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“L’ondata antisemita di ultrà e schizofascisti”, di Francesco Merlo

Purtroppo ha ragione la Comunità ebraica: «Roma non è meno pericolosa di Tel Aviv». E ha ragione, non solo con il cuore, anche se sarebbe stato meglio dire che Roma è più vulnerabile di Tel Aviv. E proprio perché «a Roma non piovono razzi», come dice l’inquietante prefetto Pecoraro. Insomma Roma non è una città in guerra e dunque l’ebreo è inerme, non pensa a difendersi e a contrattaccare. I tifosi del Tottenham, per esempio, non si aspettavano certo di essere accoltellati mentre prendevano una birra. Non si guardavano attorno spaventati come fossero, appunto, a Tel Aviv.
E immaginate cosa devono avere pensato quei turisti inglesi che erano lì per divertirsi ingenuamente, sedotti dal mito delle notti di Roma. Cercate di immedesimarvi nel loro stupore quando hanno visto arrivare quella squadraccia di italiani armati di spranghe, coltelli e bastoni, nascosti dai caschi integrali, vigliacchi incappucciati come i mafiosi.
A Tel Aviv i commando di Hamas combattono l’esistenza degli ebrei di Israele, esprimono un odio etnico e religioso che ha i suoi interessi economici e le sue radici nella storia, si muovono dunque nel codice della spietatezza e persino della dignità della guerra. A Roma invece si sono materializzati in uno dei posti più belli, di maggior calore e colore e sotto la statua di Giordano Bruno, mito dell’antifanatismo, una cinquantina di rifiuti umani, sottoprodotti urbani che si nutrono di un tifo ridotto ad immondezzaio criminale. Ultrà romanisti e ultrà laziali, che solitamente sono divisi dalla stupidità diciamo cosi “alta” del calcio, l’altra notte erano invece uniti nella ferocia di un antisemitismo cieco che non capiscono, anzi probabilmente non sanno neppure cos’è, a giudicare dalla povertà umana dei due romanisti che sinora sono stati arrestati.
Ecco perché è davvero bizzarra la reazione del prefetto di Roma che invece di chiedere scusa, a nome della città, alle vittime della più odiosa delle aggressioni antisemite dopo le retate e le leggi fasciste, si mette acidamente a polemizzare con il capo della comunità ebraica Riccardo Pacifici che, giustamente allarmato, rappresenta idealmente quelle vittime. E la frase più arrogante di Pecoraro è la seguente: «Quello che fanno le forze dell’ordine per gli ebrei romani non si fa in nessun altro Paese».
Parla come se fosse in credito, il signor prefetto. Rimprovera una comunità ingrata. Come se proteggere i tifosi di una squadra ebrea anche — persino! — mentre bevono la birra fosse davvero troppo. Dopo tutto quello che facciamo per loro, vogliono pure un sovrappiù, una concessione, un ennesimo atto di generosità costosa.
La verità è che Pecoraro ha dimostrato di non controllare l’ordine pubblico e dunque di essere quanto meno inadeguato, e non tanto perché Campo de’ Fiori — al contrario delle piazze di Tel Aviv — non era presidiata. Ma soprattutto perché le forze dell’ordine, chiamate da testimoni terrorizzati, sono arrivate troppo tardi e in numero insufficiente, forse perché anch’esse impreparate alla sfida, alla novità di questa furia che picchia, accoltella, spacca, mettendo in atto una strategia di guerriglia urbana, come una specie di esercitazione sul campo.
E sembra di vederli mentre attaccano e poi rinculano per attirare i poveri inglesi nell’imboscata. Altri picchiatori feroci stanno acquattati infatti in una delle stradine strette dove «la luna sta per cadere», uno di quei vicoli di Roma che Lucio Dalla
canta nella “Sera dei miracoli”. Anche mercoledì quando picchiano e accoltellano la notte «è così dolce che si potrebbe bere », una notte «da passare in centomila in uno stadio …».
Appunto, lo stadio. È la città di Roma, prima ancora della comunità ebraica, a meritare almeno un tentativo di impossibile risarcimento. E si dovrebbe cominciare con il punire sia la Roma sia la Lazio. Dovrebbe farlo l’Uefa di Platini, ma dovrebbero pretenderlo anche la Lega calcio di Maurizio Beretta e la Federcalcio di Giancarlo Abete.
È chiaro che i presidenti e i dirigenti della Lazio e della Roma sono nani rispetto alla gravità dell’evento. Ma l’autoassoluzione, che in fondo è la vera prova di questo nanismo, non è tollerabile. Il presidente Lotito e il manager Baldini, invece di difendere ciascuno i propri ultrà, dovrebbero mettere un taglia per la cattura di quei barbari.
Sono noti i rapporti di complicità fra le società di calcio e gli ultrà. La curva nord della Lazio è da tempo il covo dei peggiori naziscemi italiani, estremisti nel calcio e nella politica che infatti giovedì sera durante la partita con il Tottenham hanno esibito striscioni antisemiti rivendicando così la paternità ideologica dell’aggressione. Pensate: Lotito e Baldini non sono neppure andati a trovare all’ospedale Ashley Mills, quel ragazzo di 24 anni che, pugnalato all’inguine, è stato in pericolo di vita per due giorni. E non è andato neppure Alemanno, che dei naziscemi romani è stato in tutti questi disastrosi anni di governo un amato/odiato interlocutore.
Davvero non sappiamo quanta ragione abbia la comunità ebraica, ma l’ordine pubblico dovrebbe tenere in gran conto i suoi timori. È infatti sicuramente vero che l’Italia sta pericolosamente diventando uno dei paesi più antisemiti del mondo occidentale, anche se si tratta di un antisemitismo stupido, come del resto fu d’accatto quello fascista. In Italia non ci sono grandi centrali culturali e mediatiche contro gli ebrei ma c’è un’intossicazione plebea che salda una certa sottocultura terzomondista, sia di sinistra e sia di destra, con le pulsioni di un neofascismo che è ormai “schizofascismo”, xenofobia e saluti romani. La Rete è piena di queste immondizie, persino filoiraniane, l’America di nuovo con il k, l’odio verso Israele… E la crisi economica, la rabbia sociale e il populismo grillino rimettono in circolo, non solo contro il governo Monti, il vecchio fantasma del complotto giudaico-massonico.
E poco importa che si picchi, da infiltrati e incappucciati, nelle manifestazioni di piazza o che si dia la caccia al tifoso del Tottenham ebreo o a quello del West Ham il cui dolcissimo inno — «I’m forever blowing bubbles / pretty bubbles in the air, sto sempre a gonfiare bolle, belle bolle nell’aria», nessun inglese in Italia potrà più cantare. Perché — abbia pazienza il signor prefetto — da mercoledì notte la nostra bella Roma non è più la stessa. Gli ebrei la trovano «non meno pericolosa di Tel Aviv» e gli inglesi del Times.
La Repubblica 24.11.12
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“Roma più pericolosa di Tel Aviv” lite tra comunità ebraica e prefetto cori antisemiti, Lazio sotto accusa, di ELSA VINCI
«Roma non è Tel Aviv». È scontro tra il prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro, e la comunità ebraica, dopo il raid in Campo de’ Fiori contro un gruppo di tifosi del Tottenham al seguito della squadra per la gara di Europa League con la Lazio. «Tel Aviv non è meno pericolosa di Roma. Nella comunità c’è rabbia », replica Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei dell’Urbe, che aveva lanciato la polemica l’altro ieri durante una maratona oratoria davanti a Montecitorio, quando ha paragonato l’aggressione al pub ai missili che da Gaza colpiscono Israele. «Qui non piovono razzi — dice Pecoraro — qui la comunità ebraica è al sicuro. Non accetto provocazioni. Chiedo rispetto per le forze dell’ordine, da parte di tutti».
Antichi spettri si rincorrono. E Pacifici rilancia: «Chiediamo venga revocata l’autorizzazione al corteo Casapound, i cui militanti si definiscono “fascisti del nuovo ordine”». Ancora una volta il prefetto di Roma rimanda al mittente: «Non abbiamo motivi di ordine pubblico e giudiziario che possano motivare il divieto ». La querelle si ricompone solo a sera con una telefonata tra i due, mentre infuria la polemica sulla sicurezza e su possibili rigurgiti antisemiti. «Spero che tutti i responsabili vengano colpiti come devono», avverte il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. La Digos avrebbe già individuato altri due autori del raid. «Una ferma condanna a gesti di intolleranza religiosa», arriva dal ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi.
Choc, sdegno, vergogna. Il World Jewish Congress chiede con forza che la Lazio venga sospesa dal calcio europeo e misure energiche se cori e insulti dovessero ripetersi allo stadio. «Le multe non bastano», protesta il Wjc. L’Uefa aprirà un’inchiesta su quanto avvenuto all’Olimpico. Per i cori razzisti che si erano già sentiti a Londra nella gara di andata, la Lazio è stata sanzionata con 40 mila euro, stavolta vista la recidiva, l’Uefa potrebbe usare la mano pesante, il regolamento prevede la squalifica del campo o porte chiuse. Intanto il presidente della Figc, Giancarlo Abete, non ha potuto fare a meno di scusarsi con l’omologo britannico, David Bernstein. «Ancora una volta — ha scritto in una lettera — il calcio è stato occasione per un gruppo di delinquenti di dare sfogo alla follia razzista e antisemita».
A Londra i giudizi sono pesantissimi, e Roma finisce nella black list. Il quotidiano
The Times la definisce «la città più pericolosa per gli inglesi», vittime in passato di attacchi violenti. Dopo il Daily Mail che ha bollato la capitale come «la città dei coltelli», il Times appioppa il marchio di «peggiore d’Europa ».
Anche se il sito del Sun ha etichettato il raid come «assalto nazista», per la Digos e per la procura della Repubblica la pista antisemita comincia a perdere consistenza. Prende quota invece l’ipotesi di una rissa tra tifosi: un attacco in cui ultrà della Roma e della Lazio si sono trovati fianco a fianco per colpire la comitiva inglese. Sono al setaccio i tabulati telefonici dei due giallorossi finiti a Regina Coeli, Francesco Ianari, 26 anni, e
Mauro Pinnelli, di 25, gli inquirenti stanno controllando le chiamate e gli sms scambiati poco prima dell’irruzione nel pub. Ma non solo. Sono al vaglio i contatti telefonici di una serie di sospettati, giovani individuati attraverso i video delle telecamere a circuito chiuso. L’idea di chi indaga è che il raid sia stato organizzato con un tam-tam telefonico non appena intercettato il gruppo di inglesi da colpire. Ai due ultrà giallorossi arrestati sono stati contestati i reati di lesioni e danneggiamento, non il tentato omicidio. Rimangono gravi le condizioni di Ashley Edwards Mills, il sostenitore degli Hotspurs è stato operato al San Camillo. I due romanisti potranno fornire la propria versione domani mattina quando compariranno davanti al gip Antonella Capri. Il pm non ha contestato l’aggravante razziale. Gli inquirenti hanno individuato altri due possibili aggressori, sarebbero laziali. Presto nuovi arresti.
La Repubblica 24.11.12