Giorno: 16 Luglio 2013

I braccialetti bianchi mantengono l’impegno: approvata alla Camera la norma contro lo scambio elettorale politico-mafioso.

Dichiarazione di voto finale del capogruppo Roberto Speranza Signor Presidente, onorevoli colleghi, è veramente per me un piacere e un orgoglio poter fare questa dichiarazione di voto a nome del gruppo del Partito Democratico. Voglio dirlo subito in premessa: al di là delle bandiere, oggi è veramente un bel giorno per tutti noi, un giorno importante e positivo per il Parlamento italiano.  Intanto grazie, grazie veramente, ai tanti che si sono impegnati, alla II Commissione (Giustizia), ai relatori, a tutti coloro che hanno creduto in questo provvedimento e grazie soprattutto, voglio dirlo con forza, a tutte le realtà organizzate che si battono su ogni territorio per affermare il principio di legalità. Grazie in modo particolare a Libera e al gruppo Abele (Applausi) e grazie, grazie di cuore a Don Luigi Ciotti. Grazie ancora ai nostri braccialetti bianchi, grazie, e ancora a quei 270 mila cittadini. È anche merito vostro. Dal gruppo del PD va il ringraziamento, uno per uno, perché il risultato che oggi si ottiene è anche frutto della vostra iniziativa. Guardate, voglio dirlo …

“Giustizia, la confusione di Grillo”, di Michele Prospero

Peggio per la rete. E’ stato il vecchio telefono a indurre Grillo a operare una rapida retromarcia. E il referendum sulla giustizia, che prima aveva deciso di appoggiare in gran spolvero, adesso dovrà fare a meno delle attese firme del M5S. Non la fredda comunicazione tramite una mail, ma la appassionata voce di Antonio Di Pietro, riferiscono le agenzie, ha partorito il gran ripensamento. La vendetta dei vecchi media è così consumata. Altro che intelligenza collettiva della rete, questa incarnazione postmoderna dell’intelletto possibile degli averroisti, capace, se attivata nel modo opportuno e con i tempi giusti, di penetrare in ogni mistero del mondo, fornendo a tutto lo scibile una valida soluzione. C’è voluta solo la furbizia individuale dell’ex leader dell’Idv, con il suo intercalare dialettale e con le sue metafore ruspanti, a spingere Grillo a rimangiarsi tutto, senza ritegno alcuno. Avrebbe potuto, l’ex comico, spiegare la sua improvvisa ritrattazione dicendo che la giustizia è una questione troppo complessa. Così spigolosa, che non si presta ad essere maneggiata con semplici colpi di referendum abrogativi. E che …

“Se i prof si valutano così”, di Raffaele Simone

Cosa ha fatto di male l’università per meritarsi l’Ava? Non è il nome di una famosa attrice né quello di un detersivo per i panni. È la sigla (in verità un po’ sbilenca) di “Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento”, un perfido dispositivo attivato da un decreto del marzo scorso (ministro Profumo), che in questi giorni, andando in applicazione, minaccia di mettere a terra il già ammaccatissimo sistema universitario. Inventato tempo fa dall’Anvur, l’agenzia di valutazione dell’università – criticata e temuta per la smodata ampiezza delle sue attribuzioni, la squilibrata composizione (mancano del tutto gli umani-sti), la fantasiosa stramberia dei metodi e l’imponenza dei suoi costi, – Ava dispone che i singoli corsi di studio delle università riversino telematicamente al ministero una varietà di dati. Questi sono confrontati con parametri fissati dall’Anvur, e, in base ai risultati, i corsi vengono accreditati (cioè autorizzati a funzionare) oppure no e sottoposti a valutazione periodica. Lo scopo, apparentemente benefico, si scontra con incredibili difficoltà pratiche. Studiando il decreto si è costretti non di rado a strofinarsi gli occhi perché …

“Un governo isolato dai partiti”, di Luigi La Spina

Ha proprio ragione Letta quando osserva che nel mondo della politica avvengono «cose indecorose» e quando deplora la perdita del «senso delle istituzioni». Ma anche lui sa che non basteranno i suoi moniti saggi, né quelli di Napolitano, per limitare i danni che, ogni giorno, si provocano sull’immagine internazionale del nostro Paese e sulla credibilità della nostra classe politica nei confronti dei cittadini. Il contributo più utile, però, che il presidente del Consiglio può fornire, prima che si arrivi a uno scontro tanto permanente quanto improduttivo, è quello di riuscire a superare una condizione che del suo ministero fa un «unicum» assoluto nella storia della Repubblica. Non si è mai visto, infatti, un governo che, pur godendo, sulla carta, di una maggioranza parlamentare amplissima, appaia così isolato dai partiti che lo sostengono. Né si è mai visto un governo che, nonostante tutto, non abbia alcuna alternativa concreta e, quindi, appaia insostituibile. La situazione, se vogliamo uscire dalle ipocrisie, è riassumibile in poche parole: il Pd è squassato da una battaglia interna devastante e, nella sostanza, …

“Scuola, la musica è finita”, di Alessia Camplone

Un tempo la richiesta era altissima e la selezione molto dura. Ma ora ci sono sempre meno iscritti ai Conservatori salvati solo dai corsi primari e pre-accademici e dagli studenti provenienti dall’estero: classi anche con un solo alunno e professori chiamati a insegnare altre materie come il solfeggio. E i sindacati denunciano: riforma ferma da 14 anni. Nel linguaggio musicale si chiama canone inverso. I Conservatori di musica, davanti ai quali un tempo si faceva la fila per iscriversi, ora si stanno svuotando. Un’inversione di tendenza inaspettata. Sono sempre di meno gli studenti che decidono di dedicarsi allo studio di uno strumento. E così l’Italia sembra mettere da parte la sua cultura musicale, dando l’immagine di un Paese che abbandona una delle sue tradizioni migliori. Secondo i dati ufficiali più recenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (relativi all’anno accademico 2011/2012) gli alunni iscritti complessivamente nei Conservatori sono 42.386, mentre i diplomati sono stati 4.826. Sensibilmente in calo rispetto all’anno precedente. Ma i numeri non danno ancora la dimensione esatta della realtà. Perché ad …

“Valutazione, i presidi dicono no”, di Mario D’Adamo

Nel corso dell’incontro svoltosi la settimana scorsa al ministero con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali sono continuate a piovere critiche sul decreto che introduce il sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione. Pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso e fortemente voluto dal precedente ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, che nel marzo scorso lo aveva presentato al governo per l’approvazione, il decreto, in particolare, interseca i propri contenuti con quelli contrattuali sulla valutazione dei dirigenti scolastici. E crea incertezze interpretative e resistenze. Alle sollecitazioni della dirigente preposta agli ordinamenti scolastici, Carmela Palumbo, che segnalava come l’unica area dirigenziale non ancora sottoposta a valutazione è quella dei dirigenti scolastici, le organizzazioni sindacali hanno obiettato che, a distanza di sette anni dalla sottoscrizione del contratto che la prevedeva, non ha ancora trovato applicazione la normativa sulla verifica dei risultati e la valutazione dei dirigenti scolastici, soprattutto perché il ministero non ha provveduto alle parti di sua competenza, l’attivazione dei nuclei di valutazione e la determinazione dei criteri ai quali si dovrebbero attenere. Pensare ora …

“Giovani, la rassegnazione si batte sui banchi di scuola”, di Oreste Pivetta

Si discute dei Neet da una infinità di anni e questa infinità di anni mi inquieta ben più del numero dei Neet. Numero che aumenta, senza tuttavia che nel frattempo si sia messo in atto qualche progetto concreto, semplice, chiaro». In attesa del miracolo, in attesa di una pioggia di soldi sulla scuola, in attesa di un balzo prodigioso del Pil. Intanto i Neet, giovani senza studio e senza lavoro, invadono l’Italia e risalgono verso l’Europa: «Prima la questione riguardava il Sud, adesso colpisce il Centro e il Nord e supera i confini. Anche la Francia comincia a soffrirne ». Sono parole di Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, che di fronte all’aspetto generazionale delle crisi, accusa la bassa intensità sociale delle politiche economiche europee. Direttore, tra i capitoli della nostra inchiesta c’è quello relativo alla «spesa pubblica». L’accusa: si spende poco per l’istruzione e per la formazione. Basta a spiegare i Neet? Non c’è di mezzo anche qualcosa di personale? «Si sommano varie situazioni, dalla scuola alla televisione all’obiettiva povertà dell’offerta di lavoro, a …