scuola | formazione

"Non più idonei. Quei docenti fantasma scartati dalla scuola" di Luciana Cimino

La professoressa Anna Maria Casacca,insegnante dal 1983, ricorda precisamente il giorno in cui le diagnosticarono la malattia. «Era il 24 agosto del 1998, dissero a mio marito che non sarei sopravvissuta 48 ore». Leucemia mioloide acuta fu il verdetto. Poi arrivò il trapianto di cellule staminali, un anno in isolamento, un altro in convalescenza. Alla fine è tornata a scuola, ma non in aula. È diventata docente “inidonea”, quel termine che si usa per indicare gli insegnanti che a causa di malattie gravi e invalidanti (sla, tumori, sclerosi) non possono più reggere le ore di lezione ma contribuiscono in altri modi alla didattica. Anna Maria da allora si occupa di alunni disabili, bambini rom o figli di migranti. Tiene progetti sull’intercultura. «A me insegnare piaceva tantissimo ma questa nuova esperienza è stata una rinascita». Ora però AnnaMaria comegli altri 3500 docenti inidonei (poco più del 2% del totale insegnanti della scuola pubblica) con il DL 95 del luglio 2012, la cosiddetta “spendingreview”, saranno trasformati forzatamente in personale ATA (assistenti tecnico amministrativi). Il che equivalea altrettanti amministrativi precari, che fino ad ora hanno sorretto le segreterie, che perdono il lavoro. «Il declassamento – dice la professoressa io lo prendo come una punizione per la mia malattia, perché non sono stata incapace o lavativa». Come altri suoi colleghi Anna Maria ha scelto di posare per la campagna fotografica di denuncia di Renata Romagnoli, sorella di una in idonea con gravi problemi di salute. «Ci è sembrato un bel modo per attirare l’attenzione su di noi – spiega Filippo Agostini,ex maestro, ora dopo la malattia bibliotecario a Torrita Tiberina – i giornali finora ci hanno snobbato, abbiamo parlato con i deputati di tutti gli schieramenti: a parole stanno con noi ma hanno la spending review come una spada di Damocle». Filippoinsegnava in una scuolamaterna, «mi piace tantissimo fare il maestro», poi la spondololistesi che gli ha impedito di prendere in braccio i bambini o chinarsi. «Ci mandano a fare del lavoro amministrativo, che non ci possono neanche insegnare perché non ci sono soldi, togliendo quei posti a chi ne ha diritto, mentre ci penalizzano con lo stipendio e con la pensione».Grazie allavoro di Filippo orail paesino laziale ha una biblioteca informatizzata, aperta al territorio. Lo stesso fa Annamaria Salierno (maestra fino a che non ha perso l’udito per un tumore all’orecchio) nella biblioteca di un liceo scientifico di Ostia. «L’abbiamo messa a posto nel 2008 grazie ai soldi di una fondazione. Ora ha 17 postazioni multimediali. I professori vengono a tenere lezioni particolari, i ragazzi vengono a studiare nell’ora di buco o nel pomeriggio. Abbiamo prestato in un anno 500 libri al quartiere». «Mi addolora che con l’eliminazione della nostra figura, ritenuta inutile e costosa, tutto ciò andrà perso». Causa tagli non ci saranno bibliotecari a sostituire gli inidonei, e lefunzioni di didatticae laboratori non saranno rifinanziate. «Ci sarà solo una guerra tra poveri tra noi e gli Ata», dice amareggiata Annamaria. E forse anche esuberi. Perché non ci sono abbastanza posti amministrativi. Nella provincia di Roma, ad esempio, gli inidonei sono 360, i posti Ata 140. «Siamo docenti umiliati, declassati e pure in eventuale esubero. E al governo pensano che siamo “lavoratori imboscati”, fa male» sintetizza Titti Mazzacane. A luglio ha fatto 12 giorni di sciopero della fame. «In questi 15 mesi di lotta con i Cobas e ho incontrato persone che nonostante la malattia vogliono investire energie contribuendo al lavoro scolastico», dice lei che dall’88 ha perso le corde vocali («sono stata un anno senza voce, ora non riesco a tenere il volume adatto a una classe»). Adesso si occupa dei laboratori scientifici. «Siamo un vantaggio per la scuola, che può arricchire l’offerta formativa». Il segretario generale della Flc Cgil Mimmo Pantaleo ieri, annunciando lo sciopero della scuola del 12 ottobre, ha parlato di «una norma odiosa sul piano della civiltà, non si spediscono le persone come pacchi facendo un doppio danno a docenti e precari Ata». Per i docenti inidonei la via è una sola, spiega Titti: «la dispensa non è la panacea, il ricorso non tutti se lo possono permettere, la legge deve solo essere cassata, non si salva l’Italia con il sacrificio nostro e dei precari».

L’Unità 10.10.12