Giorno: 7 Luglio 2013

“Basta calci al cinema”, di Roberto Andò

«La cultura è quello che resta quando si è dimenticato tutto », questa frase di Paul Valery, uno degli uomini-chiave del secolo scorso, sta lì, nel pantheon delle citazioni possibili, a ricordarci che ogni affermazione volontaristica a favore della cultura è vana rispetto al meccanismo che selezionerà ciò che sarà trasmesso ai posteri, il reperto che sarà loro inoltrato dalla civiltà di cui siamo stati parte. La dimenticanza, il suo implacabile setaccio, conterà più del ricordo. L’avvertimento di Valery non è una ragione sufficiente per astenersi dal fare certe battaglie ideali. Dal ricordare ciò che non va dimenticato. È bene, per esempio, ricordare alle giovani generazioni chi è stato Federico Fellini, e rendergli il doveroso omaggio nel ventennale della morte. Come potrebbero, altrimenti, i giovani, essere sollecitati a vederne i film? E dove? A Federico Fellini, in vita, è toccato in sorte il ruolo di psicopompo, o mago, del cinema italiano, e con questo intendo dire che nessuno come lui ha certificato l’ambizione del nostro cinema, il suo talento, la sua grandezza. Nessuno come Fellini …

“Al Colle? No, al mare… Il web contro Grillo in Sardegna”, di Toni Jop

Qualcuno dei suoi gli avrà detto: cheffai, non vorrai mica andare da Napolitano pallido-pallido? Giusto, si sarà risposto: prima mi abbronzo e poi mi piazzo davanti al presidente in tutta la bellezza del mio grigio argento su campo bronzeo. Così, ecco Beppe Grillo, in attesa dell’incontro al Colle, galleggiare terso nelle acque della Costa Smeralda senza obiettivi da raggiungere tranne una abbronzatura «nature». Libero e bello in questa eccellente briatorata di luglio. Lo raccontano benevole le immagini che ieri hanno fatto il giro delle redazioni: lui in acqua, lui fuori dall’acqua, in barca, gli affetti, la pace, il relax. Ma non sta andando a fondo l’Italia? È così che dobbiamo prepararci al grande tonfo di settembre? Non è forse Grillo il titolare di una forza politica di primaria importanza, oggi, nel Paese? Non è lui la sorgente di una nuova consapevolezza che si aggrappa alla decrescita felice, a uno spartanismo dal quale il piacere viene vestito con un burqua aspro e forte? Eppure, non ha fatto altro che un bagno, una immersione, ha preso un …

“Beni culturali, anche il ministero è moroso: bollette non pagate per 40 milioni”, da repubblica.it

L’Italia è il paese con il più grande patrimonio storico culturale al mondo, al primo posto nella lista Unesco per numero di tesori dichiarati patrimonio dell’umanità, eppure il Ministero per i beni culturali rischia quasi il tracollo per morosità e per il drastico taglio dei finanziamenti cui continua a essere sottoposto dai governi di ogni colore. Gli ultimi dati forniti dal ministro Bray sono emblematici: quasi 10 milioni di euro in meno rispetto al 2012 per le “spese per interventi urgenti per le emergenze”; una disponibilità per il ‘programma ordinario dei lavori pubblici’ che passa dai 70,5 mln di euro del 2012 ai 47,6 mln del 2013 (nel 2004 erano 201 milioni), il sostegno dalle giocate del Lotto che dai 48,4 mln di un anno fa precipita ai 25,4 di quest’anno. In questo scenario, non c’è da stupirsi se i musei sospendono le aperture, se il Colosseo resta chiuso per una vertenza dei custodi e se persino il ministero è costretto a chiedere un intervento straordinario al Tesoro per poter pagare bollette e canoni inevasi …

Sulle spalle della sinistra”, di Claudio Sardo

Non ce la farà l’Italia se non sarà capace di cambiamenti radicali. Non ci sarà nuovo sviluppo senza una riduzione delle diseguaglianze, senza un primato del lavoro e dell’impresa sulle rendite e le consorterie, senza un rafforzamento del ruolo pubblico (che non è sinonimo di gestione diretta dello Stato). E tanto meno si ricostruirà un senso civico, un’idea di comunità senza una battaglia a tutto campo contro l’illegalità, le povertà, le solitudini, contro i diritti negati. Non ce la farà l’Italia senza l’Europa. Ma neppure l’Europa senza l’Italia. Il cambiamento delle politiche economiche non può che avere una dimensione continentale. In gioco non ci sono solo le ricette (fallite) di banchieri e tecnocrati: in gioco c’è quella democrazia che i nostri padri ci hanno consegnato e che oggi rischia di perdere senso. La democrazia che ha prodotto la nostra civiltà, e il nostro welfare, è nata da una lotta, e poi da un compromesso, tra capitale e lavoro. Ora che il compromesso è saltato, viviamo una vera e propria crisi di identità, che l’impoverimento del …

“Ricostruire la missione pubblica della Rai”, di Fulvio Fammoni*

“Non è mai troppo tardi” è stato il fortunato titolo di una trasmissione del passato che può essere applicato alla Rai di oggi. Ha dimostrato il convegno organizzato dalla Fondazione Di Vittorio e da Articolo 21, sul rinnovo della concessione per il servizio pubblico, che c’è grande voglia di discutere di merito, con trasparenza a partecipazione. Il contrario del silenzio con cui spesso si decide, e del clamore troppe volte inconcludente con cui se ne parla. Non a caso sono ripartite indiscrezioni su vendita e/o privatizzazione (a prezzi da svendita) tipiche di quando non si vuol discutere. Ma un primo punto importante è stato segnato dall’iniziativa della Fondazione Di Vittorio e di Articolo 21: il ministro Catricalà ha smentito la privatizzazione e ha escluso che il governo possa intervenire per decreto sull’azienda. A maggior ragione occorre la più ampia discussione di merito. Anche in questo caso la nostra richiesta è stata ascoltata: per le modalità e le regole della prossima nuova concessione è stata affermata la volontà della più ampia consultazione pubblica, sul modello della …

“La sfida del lavoro di cittadinanza”, di Laura Pennacchi

Ora che l’emergenza lavoro è riconosciuta da tutti, ed è divenuto chiaro che non è un eufemismo l’espressione “Job catastrophe” usata dai democratici americani, bisogna affrontare problemi scottanti fin qui elusi, anche a sinistra. Tanto più che, per l’appena avviato dibattito congressuale del Pd, l’idea del congresso che muova «dal basso » (con il rischio di far concentrare i nostri circoli su questioni locali sottraendo loro il diritto di discutere i grandi nodi politici irrisolti) e la proposta di dissociare il confronto sulle idee da quello delle persone da candidare, fanno correre il rischio di lasciare sullo sfondo le vere differenziazioni di contenuto. Tra i problemi scottanti fin qui elusi c’è la differenza tra una strategia di «lavoro di cittadinanza» – intrinseca all’idea di un Piano straordinario per il lavoro comprensivo della creazione diretta di lavoro per giovani e donne – e una prospettiva che dia priorità al «reddito di cittadinanza». È necessario innanzitutto chiarirsi sui termini. L’Italia deve certamente dotarsi di strumenti, delimitati e circoscritti, di necessaria lotta alla povertà, come il «reddito minimo …

“Il Datagate e il paradosso di Obama”, di Nadia Urbinati

Si scoprì alla fine della Guerra fredda che la Stasi, il servizio segreto della Germania comunista, aveva un dossier su ogni cittadino e aveva fatto di ogni tedesco una spia. In una società dove la vita privata delle persone non conosceva segretezza lo Stato godeva della massima segretezza. Nascondimento è potere fuori da ogni controllo. Ci si chiese allora che senso avesse lo spionaggio quando tutti erano spiati. Ma un senso c’era perché se è vero che per essere efficace il controllo deve essere selettivo, è altresì vero che occorre raccogliere tutte le informazioni per poter selezionare quelle “utili”. È pertanto fatale che la schedatura dilaghi a macchia d’olio. All’opposto, non vi è più radicale nemico della segretezza di Stato di un governo fondato sul pubblico e i diritti civili. Diceva Norberto Bobbio che rendere pubblico il potere implica togliergli il velo della segretezza: questa è una delle promesse più importanti della democrazia. Una promessa che sta insieme alla pace e alla libertà. Alla pace, perché il sistema di segretezza e di spionaggio presume nemici …