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“In arrivo a Pompei un super manager”, di Francesco Erbani

Un “grande progetto Pompei”. Più fondi per i musei. Il reclutamento di 500 giovani. Tax credit per cinema e musica. Risanamento delle Fondazioni liriche. Per una volta un provvedimento del ministero per i Beni culturali non è accolto da fischi. Dopo predecessori abituati ad annunciare o a camuffare tagli, il ministro Massimo Bray, affiancato dal presidente del Consiglio Enrico Letta, ha illustrato ieri “Valore cultura”, un decreto legge, dunque un provvedimento d’urgenza, per «la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei Beni e delle Attività culturali». Il decreto è ancora in bozza (consta di tre titoli e quattordici articoli), non se ne conosce la versione finale, ma è stato comunque approvato dal Consiglio dei ministri dopo una discussione che alcuni descrivono come animata. Molte, per esempio, le pressioni di qualche collega di Bray perché il provvedimento fosse più aperto all’ingresso dei privati nella gestione dei beni culturali. Alla fine è Letta in persona che pone il sigillo: «La cultura», dice il premier, «è il cuore del nostro Paese e la possibilità di attrarre investimenti è una delle nostre priorità. Vogliamo investire sulla cultura e creare un legame tra giovani e cultura».
POMPEI
Viene istituita la figura di un Direttore generale che avrà competenze sia sugli appalti per i restauri (dalla scrittura dei bandi, fino ai controlli sulla trasparenza delle ditte e sullaregolarità dei lavori) sia per la riqualificazione dell’area al di fuori del sito archeologico (infrastrutture, recupero ambientale, ricezione turistica: il tutto, si raccomanda, «nel rispetto del minor consumo di territorio »). Il Direttore generale avrà il profilo di un manager (circola il nome dell’economista Giampiero Marchesi), non di un archeologo, avrà grandi poteri, ma non sarà un commissario sul tipo di quelli della Protezione civile, assicurano al ministero, che a Pompei non hanno lasciato buoni ricordi e spesso solo inchieste giudiziarie. Avrà alle sue dipendenze venti persone, tutte scelte fra i funzionari statali e cinque esperti (un giurista, un economista, un architetto, un
urbanista, un trasportista). Inoltre potrà ricevere «donazioni ed erogazioni liberali». C’è un punto ancora controverso. Le decisioni prese in una specie di Conferenza dei servizi permanente, così si legge nella bozza, alla quale parteciperanno, oltre al ministero, vari soggetti (Regione Campania, Provincia di Napoli, sindaci e anche privati) saranno «in deroga a ogni disposizione di legge o di regolamento» e sostituiranno «ogni altro adempimento, ogni altro parere, nulla osta o autorizzazione». Insomma, il Direttore generale avrà mano libera. Come la userà, se la norma dovesse entrare in vigore così, è tutto da vedere: di fatto si sancirebbe un permanente stato di emergenza a Pompei. Nel decreto si parla di stretta collaborazione con la Soprintendenza. Si capisce, però, che il Direttore generale risponde direttamente al ministro. A sua volta la Soprintendenza torna all’antico, viene cioè separata la parte vesuviana (Pompei, Ercolano, Stabia) da quella napoletana, esattamente come fino ad alcuni anni fa.
MUSEI
Ai musei torneranno tutti gli introiti ricavati dai biglietti e dal merchandising. Questi introiti la finanziaria del 2008 li aveva destinati al ministero per l’Economia, con l’obbligo, per quest’ultimo, di girare ai Beni culturali il 50 per cento. Un garbuglio. Ma non solo: ai Beni culturali è ritornato appena il 10-15 per cento di quei fondi. Ora gli incassi verranno riassegnati interamente ai Beni culturali e saranno una bella boccata
d’ossigeno per musei senza custodi e costretti a chiudere sale o addirittura a sbarrare completamente gli accessi. Vengono inoltre stanziati 8 milioni per i Nuovi Uffizi a Firenze e 4 milioni per il Museo dell’Ebraismo e della Shoah che sorgerà nell’ex carcere di Ferrara. Altri 2 milioni sono destinati a situazioni di particolare urgenza.
IL RECLUTAMENTO
2 milioni e mezzo finanzieranno l’assunzione per un anno come tirocinanti di 500 giovani laureati sotto i 35 anni. Collaboreranno all’inventario del patrimonio, un progetto curato dall’Istituto centrale per il catalogo. Il progetto, spiegano al ministero, partirà dalle regioni del Sud: Puglia, Campania, Calabria e Sicilia.
CINEMA E MUSICA
Viene ripristinato il tax credit, cioè la detassazione per chi produce o finanzia le opere. Per il cinema fissando un tetto di 90 milioni, così come auspicato da molti esponenti di quel mondo che negli ultimi tempi avevano dato vita a una forte mobilitazione. Per la musica stabilendo un tetto di 5 milioni che serviranno, spiegano al ministero, «a far fronte alla crisi del mercato e per promuovere giovani artisti e compositori emergenti».
FONDAZIONI LIRICHE
Viene istituito un fondo di 75 milioni, gestito da un commissario straordinario, che servirà ad alleviare la crisi di alcune Fondazioni liriche. Queste, però, devono presentare entro 90 giorni un piano di risanamento che comporti anche la riduzione fino al 50 per cento del personale tecnico amministrativo (che, si dice al ministero, sarà assorbito dall’Ales, una società controllata dai Beni culturali) e l’interruzione dei contratti integrativi. Alle Fondazioni si chiede anche l’obbligo di mantenere in pareggio i bilanci.
TAGLI ORIZZONTALI
Enti culturali e teatri stabili non saranno più soggetti ai tagli orizzontali su pubblicità e tournée previste dalla spending review.
DONAZIONI
Le donazioni dei privati a favore della cultura saranno agevolate. Quelle fino a 5 mila euro, per esempio, non avranno più oneri a carico di chi la effettua. E di esse verrà data piena pubblicità.

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