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"Formigoni trascina a fondo Polverini e sabota il patto Berlusconi-Maroni", di Francesco Lo Sardo

Il Celeste porta tutti subito al voto per far saltare in aria l’intesa Pdl-Lega su governo e Pirellone Che voglia cancellare il viaggio a Bucarest per il congresso del Partito popolare europeo si capisce. È furioso, nero, tutto gli va per storto, maledetto Pdl e accidenti a Formigoni. Se Silvio Berlusconi aveva deciso di volare oggi in Romania in occasione dell’adunata dei conservatori europei, era essenzialmente per presidiare col suo corpo il simulacro del Pdl: per non accreditare ulteriormente con la sua assenza l’idea della dissoluzione del Pdl, evitando di mandare in giro per il mondo in vece sua l’ignoto Angelino Alfano («un signore che dice di essere segretario del partito», lo sfotte Fini) sovrastato dal gigante Pier Ferdinando Casini in rappresentanza della piccola Udc.
Ci sarebbe andato comunque mentre il Pdl gli va in pezzi – dalla Lombardia alla Sicilia, passando per il Lazio – per ribadire che il Capo è sempre lui e per prendere altro tempo, dicendo e non dicendo, barcamenandosi in pubblico e continuando a trattare riservatamente con la Lega di Maroni un’intesa alle politiche 2013 in cambio della poltrona di governatore di Formigoni.
Una strategia abborracciata, per cercare di limitare i danni, sempre meglio che niente. E invece no: nemmeno questa gli riesce.
«Berlusconi è imbufalito», dicevano ieri i suoi, perciò al diavolo Bucarest e il Ppe. Quel poco che aveva in testa di fare, il Pdl e Formigoni gliel’hanno mandato all’aria.
Prima i notabili lombardi del Pdl che non intendono cedere la presidenza del Pirellone alla Lega e poi Formigoni si sono messi di traverso. Ma se sui primi si poteva usare il pugno di ferro e fargli ingoiare Maroni candidato – in un election day a primavera 2013 – insieme a un patto nazionale con la Lega, sul secondo, su Formiga, non c’è stato niente da fare. Il perfido Formigoni ha detto «no a Maroni candidato» ma, quel che è peggio, ha accelerato i tempi delle elezioni lombarde. Lui che da governatore ha il potere istituzionale per farlo, ha annunciato che darà vita a una giunta tecnica per poche settimane e che si andrà al voto prestissimo, sotto Natale. Il che per la Lega e Berlusconi è una doppia catastrofe. Primo, perché non dà tempo alla Lega di far digerire alla base un’intesa col Pdl travolto dagli scandali, incluso l’acquisto di voti dalla ’ndrangheta, annacquata in una intesa elettorale nazionale. Secondo, perché ha un effetto di trascinamento al voto anticipato ravvicinato anche nel Lazio. La Polverini, che aveva ricevuto da Berlusconi in persona l’ordine di resistere fino a primavera, è stata risucchiata e travolta dal “muoia Sansone con tutti filistei” di Formigoni. La linea di del rinvio del voto nel Lazio, se si va alle urne presto in Lombardia, non regge. «Voteremo tra Natale e la Befana sia in Lombardia che nel Lazio. Complimenti per il capolavoro. Un regalo alla sinistra senza neppure provare a combattere», si diceva ieri con amaro sarcasmo nel giro dei pidiellini romani vicini al vecchio Cesare Previti.
Ma ormai il danno è fatto. Azzoppato, quand’era ormai chiaro che la sua testa era stata venduta da Berlusconi a Maroni, Formigoni ieri s’è vendicato giocando al guastatore. Ma tanto era caro alla Lega e a palazzo Grazioli quell’accordo che – mentre Berlusconi tace – Maroni s’è affannato tutto il giorno a a dire che Formigoni sbaglia a irrigidirsi e spiattella al Corriere della Sera: «Unelection day per la Lombardia e le politiche sarebbe di grande aiuto per il rinnovo dell’alleanza nazionale Pdl-Lega», su cui il Carroccio nelle intenzioni del successore di Bossi avrebbe dovuto decidere a gennaio-febbraio, non prima. Formiga, con la mossa di ieri, ha compromesso questo piano, mentre il Pdl lombardo è squassato da lotte intestine in un clima di confusa e generalizzata rivolta contro il silente Berlusconi che vorrebbe regalare il Pirellone alla Lega. Un caos. Così, come in giocattolo rotto che svela il suo interno da cui escono molle, ingranaggi e cascano pezzi, ecco la conferma delle trattative con Berlusconi iniziate all’indomani della presa di potere di Maroni in Lega: sempre smentite, tra le urla di Formigoni che le definiva falsità e diceva che Berlusconi non l’avrebbe mai scaricato, ma venute a galla in questi giorni di bufera politica, conseguenza di grane giudiziarie che si moltiplicano.
Da ieri il presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, Rossano Breno, risulta indagato per corruzione nell’inchiesta che aveva portato all’arresto del vicepresidente del consiglio regionale lombardo del Pdl Franco Nicoli Cristiani.

da Europa Quotidiano 17.10.12