Mese: Settembre 2011

Costruttori contro il Governo: «Vergogna: avete fallito, ora via»

«Fuori! Vergogna! Andatevene via! Non ha neanche letto il testo prima, non sa quello che sta dicendo ». Così esplode la rabbia dei costruttori durante l’intervento di Altero Matteoli all’assemblea dell’Ance. Mentre il ministro parla la sala del Palazzo dei Congressi di Roma si svuota piano piano. Restano le prime file e qualche gruppetto qua e là. Chi resta si attende quei «fatti concreti», quelle «risorse certe» che il presidente Paolo Buzzetti aveva invocato nella sua prolusione iniziale. Ma da Matteoli arrivano le solite parole: snellire le procedure, partnership tra pubblico e privato. Cose sentite già centinaia di volte. Il decreto sviluppo arriverà solo la prossima settimana: ieri c’è stata solo una riunione preliminare. Il ministro non indica cifre. Anzi, dichiara davanti alle telecamere (non davanti alla platea) che «non ci sono risorse». Tutto a costo zero, come vuole Giulio Tremonti. Poi sfodera l’ultima illusione: «la macchina del fare». Ovvero, quella sequela di step che intercorre tra l’autorizzazione di un’opera e l’avvio effettivo diun cantiere. Troppo lenta, ammette il ministro, scaricando la responsabilità dei ritardi …

"La società civile non compensa il degrado politico", di Carlo Trigilia

Quale via d’uscita per l’Italia? Come riprendere la strada dello sviluppo? Non c’è dubbio che occorra reagire rapidamente superando la sindrome di disorientamento da Paese bloccato. Ma questo richiede anzitutto un’analisi realistica che allunghi lo sguardo, legando le risposte immediate a una prospettiva di lungo periodo. Stimoli interessanti in questa direzione sono stati offerti da Giuseppe De Rita in un suo recente intervento (sul Corriere della Sera del 23 settembre). Con chiarezza viene esposta la diagnosi. In un contesto di crescente internazionalizzazione un Paese può contare su due risorse chiave che sono anche in grado di compensarsi a vicenda: la credibilità della sua politica e della sua economia. Per esempio, nell’immediato dopoguerra la politica “forte” di De Gasperi ha compensato la fragilità socio-economica. Negli anni 70 e 80 il dinamismo locale delle piccole aziende e dei distretti del made in Italy ha compensato il disordine pubblico. Il guaio dell’Italia in questo momento è che entrambe le risorse appaiono deboli. La terapia discende dalla diagnosi: sulla fragilità della politica sembra oggi difficile un rapido recupero. Una …

"Il salto della corruzione", di Piero Ottone

Anche coloro che fino a ieri hanno esitato trovano adesso il coraggio di scriverlo: il governo di Berlusconi è un cattivo governo. Ma con una nuova trovata: la caduta del governo non cambierà nulla, perché il problema vero del Paese, problema profondo e strutturale, è “l´esistenza di un immane blocco sociale conservatore – così scrive Ernesto Galli della Loggia – il cui obiettivo è la sopravvivenza e l´immobilità.” Un blocco formato da ceti professionali e alti burocrati, dall´ordine giudiziario, giù giù fino ai commercianti evasori, ai farmacisti, ai proprietari di tassì. Quello è il macigno che blocca l´Italia. Il che è vero: fra i tanti guai c´è anche quello, forse è il guaio più grosso. Ma non diamo la colpa, per una volta, al carattere degli italiani; non si ripeta la solita frase, non si dica che noi italiani “siamo fatti così.” I gruppi di potere, i detentori di privilegi sono sempre esistiti, in Italia e fuori: esistono tendenzialmente dappertutto. E si crede che in altri paesi e in altre epoche, un bel giorno, si …

"«Indignarsi non basta» L’ottobre caldo degli universitari", di Mariagrazia Gerina

Contro il governo e la crisi. «Noi studenti paghiamo più degli altri le loro scelte sbagliate». Generazione senza futuro «Vogliamo riprenderci la politica e costruire una grande sinistra»- Manifestazioni, assemblee, sit-in. Dopo un anno gli studenti tornano a mobilitarsi. Convocati dagli indignados spagnoli, saranno in piazza il 15 ottobre. Ma rivendicano: «Più che indignati, siamo non rassegnati». Non chiamateli indignados. «Indignarsi non basta», preferiscono scandire i giovani italiani, citando un grande vecchio della sinistra nostrana, Pietro Ingrao. Studenti, universitari, precari, ricercatori. Lo scorso anno, sono stati i primi a muoversi contro il governo Berlusconi. Sono saliti sui tetti, hanno occupato le piazze d’Italia, assediato il Parlamento. E ora di nuovo, tornano a mobilitarsi. Con la loro miriade di sigle. Contro il governo, contro la crisi. Per difendere il loro futuro. «Più che indignati, siamo non rassegnati», suggerisce Mario Castagna, dei Giovani democratici. «Sappiamo che per difendere i nostri diritti e per aprirci un varco nel mondo del lavoro e in generale nella società dobbiamo aprire un conflitto, generazionale e non solo, e che questo è …

"Così la Chiesa si riprende i voti", di Fabio Martini

I peana della sinistra per la prolusione del cardinal Angelo Bagnasco – così severa nel fustigare le esuberanze del presidente del Consiglio – si sono prima affievoliti e alfine spenti, non appena ci si è resi conto della svolta che sta maturando nella Chiesa italiana: la tentazione di lanciare un’Opa cattolica sul centrodestra del dopo-Berlusconi. Raccontano che il cardinal Bagnasco, sfogliando i giornali che recensivano la sua prolusione, abbia sussurrato la sua sorpresa. Sul Presidente del Consiglio ci eravamo già espressi un anno fa, la novità era altrove…». Come dire: il sipario su Berlusconi la Cei aveva iniziato a calarlo già nel Consiglio permanente di gennaio, ma la svolta vera sta nel passaggio finale del documento dei vescovi, là dove la Chiesa italiana individua senza perifrasi curiali, lo «stagliarsi all’orizzonte», di «un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniughi l’etica sociale e l’etica della vita». E’ finito il tempo dei Family day. Della lobby cattolica che faceva muro sulle leggi sgradite. I Dico. O la fecondazione assistita. L’appello della Cei, stavolta, …

"Perché va strappato il bavaglio alla libertà", di Stefano Rodotà

Un simulacro di governo e una maggioranza a pezzi vogliono impadronirsi della vita e della libertà delle persone, con un attacco senza precedenti contro i diritti fondamentali. Si dice che i colpi di coda dell´animale ferito siano i più pericolosi. È quello che sta accadendo. Dopo che l´articolo 8 del decreto sulla manovra economica ha cancellato aspetti essenziali del diritto del lavoro, ora si proclama la volontà di far approvare, con procedure accelerate e voti di fiducia, leggi che mettono il bavaglio all´informazione e negano il diritto di morire con dignità. Sarebbero così cancellati altri diritti. Quello di ogni cittadino ad essere informato, continuando così a vivere in una società democratica invece d´essere traghettato verso un mondo di miserabili arcana imperii. Quello all´autodeterminazione, dunque alla stessa libertà del vivere, che scompare nel testo sul testamento biologico. Tutte mosse in contrasto con la Costituzione. Bisogna essere consapevoli, allora, che non si tratta soltanto di opporsi a singole leggi, ma di impedire una inammissibile revisione costituzionale. Bloccata nella primavera scorsa da una vera rivolta popolare, che aveva …

"Quei gesti stonati della politica", di Michele Brambilla

Forse pensando di essere in sintonia con l’esplosione di gioia che verso sera ha attraversato tutto il Paese, il presidente del Consiglio ha calorosamente abbracciato il ministro Francesco Saverio Romano. Che cosa era successo? Il lettore scelga: a) Romano era sfuggito a un attentato. b) era stato finalmente liberato dopo essere stato ostaggio di guerriglieri libici. c) aveva portato a casa un accordo vantaggioso per la nostra agricoltura. d) imputato per mafia, aveva appena ottenuto la solidarietà del Parlamento. Anche Bossi ieri si è espresso a gesti. Ha mostrato il dito medio, cosa che non faceva più da almeno un paio di giorni. Qua è addirittura superfluo chiedere di scegliere tra un’opzione a (Bossi stava scherzando con degli amici) e un’opzione b (stava parlando di un argomento terribilmente serio come la manovra economica). Purtroppo tutto questo è cronaca, e non Bagaglino. Il Paese rischia il fallimento, gli imprenditori non ce la fanno a tirare avanti (ieri hanno contestato il ministro Matteoli) e i lavoratori non ce la fanno a tirare la fine del mese. Ma …