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Politica e passione ecco i “Pierluigi boys”, di Concita De Gregorio

I ragazzi di Bersani siedono in cerchio attorno al tavolino di un bar e parlano finendo l’uno la frase dell’altro, e mentre uno parla gli altri leggermente annuiscono come se fosse questo quel che fanno ogni giorno – discutere di Europa, di neoliberismo, di subalternità culturale – e in parte in effetti lo è. Sono appassionati, competenti, citano Scalfari e Carlo Galli, poi i Subsonica e Arisa. Hanno fra 18 e 24 anni. Fra loro c’è un boy scout tuttora in servizio effettivo, un’attrice di teatro della compagnia parrocchiale, un’appassionata di biomasse, il pr di una discoteca e un liceale diciottenne di eloquio e dita affusolate che ha, fra tutti, l’incarico più alto in grado essendo il più giovane: responsabile scuola dei Giovani Democratici dell’Emilia Romagna. La grande diatriba del giorno è se sia giusto o meno mettere paletti per l’accesso alle primarie — iscrizione all’albo; soglia di sbarramento per la candidatura; inibizione al secondo turno per chi non abbia votato al primo — e tutti convengono che sì, lo è, perchè «non si può lasciare che il leader del centrosinistra lo scelga qualcuno che viene dalla destra» e perchè in definitiva è «un onore, per chi milita appunto, iscriversi ad un albo e far parte di una comunità omogenea». Poi certo qualcuno ogni tanto leggermente dissente, forse si può immaginare di lasciare anche a chi non abbia votato al primo turno di votare al secondo, sempre iscrivendosi naturalmente, e via così. Francesca, Eleonora, Marco, Vanessa e gli altri sono una decina dei moltissimi Giovani Democratici di Imola e dintorni che hanno lanciato un appello in rete, la scorsa settimana, in sostegno della candidatura di Bersani alle primarie. “Giovani per Bersani”, si intitola il testo che si conclude con una citazione del segretario: «Guardando il mondo con gli occhi dei più deboli si costruisce un mondo migliore per tutti». Sono tanti, i nomi in calce, e sono molti anche di origine straniera: rumeni, magrebini, c’è la ragazza che ha tolto il velo l’anno scorso, ci sono due figlie di rifugiati politici cileni ché Imola, negli anni ‘70, fu una delle città in cui più numerosi arrivarono i sindacalisti e i comunisti che scappavano da Pinochet. Vanessa Luna Navarrete, 22 anni, segretaria dei Gd di Imola, è una di loro. Sua madre è scappata nel ‘73, era una sindacalista. Lei è nata qui, ha studiato al professionale, i soldi per l’università non c’erano, lavori precari, politica da quando era poco più che bambina nella Sinistra giovanile. Di Bersani dice che «mi da fiducia, è una questione di come parla come si comporta, mi tranquillizza, ha qualcosa in più: qualcosa di calmo e di potente». Francesca Degli Esposti, 22, studia Economia a Bologna ed è la segretaria territoriale: Imola e dintorni. È lei che fa teatro coi “Ragazzi di San Giacomo”, la compagnia dell’oratorio, Alessandro Gassman il suo idolo. Cattolica, genitori comunisti, cresciuta nelle cucine delle Feste. «Mi sono iscritta quando è nato il Pd. Veltroni mi dava fiducia, mi piaceva quella visione. Ora però con Bersani è un’altra cosa: è come stare a casa. Ti parla e capisci quello che vuole, io sento che è sincero, ha a cuore le cose che dice, si ferma a parlare con tutti, è appassionato e forse un po’ timido». Arrivano gli altri, Nicola Marco Jessy Elisa Eleonora Silvia, parte subito la discussione sulle regole che oggi di questo si parla, e poi anche d’altro, sicuro: anche di Renzi che è di destra e di Grillo che «rappresenta la crisi della democrazia», di Vendola che piace molto a tutti e di Casini che invece non piace a nessuno. I ragazzi di Bersani — quelli di Imola, questi — sono, all’unanimità: «di sinistra» nel senso che è meglio Vendola di Renzi, non parliamo nemmeno di Casini. Europeisti, perchè «il futuro dell’Italia è nell’Europa» e dunque antigrillini viscerali. Contrari al Monti bis perchè «è ora di tornare alla politica, i tecnici hanno dato, hanno fatto bene ma ora basta, grazie». Alla domanda su quali siano i leader politici nei quali si riconoscono rispondono Matteo Orfini, Francesca Puglisi.
Marco Cavina, per esempio. 21 anni, perito elettronico («sono un patito delle scuole tecniche, saranno la nostra salvezza ») studia Giurisprudenza, fa il pr in discoteca, è responsabile Economia e Lavoro dei GD di Imola. «Io seguo Fassina e Orfini, sono giovani e preparatissimi, quello che serve». Silvia Pizzirani, anche: 21 anni, Storia contemporanea a Bologna e passione per l’ambiente, segretaria dei giovani di Castel San Pietro, in politica da quando aveva 14 anni: «I miei riferimenti politici sono i miei genitori, i miei nonni: è da loro che ho imparato il valore del lavoro e della responsabilità individuale. Tra i dirigenti seguo Francesca Puglisi e quel che fa per la scuola». Eleonora Lorenzi, 22, studia ingegneria edile, vuole occuparsi di ristrutturazioni sismiche, gioca a pallavolo, è responsabile Organizzazione. Nicola Finocchiaro, 20, fa il boy scout e anche il segretario Gd del circolo di Mordano-Bubano. Elisa Camaggi, 24, si sta laureando in Lettere, vorrebbe insegnare. Jessy Simonini, 18, fa il liceo classico e nel tempo libero aiuta «i bambini non italiofoni a fare i compiti». Da quando è responsabile scuola dei giovani emiliani ha lasciato il ciclismo, non ha più tempo. Vorrebbe fare l’insegnante di lettere. Gli altri, nel cerchio, sorridono. Lui serissimo osserva che non c’è niente da ridere, non capisco cosa
ci sia da ridere.
Dunque cerchiamo di capire se e quanto si debba limitare l’accesso alle primarie. Non è che troppi passaggi burocratici possono dissuadere chi vorrebbe votare? Eleonora: «Bisogna imparare a usarle le primarie. Sono uno strumento che stiamo imparando a utilizzare. Bisogna eliminare i disturbatori. Potrebbero voler far vincere il candidato più debole…». Elisa: «…o cercare di spostare la coalizione verso la propria area». Francesca: «Conosco persone di destra che verrebbero a votare alle primarie solo per votare Renzi…». Silvia: «… anche io, tante di destra». Ma conquistare elettori alla destra non sarebbe poi un male, no? Francesca: «Si, ma sono gli elettori che devono venire da noi, non il partito da loro. Non possiamo spostare il partito a destra per conquistare gli elettori di destra. Deve accadere il contrario». Silvia: «Non bisogna adeguarsi al clima di superficialità, ma al contrario educare alla responsabilità. Chi vuole decidere deve seguire delle regole, per ottenere le cose ci vuole fatica…». Jessy: «…e poi un albo è un riconoscimento. Da importanza al gesto di chi va». Marco: «Se qualcuno rinuncia vuol dire che non gli interessa abbastanza ». Una specie di esame, di prova-ostinazione? Eleonora: «Sì, però se magari uno al primo turno stava male e non è potuto andare? Allora si potrebbe fare che si iscrive all’albo anche chi vota per la prima volta al secondo turno…». Elisa: «…si ma solo se sono davvero di centrosinistra, però. È giusta la Carta di intenti».
Renzi lo liquidano come un populista, conservatore. Francesca: «La rottamazione e il merito non stanno insieme. Io non ho nessun merito ad avere 20 anni. Rispetto alle idee conta quanto essere biondi o essere mori». Vanessa: «Non mi è piaciuto su Marchionne». Sa dire solo io (Nicola), è un neoliberista conservatore (Silvia), è «subalterno alla cultura che ha inquinato la sinistra in questi anni» (Jessy, quello di 18).
Bersani invece ha un’ottica europea, lungimirante (Eleonora), un calibro diverso, le spalle larghe (Nicola) sa parlare di lavoro e di economia, ha ringiovanito la sua segreteria (Marco). Silvia: «Ha le tre doti principali di un politico: passione, lungimiranza e senso di responsabilità. È lui il nuovo, Renzi è il vecchio». Poi è credibile in Europa (Elisa).
Vendola piace a tutti, perchè è coerente (Nicola) di sinistra (Marco) anche se un pochino troppo populista (Silvia) e meno adatto di Bersani a governare (Elisa). Laura Puppato non la conoscono abbastanza. Elisa: «Perchè non ne parlano? Non capisco, è una dirigente del partito, può portare contenuti molto forti». Silvia apprezza anche Tabacci. In coro, tutti, disprezzano Grillo. Che poi, dice Francesca, «Grillo cresce più tra gli adulti che tra i ragazzi. Se penso ai giovani temo più l’astensionismo ». Di un Monti bis, della possibilità che si faccia un patto per sostenere politicamente un governo tecnico — ci fosse anche Bersani vicepresidente del consiglio — non vogliono sentir parlare. «Basta coi tecnici, ora va al governo chi vince». L’hanno detto anche Fassina e Orfini. Regole per il ricambio dei ministri e dei parlamentari, e torni la politica.

La Repubblica 05.10.12

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