Mese: Ottobre 2012

"Finalmente una scelta saggia", di Paolo Leon

Molti anni fa, quando al governo c’era ancora Romano Prodi, fui chiamato a un’audizione alla Camera dei deputati sulla Tobin tax. All’epoca furoreggiava la creazione di titoli di ogni tipo, l’emissione di moneta endogena (privata), e una deregolazione selvaggia dei flussi internazionali dei capitali, e non mi sentii di sostenere, con qualche credibilità, che la Tobin tax poteva essere imposta da un solo Paese o anche dall’Unione economica e monetaria. Mi dispiaceva non aderire completamente al manifesto di Attac, e mi limitai a suggerire un’autorità di vigilanza sulle transazioni orarie e giornaliere, perché la trasparenza era forse un nemico temibile della speculazione distruttiva. La proposta piacque, non trovò orecchie attente, e non se ne fece nulla. La Tobin tax fu considerata poco più di una provocazione sia dalle autorità di vigilanza sui mercati dei capitali sia dalla Banca d’Italia, che si nascondevano dietro al rifiuto della tassa da parte del Fondo Monetario, dell’Ocse, e dell’Unione europea. Invece, la Tobin tax, ormai lo sappiamo, non impedisce i flussi di capitali destinati ad investimenti, e perfino alla …

"Finalmente una scelta saggia", di Paolo Leon

Molti anni fa, quando al governo c’era ancora Romano Prodi, fui chiamato a un’audizione alla Camera dei deputati sulla Tobin tax. All’epoca furoreggiava la creazione di titoli di ogni tipo, l’emissione di moneta endogena (privata), e una deregolazione selvaggia dei flussi internazionali dei capitali, e non mi sentii di sostenere, con qualche credibilità, che la Tobin tax poteva essere imposta da un solo Paese o anche dall’Unione economica e monetaria. Mi dispiaceva non aderire completamente al manifesto di Attac, e mi limitai a suggerire un’autorità di vigilanza sulle transazioni orarie e giornaliere, perché la trasparenza era forse un nemico temibile della speculazione distruttiva. La proposta piacque, non trovò orecchie attente, e non se ne fece nulla. La Tobin tax fu considerata poco più di una provocazione sia dalle autorità di vigilanza sui mercati dei capitali sia dalla Banca d’Italia, che si nascondevano dietro al rifiuto della tassa da parte del Fondo Monetario, dell’Ocse, e dell’Unione europea. Invece, la Tobin tax, ormai lo sappiamo, non impedisce i flussi di capitali destinati ad investimenti, e perfino alla …

"Il moderato immaginario", di Piero Ignazi

Le primarie non riguardano solo il Partito democratico e i suoi alleati. Hanno un impatto sistemico. Con la loro onda d’urto investono anche il fronte opposto. La lunga stasi del Pdl, ondeggiante tra i richiami alle doti salvifiche del padre fondatore e il liberi tutti, è stata scossa dall’avvio ufficiale di primarie competitive e combattute. Il rilancio di Berlusconi con l’ennesima profferta a Casini & Co., rafforzata dalla graziosa concessione della premiership a Mario Monti (come se il capo del governo aspettasse il via libera dal Cavaliere…), ha tutta l’aria di una risposta maldestra all’accelerazione impressa dal Pd. Berlusconi pensa forse di ripetere l’operazione predellino quando riuscì a stoppare la progressione del neonato Partito democratico. Ma i tempi sono cambiati. Il Cavaliere ha perso il tocco magico. Nel suo partito si agitano componenti e aggregazioni di vario tipo e da alcuni anni si contano almeno una decina di ‘fondazioni'( eufemismo che sta per correnti). Finora, in un modo o nell’altro, Berlusconi e suoi emissari sono riusciti a convincere i riottosi a rimanere tranquilli. Ora però, …

"Il moderato immaginario", di Piero Ignazi

Le primarie non riguardano solo il Partito democratico e i suoi alleati. Hanno un impatto sistemico. Con la loro onda d’urto investono anche il fronte opposto. La lunga stasi del Pdl, ondeggiante tra i richiami alle doti salvifiche del padre fondatore e il liberi tutti, è stata scossa dall’avvio ufficiale di primarie competitive e combattute. Il rilancio di Berlusconi con l’ennesima profferta a Casini & Co., rafforzata dalla graziosa concessione della premiership a Mario Monti (come se il capo del governo aspettasse il via libera dal Cavaliere…), ha tutta l’aria di una risposta maldestra all’accelerazione impressa dal Pd. Berlusconi pensa forse di ripetere l’operazione predellino quando riuscì a stoppare la progressione del neonato Partito democratico. Ma i tempi sono cambiati. Il Cavaliere ha perso il tocco magico. Nel suo partito si agitano componenti e aggregazioni di vario tipo e da alcuni anni si contano almeno una decina di ‘fondazioni'( eufemismo che sta per correnti). Finora, in un modo o nell’altro, Berlusconi e suoi emissari sono riusciti a convincere i riottosi a rimanere tranquilli. Ora però, …

"Come (non) criticare Matteo Renzi", di Stefano Menichini

Come solo Bersani, tra i suoi, ha mostrato di aver compreso l’enorme potenzialità delle primarie aperte per il bene dell’intero Pd, così solo Bersani sembra aver colto il vero punto debole di Matteo Renzi. Quando lo invita ad avere fiducia «in tutto il partito», e non solo nel segretario, intercetta un umore diffuso nel Pd verso il sindaco di Firenze: verso di lui ormai c’è rispetto (anche nella versione che trasforma il rispetto in paura) e ammirazione, ma c’è anche la sensazione (fra i suoi stessi sostenitori) che se appena potesse Renzi farebbe a meno del mondo intero e sicuramente di tutti i militanti e dirigenti democratici, come per molto tempo ha fatto a meno di consiglieri e alleati politici. Insomma, un leader troppo convinto di sé per aver bisogno di altri. Allergico al concetto di comunità e ai luoghi nei quali una comunità si ritrova, si organizza, si confronta (anche con successo, com’è accaduto sabato a Roma). E questo è forse l’unico tratto di scarsa modernità di Renzi, in un tempo nel quale la …

"Come (non) criticare Matteo Renzi", di Stefano Menichini

Come solo Bersani, tra i suoi, ha mostrato di aver compreso l’enorme potenzialità delle primarie aperte per il bene dell’intero Pd, così solo Bersani sembra aver colto il vero punto debole di Matteo Renzi. Quando lo invita ad avere fiducia «in tutto il partito», e non solo nel segretario, intercetta un umore diffuso nel Pd verso il sindaco di Firenze: verso di lui ormai c’è rispetto (anche nella versione che trasforma il rispetto in paura) e ammirazione, ma c’è anche la sensazione (fra i suoi stessi sostenitori) che se appena potesse Renzi farebbe a meno del mondo intero e sicuramente di tutti i militanti e dirigenti democratici, come per molto tempo ha fatto a meno di consiglieri e alleati politici. Insomma, un leader troppo convinto di sé per aver bisogno di altri. Allergico al concetto di comunità e ai luoghi nei quali una comunità si ritrova, si organizza, si confronta (anche con successo, com’è accaduto sabato a Roma). E questo è forse l’unico tratto di scarsa modernità di Renzi, in un tempo nel quale la …

"Arriva la Tobin tax anche senza Londra", di Maurizio Ricci

Alla fine, la Tobin tax, la tosatura fiscale sugli affari della finanza, arriva davvero. C’è chi dice subito, già nel 2013, come il governo italiano che, alla fine, si è schierato a favore. E c’è chi dice dal 2014. In effetti, il varo è avvenuto un po’ a sorpresa. Neanche la commissione se lo aspettava gia ieri: ora il programma è di approntare un testo entro novembre e di benedire la tassa entro dicembre. Ma sarà un percorso complicato: si tratta di decidere come pagarla e, soprattutto, cosa fare dei soldi. E anche di ridimensionare le ambizioni. Rilanciata (l’idea originaria è degli anni ‘70 e doveva colpire le transazioni valutarie) dopo la crisi del 2008, la Tobin tax aveva, sostanzialmente, tre obiettivi: ridurre la volatilità dei mercati, chiamare a contribuzione la grande finanza che aveva generato la crisi, assicurare un gettito (teoricamente di migliaia di miliardi di dollari se applicata a livello globale) che beneficiasse, anzitutto, i paesi poveri. Di fatto, quello che rimane è un gettito di forse 20 miliardi di euro a livello …