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“Scuola, o una buona legge oppure nessuna legge”, di Francesca Puglisi*

La marea di studenti e di insegnanti che ha invaso le piazze italiane ed europee chiede di poter crescere e studiare in una scuola pubblica di qualità, di restituire dignità al lavoro, sconfiggendo disoccupazione giovanile e precarietà, un’Europa unita e solidale che sappia crescere nel segno dell’equità. In fondo è proprio questo il manifesto di Europa 2020: la consapevolezza che l’Europa tutta si salverà solo se tornerà ad investire in una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. È la scuola che può combattere le disuguaglianze, che fa crescere cittadini liberi e responsabili, che può far diventare il nostro un Paese unito. Da troppo tempo l’Italia non investe sul proprio capitale umano. Per questo la crescita si è inceppata da noi più che in altri Paesi europei. Servono urgentemente risorse per il diritto allo studio, per combattere la dispersione scolastica, investimenti per mettere in sicurezza le scuole ed edificarne di nuove, secondo criteri di sostenibilità ambientale e utili ad una rinnovata didattica. Nessun edificio pubblico è abbandonato al degrado come le scuole. Chiediamo al governo di ascoltare la voce di questa moltitudine di ragazzi e ragazze, di insegnanti e famiglie dimostrando più coraggio nell’investire nel futuro del Paese, chiedendo atti di generosità a chi non ha mai pagato. Le mobilitazioni in tutt’Italia parlano del profondo disagio che stanno vivendo gli insegnanti e gli studenti, di una scuola pubblica duramente provata da anni di tagli dissennati. Il Partito democratico dal primo giorno ha chiesto al governo dei tecnici, inascoltato, un’inversione di tendenza e nuovi investimenti. Ma ormai siamo convinti che serve il coraggio delle scelte di un governo politico di segno democratico e progressista, per avere una vera svolta e un vero cambio di agenda. Dopo aver bloccato nella legge di stabilità l’innalzamento a 24 ore dell’ orario di lavoro degli insegnanti e il conseguente licenziamento di decine di migliaia di precari, chiediamo di allentare il patto di stabilità interno per quegli enti locali che intervengono per la messa in sicurezza delle scuole e l’approvazione della nostra legge che permette ai cittadini di destinare l‘8xmille dell’Irpef al finanziamento dell’edilizia scolastica. Se la Legge Aprea che trasformava le scuole in fondazioni, che utilizzava la chiamata diretta per il reclutamento degli insegnanti e cancellava la partecipazione democratica alle scelte delle scuole non è diventata legge, il merito è del Pd, che alla Camera si è assunto la responsabilità di cambiarla profondamente. Sei nostri parlamentari fossero saliti da subito sull’Aventino insieme all’Idv, avremmo avuto la coscienza salva e la scuola privatizzata. Ora al Senato abbiamo chiesto audizioni con tutte le rappresentanze sindacali e associative degli studenti, del personale scolastico e delle famiglie. Siamo consapevoli dei nodi irrisolti sulla rappresentanza studentesca e gli statuti autonomi, che ci impegniamo a cambiare, dopo la nuova fase di ascolto. Se riusciremo ad arrivare a un disegno condiviso con tutto il mondo della scuola, avremo fatto un buon servizio al nostro Paese che ha bisogno di una profonda opera di ricostruzione delle istituzioni democratiche e dei valori che guidano chi, come noi, crede nella Costituzione. Se non riusciremo, nel confronto parlamentare, ad arrivare ad un disegno condiviso con le scuole, fermeremo il riordino degli organi collegiali. Perché le regole della partecipazione democratica o si scrivono assieme, o non si scrivono.
* Responsabile nazionale scuola del Pd

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