («L´accordo con la Tunisia funziona, l´impegno di Tunisi per la lotta ai clandestini ha dato frutti», 12 settembre), non bastano più annunci e promesse. Adesso c´è bisogno di qualcosa d´altro o Lampedusa rischia di diventare un campo di battaglia permanente fra l´Africa e l´Europa. I ponti aerei o i rimpatri forzati non risolveranno mai la vicenda dei …