Mese: Ottobre 2012

"I fantasmi di Marghera. Il futuro: industria o palais Lumière?", di Rinaldo Gianola

Ogni volta che si torna a Marghera ne manca un pezzo. Aziende che chiudono, imprenditori in fuga, lavoratori sbattuti in cassa integrazione e licenziati. Sarà pur vero che la nostalgia non è più quella di un tempo e che non bisogna esser troppo sentimentali nel ricordare un glorioso passato industriale, di lavoro e di democrazia perchè si rischia di apparire patetici nella stagione dei tecnocrati, dei bocconiani al governo. Però qualcuno, prima o poi, dovrà pur spiegare dove sono finiti migliaia di posti di lavoro, dove sono scappate le multinazionali che avevano giurato fedeltà eterna, chi ha buttato al vento un enorme patrimonio di competenze, ricerca, innovazione. Adesso ci vuole un po’ di modernità, bando ai rimpianti, basta lamenti. Il futuro? Il futuro di Marghera, che occupa ancora circa 14mila addetti, non sono più la chimica, la cantieristica, l’energia e quegli operai unti e sporchi così fuori moda. Il Palais Lumière ci salverà, la torre delle luci del francese Pierre Cardin cambierà il destino dello storico polo petrolchimico, vigilerà su Venezia, guarderà dall’alto pure il …

"I fantasmi di Marghera. Il futuro: industria o palais Lumière?", di Rinaldo Gianola

Ogni volta che si torna a Marghera ne manca un pezzo. Aziende che chiudono, imprenditori in fuga, lavoratori sbattuti in cassa integrazione e licenziati. Sarà pur vero che la nostalgia non è più quella di un tempo e che non bisogna esser troppo sentimentali nel ricordare un glorioso passato industriale, di lavoro e di democrazia perchè si rischia di apparire patetici nella stagione dei tecnocrati, dei bocconiani al governo. Però qualcuno, prima o poi, dovrà pur spiegare dove sono finiti migliaia di posti di lavoro, dove sono scappate le multinazionali che avevano giurato fedeltà eterna, chi ha buttato al vento un enorme patrimonio di competenze, ricerca, innovazione. Adesso ci vuole un po’ di modernità, bando ai rimpianti, basta lamenti. Il futuro? Il futuro di Marghera, che occupa ancora circa 14mila addetti, non sono più la chimica, la cantieristica, l’energia e quegli operai unti e sporchi così fuori moda. Il Palais Lumière ci salverà, la torre delle luci del francese Pierre Cardin cambierà il destino dello storico polo petrolchimico, vigilerà su Venezia, guarderà dall’alto pure il …

"Il Governo vuole docenti da record: i meno pagati, ma in classe più ore di tutti!", di A.G. da La Tecnica della Scuola

Lo dimostra uno studio della Uil Scuola sui dati forniti dalla banca dati europea Eurydice e dal titolo eloquente “Orario di insegnamento: siamo allineati agli altri paesi europei”: in confronto ai più sviluppati, i prof italiani stanno in classe come in Germania, mentre fanno più ore di Francia, Austria, Finlandia. Alla primaria 22 ore contro una media di 19,6; alle superiori 18 contro 16,3. Solo alle medie in linea: 18 contro 18,1. Di Menna: siamo molto oltre il paradosso, pronti a protestare per l’intero anno. Fare l’insegnante in Italia rischia di diventare una scelta quasi eroica. Alla recente pubblicazione dell’Ocse Education at a Glance , che posiziona i docenti italiani in fondo nella graduatoria degli stipendi fruiti in tutta l’area considerato, anche perché praticamente fermi (escludendo l’inflazione) a 12 anni fa , ora il Governo decide, attraverso un inatteso e unilaterale decreto, che tutti i titolari di un insegnamento, dalla primaria alle superiori, debbano svolgere 24 ore di lezioni settimanali. Andando così determinare una doppia penalizzazione: i docenti italiani dopo essere tra i peggio pagati, …

"Il Governo vuole docenti da record: i meno pagati, ma in classe più ore di tutti!", di A.G. da La Tecnica della Scuola

Lo dimostra uno studio della Uil Scuola sui dati forniti dalla banca dati europea Eurydice e dal titolo eloquente “Orario di insegnamento: siamo allineati agli altri paesi europei”: in confronto ai più sviluppati, i prof italiani stanno in classe come in Germania, mentre fanno più ore di Francia, Austria, Finlandia. Alla primaria 22 ore contro una media di 19,6; alle superiori 18 contro 16,3. Solo alle medie in linea: 18 contro 18,1. Di Menna: siamo molto oltre il paradosso, pronti a protestare per l’intero anno. Fare l’insegnante in Italia rischia di diventare una scelta quasi eroica. Alla recente pubblicazione dell’Ocse Education at a Glance , che posiziona i docenti italiani in fondo nella graduatoria degli stipendi fruiti in tutta l’area considerato, anche perché praticamente fermi (escludendo l’inflazione) a 12 anni fa , ora il Governo decide, attraverso un inatteso e unilaterale decreto, che tutti i titolari di un insegnamento, dalla primaria alle superiori, debbano svolgere 24 ore di lezioni settimanali. Andando così determinare una doppia penalizzazione: i docenti italiani dopo essere tra i peggio pagati, …

"Ora un'agenda che affronti la crisi del lavoro", di Laura Pennacchi

La caduta o il rallentamento del reddito e della produzione che si stanno verificando in tutto il mondo sono tali che ormai la parola «recessione» non appare più adeguata a descrivere con chiarezza i fenomeni in atto Per alcuni Paesi l’intensità del decremento (in Italia sommando il 2012 e il 2013 si arriverà a superare il -3%) di per sé rende più appropriata la parola «depressione». Ma in generale la durata della crisi, la sua prevedibile estensione se perdura l’approccio dell’austerità «a tutti i costi», fanno pensare che siamo di fronte a una vera e propria rottura nelle traiettorie di sviluppo. Le pratiche monetarie promesse da Draghi per la Bce – tuttavia subordinate a una condizionalità che potrebbe rivelarsi un capestro per i Paesi richiedenti – e quelle ancor più «rivoluzionarie» praticate da Bernanke per la Fed, per quanto «non convenzionali», non possono essere sufficienti a far intraprendere all’economia mondiale una nuova rotta. Specie se l’Europa rimane prigioniera dell’austerità restrittiva e deflazionistica imposta dalla Merkel e contrastata da Hollande e a livello globale la leadership …

"Ora un'agenda che affronti la crisi del lavoro", di Laura Pennacchi

La caduta o il rallentamento del reddito e della produzione che si stanno verificando in tutto il mondo sono tali che ormai la parola «recessione» non appare più adeguata a descrivere con chiarezza i fenomeni in atto Per alcuni Paesi l’intensità del decremento (in Italia sommando il 2012 e il 2013 si arriverà a superare il -3%) di per sé rende più appropriata la parola «depressione». Ma in generale la durata della crisi, la sua prevedibile estensione se perdura l’approccio dell’austerità «a tutti i costi», fanno pensare che siamo di fronte a una vera e propria rottura nelle traiettorie di sviluppo. Le pratiche monetarie promesse da Draghi per la Bce – tuttavia subordinate a una condizionalità che potrebbe rivelarsi un capestro per i Paesi richiedenti – e quelle ancor più «rivoluzionarie» praticate da Bernanke per la Fed, per quanto «non convenzionali», non possono essere sufficienti a far intraprendere all’economia mondiale una nuova rotta. Specie se l’Europa rimane prigioniera dell’austerità restrittiva e deflazionistica imposta dalla Merkel e contrastata da Hollande e a livello globale la leadership …

Pd, battaglia sul manifesto “Avanti senza il Professore”, di Giovanna Casadio

Il manifesto dell’alleanza Pd-Sel-Psi diventa un caso. Dal testo spariscono i ringraziamenti all’attuale premier ed è subito polemica. Casini attacca Bersani: «È un grave errore». L’orizzonte fissato è “oltre Monti” e fa perno su dieci parole chiave e qualche paletto, soprattutto per quanto riguarda le future intese. Per Giuseppe Fioroni «il patto con Vendola è ad alto rischio, nella carta d’intenti dei riformisti è sancito l’impegno ad allearsi con i centristi». Il “manifesto” del centrosinistra di governo dà l’addio a Monti. Pd, Sel e Psi firmano un «patto vincolante» che prevede decisioni a maggioranza e una clausola anti-crisi, cioè lealtà al premier scelto con le primarie per i cinque anni di legislatura. La “carta d’intenti” è in dieci punti, da cui è scomparso ogni riferimento al premier Monti e alla sua agenda. Cancellato quel ringraziamento che c’era nel testo del Pd («Il nostro posto è in Europa, lì dove Mario Monti ha avuto l’autorevolezza di portarci»), per lasciare posto a una frase secca: «Noi collocheremo l’Italia nel cuore di un’Europa da ripensare su basi democratiche». …