Giorno: 21 Luglio 2013

“Pizzarotti si arrende: un super consulente antidebito”, di Dario Di Vico

Passa il tempo ma una vera strategia antidebito il Comune di Parma stenta a metterla in campo. Un anno dopo la clamorosa vittoria ottenuta alle elezioni municipali, il sindaco grillino Federico Pizzarotti sembra faticare a trovare il bandolo della matassa. Il consigliere d’opposizione Massimo Iotti ha addirittura postato su Twitter un incredibile confronto tra Parma e Detroit, la città americana che ha dichiarato fallimento in questi giorni. Quel che è certo è che il sindaco, con una mossa che ha destato sorpresa, ha autorizzato la società partecipata Stt a emettere un bando per la ricerca di un consulente internazionale che elabori un piano di risanamento e ristrutturazione. Costo dell’operazione: 700 mila euro. A rendere ancor più singolare la mossa di Pizzarotti contribuiscono una serie di precedenti. L’economista Loretta Napoleoni, che avrebbe dovuto illuminarlo a titolo gratuito, «se ne è andata dopo pochi giorni» (parole del sindaco) e l’assessore al Bilancio, Gino Capelli, ha preferito tornare ai suoi incarichi professionali lasciando la giunta sul più bello. In materia di soldi buttati al vento nelle consulenze Parma …

“Dalla «saldatura» tra cultura e territori la molla per ripartire”, di A. Bonomi

In un capitalismo che trasforma conoscenza, relazioni, il sentire e l’intelligenza personale e collettiva nei suoi mezzi di produzione più rilevanti, il tema dell’intreccio tra economia della cultura e capitalismo manifatturiero è la filigrana attraverso cui leggere la natura di transizione della crisi, con la coesistenza tra diversi modi di produzione, diversi modi di concepire lo sviluppo, l’emergere di nuovi gruppi sociali e (forse) future élite. È questa la fotografia scattata dall’ultimo rapporto di Unioncamere-Symbola sull’industria culturale italiana, il 5,4% della nostra economia con 458mila imprese e quasi un milione e 400mila addetti tra industrie creative, culturali, patrimonio storico-artistico e arti visive a cui si affianca il sistema culturale della Pa e il non profit di associazioni e fondazioni. Numeri che indicano una resilienza del capitalismo nostrano, un vitalismo che non si è ancora spento. Tracce quantitativamente ancora deboli ma qualitativamente importanti soprattutto per il significato che rivestono. In primo luogo dal punto di vista della composizione sociale. Le filiere della cultura sono uno dei vettori dell’emergere di una nuova composizione demografica più adatta a …

“Quanto ci costa l’irresponsabilità”, di Piero Ignazi

La politica ha salvato il ministro degli interni Angelino Alfano, ma non lo ha sollevato né assolto dalla sua responsabilità. I ministri sono sempre responsabili politicamente degli atti della loro amministrazione. Un principio, questo, che emerge alla fine del XVIII secolo in terra americana dove i padri fondatori introdussero nei Federalist Papers (art. 65) il concetto di “responsabilità”. Il principio venne poi sancito in Francia nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 (art. 15) laddove si asserisce solennemente che «la Società ha il diritto di chiedere conto ad ogni agente pubblico della sua amministrazione ». Quindi, poiché ogni atto del governo è compiuto in nome del ministro, questi deve assumerne la responsabilità di fronte al Parlamento e di fronte all’opinione pubblica. Se sono stati commessi errori il ministro può prendere provvedimenti disciplinari e sanzionatori nei confronti dei funzionari, ma ciò, come scrivono i costituzionalisti anglosassoni, «non lo assolve dalla responsabilità politica». A meno che il governo intero non si assuma collettivamente l’onere dell’azione compiuta. È esattamente quanto ha fatto Enrico Letta. Pur …

Visco: “Ripresa a ottobre ma serve stabilità politica”, di Tonia Mastrobuoni

Sulla credibilità delle agenzie di rating aveva già avuto modo di esprimere i suoi dubbi, ma il messaggio di fondo emerso dall’ultimo declassamento dell’Italia, ritenuto comunque «ingiustificato, se guardiamo ai fondamentali», quello di Standard&Poor’s, è difficile da smentire. Così, nonostante il Financial stability board stia cercando, come è emerso anche al G20 di Mosca che si è appena concluso, dei modi per rendere più indipendenti aziende, banche e Paesi dal giudizio delle «tre sorelle», Ignazio Visco ha detto molto chiaramente che il problema annoso dell’Italia resta la sua fragilità politica. «Il nostro Paese – ha detto in una conferenza stampa congiunta con Fabrizio Saccomanni – è in una fase critica: c’è un problema di stabilità, anche istituzionale e politica, che incide sulla capacità di cogliere le opportunità della ripresa». Il governatore della Banca d’Italia ha espresso la previsione di un ritorno al segno positivo nel quarto trimestre, ma si è detto preoccupato delle turbolenze politiche che caratterizzano perennemente il nostro Paese. Non solo, dunque, da quando è scoppiato il caso kazako o da quando è …

“Cambiare, non farsi cambiare”, di Claudio Sardo

In un paese normale Roberto Calderoli si sarebbe dimesso da vice-presidente del Senato dopo l0oltraggio alla Ministra Kyenge, Angelino Alfano si sarebbe dimesso da titolare degli Interni dopo la rendition della signora Shalabayeva avvenuta nel disprezzo della dignità nazionale, e anche la ministra Emma Bonino starebbe riflettendo sul da farsi. Ma non siamo un Paese normale. Come dimostra anche lo stato della maggioranza che sostiene il governo. Una maggioranza che ha le sembianze delle Grande coalizione, che viene contestata dai suoi oppositori come l’espressione dell’inciucio, ma che in realtà non si fonda sulla benché minima alleanza politica. Il governo Letta è il comitato esecutivo di un Parlamento privo di maggioranza, ha un programma di ricostruzione emergenziale (lavoro, crisi sociale, riforme in grado di scongiurare l’esito nullo delle prossime elezioni), tuttavia è indebolito quotidianamente da conflitti e tatticismi di ogni genere. Ad ogni tornante si spalancano le porte della crisi: che si parli di Imu o delle sentenze su Berlusconi, del caso kazako o di legge elettorale. Il paradosso è che a rendere fragile il governo …

“Zanonato: in autunno via Imu e stop all’Iva”, di Roberto Petrini

Il governo è al lavoro per eliminare l’Imu sulla prima casa. E per stoppare l’aumento dell’Iva. Lo ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato: «Penso che all’inizio dell’autunno sarà possibile dare l’annuncio». La dichiarazione dell’ex sindaco di Padova giunge dopo gli esiti incerti della riunione della “cabina di regia” e il giorno dopo il rilancio ufficiale della spending review. E al G20 a Mosca il governatore di Bankitalia, Visco, lamenta: «L’instabilità politica frena la ripresa». «Penso che all’inizio dell’autunno sarà possibile annunciare che non ci sarà un punto di Iva in più e non ci sarà l’Imu sulla prima casa». Il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, in una intervista al Tg1, serve la soluzione dell’»ingorgo fiscale» ben prima della pausa di Ferragosto e prima ancora dell’impegno preso dalla «cabina di regia» governo-maggioranza, nella riunione di giovedì scorso, di agire sulle due tasse «incombenti » entro il 31 agosto. Il governo, ha aggiunto Zanonato, sta lavorando per «stabilizzare » le misure prese prima dell’estate: ovvero i due contestati «rinvii», quello dell’Imu (dal …

“Il solo modo per salvare un governo ammaccato”, di Eugenio Scalfari

La mozione di sfiducia individuale contro il ministro dell’Interno (e vicepresidente del Consiglio) Angelino Alfano è stata respinta con il voto pressoché compatto dei tre partiti della “strana maggioranza”. Nel Pd ci sono stati tre astenuti e tre assenti nei confronti dei quali (voglio sperare) non ci sarà alcuna censura. Si tratta infatti di un tipico caso di obiezione di coscienza motivato dal fatto che sia Enrico Letta, sia il segretario Epifani e sia il presidente della Repubblica avevano definito il caso kazako come incredibile e intollerabile al punto da rivolere indietro madre e figlia incautamente e inopportunamente estradate in Kazakhstan. Resta tuttavia in piedi la questione della permanenza al governo di Alfano, sanata solo parzialmente dalla non del tutto provata sua ignoranza dei maneggi dei suoi più intimi collaboratori, in parte già sostituiti nei ruoli che avevano. Enrico Letta ha assunto su di sé la certificazione di quella ignoranza-innocenza, ma resta comunque aperta la questione della responsabilità politica che rappresenta uno dei cardini della pubblica amministrazione. L’ha ricordato ieri su questo giornale Stefano Rodotà, …