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"Per salvare gli esodati spunta la patrimoniale", di Roberto Giovannini

Non si può certo negare a Cesare Damiano – l’ex ministro del Lavoro dell’ultimo governo Prodi la virtù della costanza. O della testardaggine, se si vuole. Già da mesi protagonista della battaglia in Parlamento per difendere gli «esodati» (gli ex-lavoratori che per effetto della recente riforma delle pensioni non hanno più stipendio né pensione), poi primo firmatario di un progetto di legge «sventato» in zona cesarini dal ministro Elsa Fornero, ieri Damiano è tornato ancora una volta all’assalto. Ed è riuscito a far approvare dalla Commissione lavoro della Camera un emendamento alla legge di stabilità (la prima firma in questo caso è del presidente della Commissione Silvano Moffa, di Popolo e Territorio, ex Pdl) che amplia le garanzie per gli esodati. La proposta sottoscritta dai capigruppo di tutti i partiti, che ora dovrà essere esaminata dalla Commissione bilancio di Montecitorio, è passata con un voto all’unanimità, nonostante il «no» del governo. Al voto non ha partecipato il solo deputato del Pdl Giuliano Cazzola.
L’emendamento sostanzialmente recupera il progetto di legge Damiano, «bonificato» però dalla norma (si dice ideata a suo tempo proprio da Fornero) che consentiva a tutti i lavoratori di andare in pensione anche a soli 57 anni di età e 35 di contributi, sia pure con una penalizzazione. Rimane la sostanza: in pratica vengono «salvaguardati» nel biennio 2013/14 tutti coloro che sono rimasti senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma pensionistica. In particolare, l’emendamento istituisce e regolamenta un «fondo per gli esodati», alimentato da risorse già individuate con precedenti decreti (circa 9 miliardi) e con i 100 milioni di euro stanziati dal governo nella legge di stabilità. E soprattutto da una nuova tassa a carico dei redditi più alti: verrà varato infatti un «contributo di solidarietà» del 3% che colpirà tutti i redditi e le pensioni per la parte che supera i 150mila euro annui. Secondo i calcoli di Damiano e della Commissione lavoro, l’operazione costerà per il 2013 e il 2014 circa 3 miliardi. I deputati hanno previsto anche una clausola di salvaguardia, vale a dire l’aumento delle accise sulle sigarette già potenzialmente previsto dal Salva-Italia qualora le risorse previste risultassero insufficienti.
Il governo non ha espresso parere negativo per ragioni di merito, almeno in apparenza: il “no” all’emendamento del viceministro al Welfare Michel Martone, disatteso dai deputati, è stato motivato da obiezioni sulla copertura finanziaria. Adesso la norma dovrà essere sottoposta all’esame della commissione Bilancio che tra una decina di giorni inizierà a votare gli emendamenti.
Soddisfattissimo il commento di Damiano. «Confido che questo emendamento vada buon fine. Grazie alle nuove norme – dice l’ex-ministro e sindacalista – vengono salvaguardati tutti i lavoratori licenziati nel 2011. Questa positiva scelta sottolinea la volontà unitaria dei partiti di maggioranza e opposizione di considerare il tema dei lavoratori rimasti senza reddito come una delle priorità da affrontare e risolvere nella legge di stabilità». Per Silvano Moffa, «ci siamo mossi nel solco indicato dal governo e non abbiamo fatto altro che delimitare meglio il perimetro del fondo». Molto positivi i commenti delle organizzazioni sindacali. «La Commissione lavoro della Camera ha fatto un ottimo lavoro, a dimostrazione che quando si ascolta e si interloquisce, le soluzioni ai problemi si possono trovare», osserva Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil.
«Il governo, che ha creato il problema degli esodati – insiste il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti – raccolga le indicazioni del Parlamento». «In questa delicata fase della vita economica del Paese è giusto chiedere a chi ha di più un piccolo sacrificio a beneficio di chi si trova a vivere una condizione di maggiore disagio», commenta Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl. «Meglio tardi che mai, resta comunque il dubbio che l’idea si sarebbe potuta manifestare prima e con maggiore attenzione per tutti», sottolinea il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella
La Stampa 25.10.12