scuola | formazione

"Riforma dei concorsi, sarà mini", di Alessandra Ricciardi

Un decreto per nuova gara a giugno. Ma il ministro ha tempi stretti per mantenere la promessa. Profumo intanto deve difendersi dai ricorsi per illegittimità. Una promessa da mantenere. Un nuovo concorso a giugno. Anche se neppure questo sarà come lo avrebbe voluto e come aveva annunciato, ovvero aperto solo ai giovani e con una quota di assunzioni preponderante rispetto a quelle fatte con le graduatorie a esaurimento. Non una riforma a 360 gradi dunque, per la quale servirebbe una legge, ma una miniriforma.
A giorni, secondo quanto trapela da viale Trastevere, il ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, dovrebbe firmare il regolamento che ridefinisce, grazie a una delega aperta dall’ex ministro Beppe Fioroni (legge 244 del 2007), i criteri di accesso a un nuova selezione per insegnanti. Intanto però il ministero deve difendere con le unghie e con i denti l’attuale gara dai ricorsi di illegittimità avanzati da chi è stato escluso.
Il regolamento fissa la durata biennale delle graduatorie del concorso. Chi non riesce nei due anni ad avere il contratto di assunzione a tempo indeterminato non avrà nessuna speranza di confluire nella lista ad esaurimento, che resta chiusa e che assorbirà il 50% delle assunzioni annualmente disponibili, ma, analogamente a quanto avviene in altre amministrazioni, dovrà provare a rifare il concorso successivo. Che ci sarà appunto dopo due anni. La cadenza biennale è una delle novità più importanti del nuovo assetto, che dovrebbe garantire la periodicità dell’accesso ai ruoli dei docenti e così scardinare il sistema del precariato. Sistema di stop and go, di supplenze in giro per le città e per le scuole, incarichi a volte rinnovati, altre no, come è successo a Carmine Cerbera, il docente precario di storia dell’arte che si è ucciso perché rimasto senza lavoro.
Alle selezioni potranno partecipare i docenti abilitati: i precari iscritti nelle graduatorie a esaurimento, i laureati di scienze della formazione primaria, quelli che usciranno dai Tfa in corso di svolgimento e probabilmente gli abilitanti dei Tfa speciali, ossia i corsi di formazione iniziale riservati ai docenti che potranno vantare requisiti di servizio tra l’anno scolastico 1999/2000 e il 2011/12, dati per imminenti a giugno da Profumo e non ancora autorizzati.
Il provvedimento di riforma è un decreto ministeriale, e questo rappresenta già un passo in avanti, visto che non dovrà superare il vaglio del consiglio dei ministri. Ma è prevista una procedura rafforzata, e dunque , prima della firma definitiva, è necessario acquisire i pareri delle commissioni competenti di camera e senato, il via libera del Cnpi, la registrazione del Consiglio di stato. Nella migliore delle ipotesi, se l’iter dovesse essere avviato entro metà novembre, si chiuderebbe a fine gennaio. A ridosso dello scioglimento delle camere. Quello che pare certo è che comunque sarà il successivo ministro a bandire il nuovo concorso, con tutto il carico di polemiche che inevitabilmente accompagnerà la vicenda. Come già avvenuto con la gara in corso, molti precari abilitati lamenteranno di dover fare una nuova selezione quando sono già iscritti nella graduatoria ad esaurimento. Ma anche che in questo modo si rubano posti allo scorrimento delle stesse liste alle quali va il 100% dei posti autorizzati se non c’è concorso.
Critica quest’ultima che prenderà ancora più piede nel prossimo futuro, giacché i posti che si libereranno con i pensionamenti, dopo la riforma Fornero, saranno ridotti al lumicino. Salvo un piano straordinario di immissioni in ruolo.
Intanto al ministero stanno sulle barricate per difendere il concorso già autorizzato e in corso di svolgimento. Ricorsi sono stati annunciati dall’associazione dei consumatori Codancos così come dall’Anief. Nel mirino l’esclusione dei semplici laureati non abilitati e il divieto di partecipare imposto ai docenti già di ruolo. Divieto ritenuto illegittimo, visto che l’esclusione configurerebbe una violazione del principio di eguaglianza nell’accesso al pubblico impiego. Del resto, il divieto non riguarda i dipendenti di altre amministrazione che possono tranquillamente fare domanda.
da ItaliaOggi 06.11.12