Giorno: 18 Agosto 2012

"Lotta al debito e strani rimedi", di Emilio Barucci

Come un fiume carsico, riemerge sistematicamente la tentazione di ricorrere a misure straordinarie per abbattere il debito pubblico. Partiamo da qualche numero. Il debito pubblico è pari al 125% del Prodotto interno lordo e il suo finanziamento costa tra i 5 e i 6 punti di Pil. Questa situazione ovviamente non appare sostenibile: il debito dovrà essere ripagato dalle generazioni future. Già oggi, per finanziarlo, lo Stato italiano drena ingenti risorse dall’economia. La non comprimibilità di larga parte della spesa pubblica fa sì che lo Stato in queste condizioni non sia in grado di svolgere un ruolo adeguato nel welfare, negli investimenti e nella politica industriale. Nelle ultime settimane sono fiorite tutta una serie di proposte per abbattere il debito. Quelle avanzate da personalità di grande rilievo appaiono per lo più boutade estive, frutto della pochezza del dibattito politico o dell’acume di qualche commentatore con la verità ‘‘facile’’ in tasca. Un’ancora importante per orientarci è rappresentata dal fatto che le privatizzazioni e tutte le manovre straordinarie dal 1994 a oggi hanno fruttato meno di 250 …

"Quell'Italia inquinata da bonificare", di Roberto Giovannini

Una ricerca ha analizzato i decessi nelle zone dei poli industriali: sono migliaia più della media Migliaia di morti, causati dall’inquinamento industriale diretto o indiretto, tra il 1995 e il 2002. Parliamo di tumori polmonari e malattie respiratorie a Gela e Porto Torres. Tumori della Pleura a Casal Monferrato e nelle zone dove si lavorava l’amianto. Insufficienze renali dovute all’esposizione a metalli pesanti, a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese, in Sardegna. Malattie neurologiche a Trento nord, causate da piombo, mercurio e solventi organo-alogenati. Linfomi dovuti all’esposizione a Pcb (policlorobifenili) a Brescia, nell’area Caffaro. Malformazioni congenite a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. E naturalmente, Taranto: tumori al polmone, malattie respiratorie acute, dell’apparato digerente, ischemie. A seconda delle tecniche statistiche adoperate, si può parlare di una forchetta tra i 3508 e i 9969 decessi «aggiuntivi», plausibilmente correlati proprio all’inquinamento diretto (emissioni industriali) o indiretto (discariche, aree durevolmente contaminate, depositi di materiale nocivo). Un bollettino di guerra. Che arriva da fonti autorevoli e ufficialissime: il rapporto «SENTIERI» (Studio …

“Agenda digitale. L’ombra del conflitto di interessi”, di Marco Ventimiglia

Il varo è atteso già a settembre, ma la sfida per modernizzare il Paese deve affrontare ostacoli palesi e nascosti. Telecom e il nodo della proprietà della Rete ancora irrisolto «Un primo intervento, del valore di 3 miliardi di euro, volto a migliorare drasticamente l’infrastruttura digitale italiana. Ma sarà solo il primo passo perché a seguire verranno lanciati altri progetti di portata persino superiore». Il ministro Corrado Passera, è ormai acclarato, ama mettere la faccia su qualche cosa di importante. Lo ha fatto con il decreto Sviluppo, rischiando di perderla fino alla sofferta approvazione, e adesso è pronto a ripetersi per un altro provvedimento, l’Agenda Digitale, il cui varo è previsto già a settembre. A dispetto del nome, che non ha il pregio dell’immediata comprensione popolare, stiamo parlando di qualcosa di essenziale per il futuro del nostro Paese, ma che non per questo è scontato diventi una priorità della politica, ed anzi, ammesso che il varo avvenga effettivamente all’inizio dell’autunno, potrebbe incontrare ostacoli palesi e nascosti nella sua attuazione. COMPLESSOD’INTERVENTI Che cos’è l’Agenda Digitale? In …

"Nessun ateneo italiano tra i primi cento", di Valentina Santarpia

Sono le Università di Pisa e La Sapienza di Roma i migliori atenei italiani: a sostenerlo è l’Academic ranking of world universities (Arwu), una classifica elaborata dalla Jiao Tong University di Shanghai, tra le più accreditate a livello internazionale insieme a quelle elaborate annualmente da Times higher education e QS World university rankings. La decima edizione della ricerca di Shanghai, che assegna ad Harvard il primo premio, elenca le 500 migliori università nel mondo: tra queste compaiono 20 istituzioni accademiche italiane, contro le 22 dello scorso anno, ponendo l’Italia all’ottavo posto tra le nazioni, insieme alla Francia. Tra le novità più importanti, la «scomparsa» dalla classifica delle Università di Siena e Pavia, e il cambiamento di posizione di due atenei: Palermo, che è andata peggiorando, spostandosi dal gruppo collocato tra il 301° posto e il 400° a quello tra il 401° e il 500°, e la Scuola Normale di Pisa, che invece ha migliorato le sue performance, passando dal gruppo 301-400 al gruppo 201-300. I due atenei di Roma e di Pisa (nel blocco 101-150) …

"La lezione tedesca", di Pietro Greco

Il dibattito che si va sviluppando in questi giorni in Italia intorno all’Ilva di Taranto (o l’industria o l’ambiente, o il lavoro o la salute) è drammaticamente vecchio. E mentre noi ripetiamo da anni gli stessi concetti, altri Paesi sono andati avanti. E hanno affrontato la stessa questione in modo assai concreto sia come teoria che come pratica. La teoria, tanto per essere chiari, dice che non esiste alternativa al lavoro fondato su una produzione industriale che non tenga conto dei vincoli ambientali e sanitari definiti al meglio delle conoscenze scientifiche. E dice che se pongo sui piatti della bilancia, da una parte l’economia e dall’altra l’ecologia, è la bilancia che si rompe. La teoria, infine, dice che i vincoli ambientali non sono necessariamente dei limiti, ma possono diventare fattori di innovazione e di sviluppo (sì, sviluppo non solo crescita) sostenibile sia da un punto di vista sociale che ecologico. Cerchiamo di applicare la teoria punto per punto al caso Ilva, agganciando il nostro ragionamento a fatti empirici verificabili. 1) L’analisi scientifica dei dati ci …

"Il pugno di Putin ci riporta al Medioevo", di Viktor Erofeev

La scelta di percorrere una nuova strada. La Russia ha deciso di muoversi nella direzione di Teheran, dell’oscurantismo politico- religioso. «È uno schiaffo a ogni persona che pensi con la propria testa!» ha esclamato Katja, la mia moglie venticinquenne, non appena ha saputo che le ragazze del gruppo punk Pussy Riot erano state condannate a due anni di carcere. È vero. Io, per esempio, non pensavo che il tribunale di Mosca avrebbe scelto la pena della reclusione. Lo ritenevo impossibile. Centinaia tra gli esponenti più celebri del mondo della cultura russa si sono pronunciati a favore della loro liberazione. Poi si sono aggiunte le star della musica internazionale, in testa Paul McCartney, Madonna e Sting. Ma l’impossibile è diventato possibile. Aver eseguito (quaranta secondi di esibizione) la canzone-performance punk “Madonna, liberaci da Putin!” sull’altare della cattedrale di Cristo Salvatore alle ragazze è costato la prigione. Se avessero cantato “Madonna, proteggi Putin!”, anche nel luogo più sacro dell’ortodossia, con il tempo avrebbero potuto ambire a ottenere un posto da deputato della Duma. Ma loro, al contrario, …

Monti e il fisco: «Stato di guerra contro chi evade», di Maria Zegarelli

Il vero nemico da abbattere in questa guerra del nuovo Millennio, che è tutta economica, in Italia si chiama evasione fiscale. «Produce un grosso danno nella percezione del Paese all’estero», dice il presidente del Consiglio intervistato da Tempi. «L’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e si trova da questo punto di vista in uno “stato di guerra”», spiega il premier, soprattutto perché «la notorietà pubblica del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell’Italia quei Paesi ver- so i quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria». Davanti al persistere della crisi e a una pressione fiscale ormai pesantissima l’evasione resta uno dei maggiori bacini da cui attingere risorse per poter alleggerire il carico che pesa sui soliti noti (richiesta che ormai diventa pres- sante anche dal Pd), quegli «italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse». Per questo anche l’uso di «strumenti forti» è giustificato e sarà inevitabile, di conseguenza, vivere momenti «di visibilità che possono essere …