"Finalmente una scelta saggia", di Paolo Leon
Molti anni fa, quando al governo c’era ancora Romano Prodi, fui chiamato a un’audizione alla Camera dei deputati sulla Tobin tax. All’epoca furoreggiava la creazione di titoli di ogni tipo, l’emissione di moneta endogena (privata), e una deregolazione selvaggia dei flussi internazionali dei capitali, e non mi sentii di sostenere, con qualche credibilità, che la Tobin tax poteva essere imposta da un solo Paese o anche dall’Unione economica e monetaria. Mi dispiaceva non aderire completamente al manifesto di Attac, e mi limitai a suggerire un’autorità di vigilanza sulle transazioni orarie e giornaliere, perché la trasparenza era forse un nemico temibile della speculazione distruttiva. La proposta piacque, non trovò orecchie attente, e non se ne fece nulla. La Tobin tax fu considerata poco più di una provocazione sia dalle autorità di vigilanza sui mercati dei capitali sia dalla Banca d’Italia, che si nascondevano dietro al rifiuto della tassa da parte del Fondo Monetario, dell’Ocse, e dell’Unione europea. Invece, la Tobin tax, ormai lo sappiamo, non impedisce i flussi di capitali destinati ad investimenti, e perfino alla …