Mese: Gennaio 2012

"Roma violenta, il record di Alemanno", di Mariantonietta Colimberti

In un anno 35 omicidi nella Capitale: la nemesi per il sindaco che cavalcava la violenza. «È proprio l’illegalità che è stata permessa dalla sinistra che ha generato questa realtà» disse il 25 maggio 2008 Gianni Alemanno, sindaco da meno di un mese, visitando il Pigneto. Il giorno prima una squadraccia neonazista composta da una ventina di persone aveva fatto irruzione in tre negozi del quartiere gestiti da extracomunitari al grido di «sporchi stranieri» e «bastardi», rompendo vetrine e picchiando con un bastone un ragazzo del Bangladesh. Qualche tempo prima, per la sua campagna elettorale, Alemanno aveva attinto a piene mani e con grande spregiudicatezza alla drammatica vicenda dell’omicidio Reggiani, avvenuto il 30 ottobre 2007, sindaco Walter Veltroni e Romano Prodi a palazzo Chigi. Vale la pena di ricordare certi comportamenti di fronte alla nuova tragedia accaduta mercoledì sera al Pigneto, dove un papà e la sua bambina cinesi sono stati uccisi da due rapinatori. Da quel primo episodio di violenza che quasi salutò l’avvento di Alemanno in Campidoglio, infatti, molti altri gravissimi fatti sono …

"Il prezzo della vita", di Giancarlo De Cataldo

Gli assassini della piccola Joy e del suo giovane padre non hanno ancora un volto e un nome. Non sappiamo niente di loro: a parte che, per procurarsi al mercato nero il “ferro”, la pistola, non dovranno aver investito più di cinquecento euro, munizioni comprese. E che il bottino preventivato della rapina – la pista al momento più accreditata dagli inquirenti – poteva ammontare, al massimo, a cinquemila euro. La sproporzione fra azione e contesto sta diventando una drammatica costante nella Roma degli ultimi mesi. Si ammazza per un debito di gioco di poche centinaia di euro, per la spartizione controversa dei proventi di un colpo miserabile, per una consegna di “roba” non andata a buon fine; si gambizza per uno sguardo obliquo, per un´occhiata tagliente, per il presunto “sgarro” a un´altrettanto presunta leadership borgatara. Difficile non interpretare l´aumento della violenza come versione “dalla strada” di quello stesso inasprirsi dei rapporti sociali, collettivi, individuali che si coglie in ben diversi ambienti e situazioni: dalla finanza, alla politica, al mondo del lavoro. In altri termini, la …

"La destra di classe difende gli evasori", di Gad Lerner

Bentornata la politica, grazie agli ispettori dell´Agenzia delle Entrate. Un inequivocabile segno di classe contraddistingue le proteste della destra italiana contro il blitz antievasori di Cortina d´Ampezzo. Confermandoci quel che Karl Marx scriveva già nel 1859 nella sua celeberrima prefazione a «Per la critica dell´economia politica»: la coscienza dell´uomo è determinata dal suo essere sociale. Non c´è populismo che tenga, al dunque la nostra sensibilità è condizionata dal censo. E stavolta una malintesa vocazione a rappresentare gli interessi del proprio elettorato (ma ne siete sicuri, o ve lo figurate peggiore di quello che è?) precipita i malcapitati dirigenti del Pdl sulla soglia dell´autolesionismo. Da Paniz alla Santanchè, dal leghista Fugatti a Galan, è tutto un inorridire per l´«attentato alla libertà» perpetrato da «uno Stato di polizia fiscale», con tanto di solidarietà per i poveri commercianti ingiustamente accusati di disonestà e molestati a Capodanno nell´esercizio del loro lavoro. Fino al capogruppo Cicchitto che si scaglia direttamente contro il direttore dell´Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, accusato di «confezione ideologica del controllo fiscale» o, peggio, di «operazione politica …

I parlamentari del Pd: “I tagli agli stipendi? Facciamoli”

“Ma la busta paga degli eletti non è che un aspetto di quello che deve essere cambiato”. I parlamentari modenesi Barbolini, Bastico, Ghizzoni e Miglioli intervengono con una nota comune nel dibattito sui tagli agli emolumenti degli eletti di Camera e Senato: in un momento in cui sono chiesti grandi sacrifici è giusto che tutti se ne facciano carico, ma non possiamo fermarci qui. E’ il momento delle riforme e della modernizzazione delle regole. Occuparsi di politica oggi, nell’immaginario collettivo, equivale ad essersi accaparrati una posizione di potere e privilegio e nient’altro. Non ci viene più chiesto cosa facciamo per rispondere al mandato consegnatoci dai cittadini, ma solo quanto guadagniamo per questo. La commissione Giovannini ha avuto il merito di riportare la discussione su dati reali e comparabili con altre nazioni. Il lordo dei parlamentari italiani è superiore a quello dei loro colleghi europei, il netto no. Ma questa non deve e non può essere una giustificazione. Non intendiamo rifugiarci dietro a una facile spiegazione meccanicistica dei computi delle buste paga, anche se basterebbe ricordare …

"La precarietà ha ridotto l'occupazione", di Ronny Marzocchi

Nel nostro Paese la questione giovanile è un problema di antica data che è stato appesantito negli ultimi decenni dall’espansione indiscriminata del precariato e che ha subito un drammatico peggioramento con l’arrivo della crisi economica. Da anni i media raccontano di “bamboccioni” che rimangono con i genitori e ritardano le loro scelte di vita, di ragazzi usciti dalla famiglia di origine che sono dovuti rientrare a casa perché non ce l’hanno fatta, di giovani di talento che lasciano il paese incapaci di trovare un lavoro. Gli allarmanti dati che l’Istat ha diffuso sulla disoccupazione giovanile, quindi, non stupiscono. Le riforme del mercato del lavoro introdotte negli ultimi anni con l’idea di favorire l’occupazione dei giovani e degli altri gruppi svantaggiati si sono trasformate in un boomerang non appena il motore dell’economia ha cominciato a perdere colpi. Le analisi empiriche sull’impatto della recessione hanno mostrato come i grandi perdenti della crisi siano proprio i giovani: il dato del 2011 si va a sommare agli 854 mila posti di lavoro già persi nel biennio 2009-10. Come ha …

"Il dramma del Paese:il 30% dei giovani resta senza lavoro", di Anna Livino

L’occupazione è ferma, da settembre non schioda dai suoi numeri e non apre spiragli. La disoccupazione invece aumenta e segna una distanza sempre più ampia tra i giovani e il mondo del lavoro. Il 30,1% di chi ha meno di 24 anni non ha un posto. La stima – diffusa ieri dall’Istat – è per difetto. Considera infatti solo coloro che un lavoro lo cercano attivamente: gli altri, chi ha rinunciato a muoversi perché sfiduciato, non sono registrati. SENZA SPERANZA È sempre più allarme disoccupazione in Italia. Sono i giovani e le donne i più penalizzati dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro. Un giovane su tre, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, non ha un’occupazione. E si tratta solo di coloro che cercano attivamente un posto. Se poi si è giovani e donne e si vive al Sud, la situazione si fa drammatica: quattro su dieci sono disoccupate. Non è incoraggiante il quadro tracciato dall’Istat: sono le stime provvisorie di novembre e dati relativi al terzo …

"La concorrenza tra le università non deve sparire", di Guido Tabellini

In questi giorni il Governo Monti si sta mobilitando per liberalizzare i servizi e introdurre più concorrenza nell’economia italiana. Saranno provvedimenti cruciali, perché una migliore allocazione delle risorse è fondamentale per stimolare la crescita della produttività e rilanciare lo sviluppo economico. Sorprendentemente tuttavia, in questi stessi giorni la politica della ricerca sta andando nella direzione opposta: la nuova procedura per l’assegnazione dei finanziamenti alla ricerca universitaria sembra fatta apposta per peggiorare l’allocazione delle risorse, distribuendole a pioggia e annacquando la competizione tra istituti di ricerca. Le nuove procedure per l’assegnazione dei fondi per la ricerca di base (i cosiddetti Prin) e per l’inserimento dei giovani nelle università prevedono stringenti limiti numerici alle proposte che possono essere presentate da ogni ateneo, in proporzione al suo organico. Inoltre, sono ammessi al finanziamento esclusivamente progetti che prevedono la collaborazione di almeno cinque “unità di ricerca”, cioè almeno cinque distinti gruppi di ricercatori appartenenti a dipartimenti diversi. Sono invece esclusi dal finanziamento i progetti di ricerca individuali o promossi da un numero più basso di ricercatori. Come hanno giustamente …