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“Stalking, nell’abisso delle 10mila denunce”, di Adriana Comaschi

Il Viminale ha appena diffuso i dati sui femminicidi (è donna il 30% delle vitti- me) e sulle denunce per stalking nell’ultimo anno (quasi 10mila), e già la cronaca incalza le statistiche, le sopravanza. In un crescendo che forse sollecita qualche riflessione sull’operatività dell’ultimo decreto del governo in materia, che la Camera – presente la presidente Laura Boldrini – incardinerà a breve, martedì 20, con immancabile polemica del Movimento 5 stelle («è un mero adempimento, nessuna riapertura dei lavori, si convochi invece la capogruppo» attacca Roberto Fico). «Bene la diffusione dei dati da parte del ministero – osserva ad esempio Angela Romanin della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna – ma dobbiamo chiederci cosa succede dopo le denunce».
Solo nelle ultime ore si registrano tre storie di ‘ordinaria’ violenza contro le donne – mentre a Genova viene indagato l’ex marito della donna sfregiata con l’acido lunedì. A Napoli finisce a Poggioreale Gianfranco Masullo, 41 anni, per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Una richiesta di aiuto al 112 mette fine – fino a quando? – a una violenza domestica sistematica, i carabinieri lo trovano che sta infierendo sulla moglie a calci e pugni davanti ai figli di 5 e 9 anni: inutilmente, in lacrime, lo imploravano di fermarsi. La donna, 34 anni, riporta un trauma cranico e contusioni al volto e a una spalla. Le indagini chiariscono che subìva maltrattamenti da oltre due anni. Anche in presenza dei due minori, un’aggravante secondo il recente decreto.
Manette anche per Stefano Alvaro, 23enne incensurato di Laureana di Borrello, in provincia di Reggio Calabria. Il tribunale di Palmi lo accusa di stalking e tentato omicidio della sua ex, ventenne, e dell’attuale fidanzato di lei, 24 anni. Una prima volta a febbraio, quando cerca di investire il ragazzo che però riesce a scansare l’auto lanciata verso di lui. E ancora il 16 giugno, quando addirittura dopo averlo centrato l’aggressore scende dalla macchina per prender- lo a calci. In mezzo, per la giovane coppia sono mesi di terrore tra molestie e pedinamenti, di abitudini e orari stravolti. Viene messo ai domiciliari, a Verona, un uomo di 54 anni. A gennaio era già stato arrestato per avere sfondato la porta di casa della ex compagna. Gli era stato interdetto l’avvicinamento ai luoghi che lei frequenta, perché ritenuto responsabile di averla minacciata di morte e schiaffeggiata, fino a farla fini- re al Pronto soccorso. Ora il nuovo intervento delle forze dell’ordine.
E un bilancio della loro attività in relazione a crimini contro le donne arriva a Ferragosto dal ministro Angelino Alfano. In un anno, in Italia, un terzo de- gli omicidi vede come vittime ‘l’altra metà del cielo’. Ma la percentuale sale all’83% se si considerano solo i delitti commessi dal partner (45), al 100% quando l’assassino è l’ex compagno. E ancora: 38.142 le denunce presentate da quando nel 2009 è stato introdotto il reato di stalking, con una media di 9.500 l’anno, sono 9.116 tra il primo
agosto 2012 e fine luglio 2013. Il 77% di queste porta la firma di una donna.
OLTRE LA DENUNCIA
I numeri però non dicono tutto. E se la strada della trasparenza imboccata dal Viminale non può che essere apprezzata, chi da anni è in prima linea nell’assistenza delle donne maltrattate ricorda che l’impegno arriva comunque in ritardo rispetto ad altri paesi europei. «Un numero di denunce così elevato solleva un interrogativo – notano allora dalla Casa delle donne di Bologna -, e cioè quante di queste hanno seguito, e di che tipo». Se insomma davvero il sistema nel suo complesso riesca a farsene carico, «quali sono i tempi processuali, dopo quanti anni si arriva a una condanna». Basta pensare all’atto d’accusa della figlia di Antonella Russo, ammazzata a colpi di lupara dall’ex marito sotto gli occhi del loro bimbo di 4 anni: a ucciderla sono state anche le istituzioni, per le tante denunce ai carabinieri rimaste senza seguito fino all’epilogo di sangue, preannunciato più volte dall’uomo in famiglia.
C’è insomma «un limite, in un approccio solo sul versante penale, come quello su cui agisce anche il recente decreto sul femicidio». Nel caso di atteggiamenti persecutori, ad esempio, «il problema è che quando le forze dell’or- dine intervengono si dovrebbe fare una valutazione del rischio. Alcuni autori di stalking infatti possono non essere pericolosi, e per loro può bastare un ammonimento del questore su possibili conseguenze penali». Così magari da liberare energie per i casi più gravi. Anche sul fronte della raccolta dati occorrerebbe una marcia in più. «I numeri forniti dal ministero degli Interni sui femminicidi sono discontinui, gli ultimi li hanno diffusi nel 2008 mentre in seguito sono arrivati piuttosto dalle singole Procure. E sono difficilmente comparabili, perché non è chiaro con che criteri vengano selezionati. Anche per questo da anni i Centri antiviolenza sul territorio chiedono a gran voce la nascita di un unico Osservatorio sulla violenza di genere, impegnato proprio in questo censimento. Era uno dei punti del Piano nazionale contro la violenza di genere, previsto dall’allora ministro Mara Carfagna – tutti i paesi Ue ne sono dotati -, poi rimasto lettera morta». Molto insomma rimane da fare, per chi voglia affrontare le aggressioni contro le donne «come un problema complesso, che richiede la collaborazione tra diversi punti di vista: legale, ma anche culturale ed economico».