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"Tobin tax, il governo frena. E il Pd prepara la mozione", di Bianca Di Giovanni

È un fiume in piena quello dei fautori della Tobin tax. Ieri le adesioni all’appello dell’Unità sono arrivate a oltre ottomila, con la presa di posizione tra gli altri del gruppo Idv della Camera, di Angelo Bonelli dei Verdi, di Legambiente, del sindaco Luigi De Magistris. Peccato che sia il governo italiano a chiamarsi fuori, mettendo in serio rischio la possibilità che la tassa anti-speculatori entri in vigore in Europa entro quest’anno. Rispondendo a un’interpellanza dei deputati Pd Andrea Sarubbi e Federica Mogherini, il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani ha lanciato segnali a dir poco deludenti. Tanto che il Pd annuncia per la prossima settimana una mozione da votare in Aula in vista del prossimo vertice europeo. «Il ministro dell’Economia Grilli la prossima setti-a in occasione dell’Ecofin tenga conto che il Parlamento si è già espresso a favore di questa misura con una mozione dello scorso gennaio», spiega Francesco Boccia (Pd).

Ma il sottosegretario Ceriani definisce «prematura» ogni previsione in merito all’adozione entro dicembre 2012, «perché la richiesta di cooperazione rafforzata deve essere presentata da almeno nove Stati membri dell’Ue». Come dire: in ottobre non se ne fa nulla. Qui sta il punto: i nove Stati richiesti per adottare la decisione «a maggioranza» ci sarebbero eccome, e lo stesso sottosegretario nella sua risposta lo ammette. Il fatto è che la condizione perché «si attivino» è che anche l’Italia aderisca, essendo una grande piazza finanziaria rispetto a Stati come Estonia, tanto per citare due degli otto stati interessati oltre ai due «Grandi», cioè Francia e Germania, già pronte ad aprire le procedure per l’adozione. Gli altri «potenzialmente interessati», dichiara Ceriani, sono Belgio, Austria, Spagna, Portogallo, Grecia e Finlandia. Si arriverebbe a dieci Stati. Ma i numeri in questo caso non sono tutto: chiaro che Parigi e Berlino procederanno solo con l’adesione di Roma.

C’è da capire a questo punto se il freno tirato dal governo Monti sia solo tattico, o legato a scelte più di sostanza. La replica di Ceriani sembra contenere tutte e due le ipotesi. «In occasione dell’Ecofin del 22 giugno – ha spiegato il sottosegretario – la delegazione italiana ha comunicato la disponibilità del governo italiano a valutare l’ipotesi di una cooperazione rafforzata, ma non ha as- sunto alcuna decisione definitiva al riguardo. La decisione era infatti condizionata anche al raggiungimento di risultati sostanziali e credibili in relazione al pacchetto di misure allo studio, sempre a livello di Unione europea, per far fronte alla crisi economica e finanziaria». Chiaro il riferimento alla partita sul meccanismo anti-spread, che l’Italia vorrebbe automatico e senza condizionalità. Questo dunque l’aspetto tattico.

I DUBBI DEL TESORO

Ma Ceriani aggiunge anche una considerazione di sostanza, che conferma i dubbi sull’effettiva adesione da parte del ministro dell’Economia Vittorio Grilli. «È stata espressa preoccupazione – dichiara il sottosegretario – sugli effetti della nuova imposta sul mercato dei titoli di Stato. Sebbene le emissioni dei titoli del debito sovrano siano esenti dalla tassa, la riduzione di liquidità sul mercato secondario potrebbe condizionare il prezzo dei titoli nelle aste, deter- minando un aumento del tasso d’interesse. La Commissione stima che l’aumento medio degli interessi potrebbe collocarsi tra i 10 e i 20 punti base, anche se il dato potrebbe essere sottostimato».

Il Tesoro teme l’impennarsi degli interessi. «Eppure tutti gli economisti che si sono occupati di questo tema dicono che quell’effetto non ci sarebbe – dichiara Sarubbi a margine dell’interpellanza – Continuo a sperare che la cautela del governo sia solo tattica, anche se oggi mi è sembrato chiaro che non se ne farà niente per il prossimo consiglio europeo di fine ottobre. L’Italia potrebbe perdere un treno che si profilava pronto a partire». La risposta avrebbe potuto essere diversa, visto che Sarubbi aveva concesso nell’interpellanza varie alternative. «Ho citato la mia proposta che esclude i titoli pubblici – continua – e quella di Bersani che esclude le operazioni sotto i 200mila euro annui, proprio per evitare di colpire i piccoli risparmiatori». Stessa delusione di Mogherini, che in aula legge tutte le esternazioni in cui Monti si era detto favorevole alla tassa. «La proposta di cooperazione rafforzata sarà sul tavolo del prossimo consiglio europeo tra pochissimi giorni: il – dichiara la deputata del Pd – L’ecofin dell’8 e 9 novembre sarà chiamato di nuovo a trattare il tema. Il limite temporale è quello della fine dell’anno, quindi sono pochissimi mesi». Insomma, il tempo stringe. Sarà difficile riacciuffare un’occasione come questa, con Francia e Germania già pronte ad avviare il procedimento.

L’Unità 05.10.12

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